Secondo gli esperti, “la Fifa potrà essere chiamata a rispondere di omicidio colposo aziendale. Infantino sa già quanti lavoratori moriranno”
La Fifa dovrebbe annunciare a breve dove si giocheranno i Mondiali del 2030 e del 2034. Lo farà l’11 dicembre in uno “straordinario congresso virtuale”. Scrive il Guardian: “Favoriti: Arabia Saudita. Preselezionati: Arabia Saudita. Cavalli oscuri: Arabia Saudita. Sponsor principale della Fifa: Arabia Saudita. Unica offerta non eliminata da un crescente senso di inevitabilità: Arabia Saudita”.
Con queste promesse, Barney Ronay si lancia una analisi molto ben argomentata sul problema etico di fondo. Che non è solo etico, ma potrebbe diventare giudiziario. Ovvero: la Fifa potrebbe dover rispondere prima o poi di omicidio colposo aziendale.
E si chiede, anzi lo chiede agli esperti di diritto internazionale: “Il mondo potrebbe essere stato spinto in uno stato di apatia. Ma in quale misura, se ce n’è una, abbiamo qui gli elementi di un vero reato legale, penale o civile?”
“Lunedì, Amnesty International ha pubblicato High Stakes Bids, un rapporto in cui si conclude che l’organizzazione del torneo del 2034 in Arabia Saudita dovrebbe essere immediatamente interrotta per evitare abusi e decessi che sembrano inevitabili con le attuali prassi. Due settimane fa, FairSquare ha pubblicato il suo studio completo sulle attività della Fifa, concludendo che l’organismo di governo del calcio sta giocando un ruolo in “una vasta gamma di danni sociali, non ultimi gravissimi e sistematici abusi dei diritti umani”. O in altre parole, che la Fifa non è solo confusa e fuorviata, ma una fonte attiva di danno, che le persone sono di fatto oppresse, schiavizzate e uccise in suo nome”.
“Non è un segreto che ci sia un senso generale di deriva attorno a queste questioni, una convinzione che non si possa fare nulla, nonostante le prove concrete e viscerali dei probabili esiti”.
Sono 21.000 i lavoratori nepalesi, bengalesi e indiani che si dice siano morti dall’avvio del programma Vision 2030 nell’aprile 2016, “un processo che difficilmente potrà essere fermato dal via libera della Coppa del Mondo”.
“Infantino ha sia il controllo esecutivo che la piena conoscenza delle possibili conseguenze. Questo non è un dirottamento. È invece un processo ponderato e gestito. Lasciate che sponsorizziamo la costruzione del vostro stato di svago intransigente. Lasciate che prendiamo le ricompense, che ci nutriamo di sofferenza in bella vista, mentre fingiamo a un livello quasi satirico che è tutto per amore del gioco, che è per i bambini”.
“Questo – continua Ronay – sarà sicuramente l’atto più miserabile, sanguinoso e dannoso nella storia dello sport organizzato a livello mondiale. Se non causare morte fosse il tuo punto di partenza, il tuo unico non negoziabile, l’Arabia Saudita non sarebbe nemmeno sul tavolo dei candidati. E tuttavia Infantino sembra aver cercato attivamente questo risultato, allineando la sua Fifa con la potenza carbonica più spietatamente ambiziosa del mondo; e di conseguenza prendendo decisioni che, si può supporre, causeranno morte e sofferenza dimostrabili“.
“Questo è un fallimento strutturale, frutto dello stile di governo ridicolo e antiquato dell’uomo di Del Monte della Fifa. È anche il risultato di decisioni prese da una cerchia molto ristretta di persone”. “Infantino rimane, come scrive Miguel Delaney in States of Play, “un uomo più o meno a caso” elevato a una posizione di potere ridicolmente esagerato senza supervisione”.
E allora ecco cosa ne pensano gli esperti. Hugh Southey KC, avvocato per i diritti umani presso Matrix Chambers, afferma che, sebbene i rischi di un’azione penale praticabile siano “molto bassi”, le questioni sollevate “dovrebbero essere una preoccupazione legittima per la Fifa”. “Deve esserci una grave violazione del dovere di diligenza. Questa è una soglia elevata. Tuttavia, in questo caso si potrebbe sostenere che la soglia è stata superata perché ci sono così tante bandiere rosse che sono state ignorate. Potrebbero esserci problemi di causalità; ad esempio, potrebbe essere necessario per un pubblico ministero dimostrare che l’Arabia Saudita non avrebbe ottenuto la Coppa del Mondo senza le mancanze della Fifa. Ci saranno anche problemi di giurisdizione”.
Insomma “la prospettiva resta molto lontana”. Ma il Guardian scrive di puntini che aspettano solo di essere uniti. Come dice Stephen Cockburn di Amnesty International: “La Fifa sa che i lavoratori moriranno probabilmente se consegneranno la Coppa del Mondo all’Arabia Saudita senza mettere in atto le dovute protezioni. Non potranno mai dire di non essere stati avvisati, non potranno mai dire di non aver avuto la possibilità di impedirlo“.
“L’Arabia Saudita – conclude Ronay – rimarrà invulnerabile alle pressioni politiche a causa del suo potere sul carbonio e della sua struttura dittatoriale. Ma è sempre fondamentale ricordare che la Fifa non si è guadagnata il suo potere e non ha giustificazioni per esercitare la sua mano libera brutalmente punitiva. E oltre a questo, che la Coppa del Mondo non è solo una questione della Fifa, che tutte le federazioni nazionali hanno responsabilità in materia di diritti umani; e che ogni voto per questo risultato è una croce tracciata nel sangue di coloro che la costruiranno“.