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Il dramma di Del Potro: «Non c’è giorno senza dolore, la mia vita è un incubo, i medici mi hanno fatto di tutto»

“Mi hanno infiltrato, prelevato il sangue, bruciato i nervi, bloccato i tendini… prendo 8 pillole al giorno. Non ne posso più”

Il dramma di Del Potro: «Non c’è giorno senza dolore, la mia vita è un incubo, i medici mi hanno fatto di tutto»
Roma 20/05/2017 - Internazionali BNL d'Italia / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Juan Martin Del Potro

Non c’è giorno che Juan Martín Del Potro non soffra. L’ormai ex grande tennista argentino ha pubblicato un video su Instagram in cui racconta l’incubo dei suoi infortuni negli ultimi anni. Il prossimo 1 dicembre dirà addio al tennis ufficialmente con un’esibizione con Novak Djokovic a Buenos Aires.

In realtà aveva già detto addio nel torneo di Buenos Aires del 2022 dopo aver perso contro Delbonis. “Quando ho giocato l’ultima partita con Delbonis la gente non lo sapeva e non l’ho mai detto, ma il giorno dopo ho preso un aereo per la Svizzera e mi sono operato di nuovo al ginocchio. Questo è stato il mio quinto intervento chirurgico. Da allora in poi non ho più reso pubblici i miei interventi perché nella conferenza stampa prima del match con Federico avevo detto che forse sarebbe stato il mio ultimo match. Lì ho trovato un po’ di pace e ho rotto con qualcosa che mi accadeva costantemente, ovvero “Delpo, quando giochi di nuovo?” Quando ti rivedremo in torneo?’. Non ne potevo più a causa del dolore alle gambe. Pensavo di doverlo fare a basso profilo, in segreto”.

 

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“Sono andato in Svizzera, sono stato lì due mesi, rinchiuso in una cittadina vicino Basilea, mi hanno operato, ho fatto la riabilitazione e non ha funzionato e dopo due mesi e mezzo mi hanno detto ‘dobbiamo operarti di nuovo‘. La sesta operazione. Poi sono andato negli Stati Uniti, ho continuato con la riabilitazione e tra un intervento e l’altro ho provato le cure. Devo aver avuto più di 100 iniezioni nella gamba, nell’anca e nella schiena. Mi hanno infiltrato, mi hanno prelevato il sangue, mi hanno analizzato, mi hanno bruciato i nervi, mi hanno bloccato i tendini… È una sofferenza che provo quotidianamente. Arrivo così da quell’ultimo giorno con Federico ad oggi, contando i due anni precedenti al giorno del mio infortunio. Non ho più voglia di giocare perché il mio corpo non lo permette”.

Un incubo senza fine: “Quando sono stato operato per la prima volta, il medico mi ha detto: ‘Tra tre mesi giocherai di nuovo’. Era il 2019 e mi sono iscritto ai tornei di Stoccolma, Basilea e Parigi perché il medico mi ha detto che potevo giocare bene. E da quel primo intervento fino ad oggi non sono mai riuscito a salire una scala senza dolore. Durante un viaggio a Tandil devo fermarmi a metà strada per sgranchirmi le gambe. Mi fanno male le gambe tante volte quando dormo, quando mi giro su un fianco mi sveglio. Questo è un incubo senza fine e ogni giorno cerco una soluzione, cerco medici, alternative e ancora non riesco a trovarli. Tutto è iniziato con quella prima operazione, e ogni volta che ci penso mi emoziono, perché mi sento arrabbiato, angosciato, impotente, ma non posso cambiare niente”.

“La mia vita quotidiana non è quello che voglio. Era un ragazzo molto attivo a cui piaceva molto fare sport, non solo giocare a tennis, e all’improvviso ti invitano a giocare a calcio e io sono quello che porta il compagno e si siede fuori, oppure vanno a giocare a paddle e io registro i video, e per me è terribile. A livello sportivo mi hanno tolto la speranza di fare quello che mi è sempre piaciuto fare, ovvero giocare a tennis. È molto difficile dover ‘occuparsi’ di tutto 24 ore su 24, è molto complicato e ci sono momenti in cui non ne ho più voglia. La questione delle gambe mi consuma molto, mi consuma emotivamente, perché non solo cerco di migliorare, ma soffro anche ogni giorno. Mi alzo e prendo dalle 6 alle 8 pillole: un protettore gastrico, un antinfiammatorio, un analgesico, una per l’infiammazione, una per l’ansia… Mi dicono di dimagrire ma il farmaco mi fa ingrassare, non mangiare zucchero né farina… Cosa c’entra con il ginocchio? Pesavo 95 chili e mi faceva male salire le scale”.

“Una cosa sono gli infortuni, che per un atleta sono la cosa più complicata, un’altra è il dolore emotivo. Ero forte ma alla fine mi rendo conto di non essere così forte. Perché con il ginocchio mi sento come se mi avesse battuto. Mi sono operato otto volte con medici di tutto il mondo, spendendo una fortuna. Ogni volta che mi facevano l’anestesia sentivo che l’operazione stava andando bene e che non mi avrebbe fatto più male e che avrei fatto il giro della diga di Tandil senza dolore e dopo 2-3 mesi ho chiamato di nuovo il medico per dirgli: ‘Non ha funzionato, sono lo stesso di sempre'”.

“Mi hanno messo un ago di 30-40 centimetri in mezzo al femore per bloccarmi i nervi senza anestesia perché il medico doveva sapere se funzionava o no. E io urlavo e saltavo sulla barella. Pensi che il problema sia psicologico, non sai perché sei coinvolto in questa cosa e, a volte, non ce la fai più. È terribile perché ho medici che mi dicono “mettiti una protesi e smettila di fare cazzate”. E io dico: ‘Va bene, cosa mi garantisce la protesi?’ Mi dicono che avrò una qualità di vita migliore. Ed è quello che cerco, correre, giocare a tennis o fare una partita con i miei amici. Ma poi arriva qualcun altro e mi dice che sono troppo giovane per la protesi. Aspetta di compiere 50 anni. E io dico: da quando ho 31 anni non corro, non salgo le scale, non posso calciare un pallone, non gioco più a tennis… avrò 15 anni della mia vita così, a 50 potrò mettermi una protesi e vivere più o meno bene a 60? Mi dicono: questi sono gli scenari, decidi tu. E perché devo prendere questa decisione se il medico sei tu, che qualche tempo fa mi hai detto ‘hai questo infortunio, fai questo’ ed ero così convinto. Perché devo decidere adesso? Spero che un giorno finisca perché voglio vivere senza dolore”.

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