«Non abbiamo uno sponsor di maglia, la società non difende il proprio marchio. Perché mandiamo via Pogba? Al J-museum ci dovrebbe essere la gigantografia di Allegri»
La Juventus è un club spaccato a metà. Da un lato la dirigenza guidata dal presidente Ferrero, ligio alle direttive della proprietà. Chiamato a sostituire il fu presidente juventino Agnelli e a riparare ai suoi errori. Via dalla Superlega, risanamento dei conti e niente più lotte contro Uefa, arbitri e altri nemici immaginari. Dall’altro i piccoli azionisti tifosi. Una distanza abissale tra la faccia della Juventus e il retrobottega dove i piccoli azionisti vogliono un club con l’elmetto in testa. E l’assemblea degli azionisti che si è tenuta oggi ne è la piena dimostrazione.
Grazie a Calcio & Finanza, infatti, è possibile leggere alcune “stravaganti” dichiarazioni dei piccoli azionisti che dimostrano come le parole di Kolarov sono sempre attuali. «I tifosi non capiscono di calcio», in questo caso si tratta di come si gestisce un club di calcio, quale sia la politica, la dialettica, le priorità. Insomma, in generale, i tifosi non capiscono…
I piccoli azionisti tifosi della Juventus che vogliono un club con l’elmetto in testa
Se poi sono azionisti del club, il rischio di combinare danni è alto. C’è chi chiede alla dirigenza di alzare la voce perché ha un dubbio: «Voi siete convinti che la Marotta League sia un campionato regolare?».
C’è chi, come l’azionista Salvatore Cozzolino, critica l’operato della Juventus sul tema della comunicazione e del brand. «Con 180 milioni di follower non abbiamo uno sponsor di maglia, perché noi abbiamo la reputazione di una società che non difende il proprio marchio mai. Sia dal punto di vista sportivo, sia da quello giudiziario. O i 180 milioni di follower sono fantasmi, oppure il nostro brand vale. Spiegateci perché non riusciamo a trovarlo».
Altri spingono sulla Superlega. «E mi raccomando, tenete d’occhio la Superlega. C’è una sentenza che dice che si può fare e i dirigenti degli altri club sono già pronti a saltare sul carro. Se non ci fossimo noi diventerebbe il carro più importante per i media», ha aggiunto. Eppure Ferrero è stato abbastanza chiaro.
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Altri ancora come Luca Rivoira hanno una strategia infallibile per difendere il brand. È la strategia “Ecce Bombo”, “mi si nota di più se vengo e me no in disparte o se non vengo per niente”. E infatti ha rimarcato la scarsa «difesa del brand, come strumento potremmo usare il silenzio stampa, come difesa light».
Paul Pogba è un’altra questione spinosa. I piccoli azionisti-tifosi vogliono “sfruttarla”. «Pogba ha detto di essere disposto a ridursi lo stipendio per giocare da noi. Io proporrei di prendere le sue parole letteralmente, farlo giocare fino a giugno e poi magari provare a venderlo creando una plusvalenza interessante come accaduto con lo stesso Pogba anni fa».
E parlando di passato, c’è anche chi non dimentica Allegri e vorrebbe una sua gigantografia al J-museum.
Piccolo azionista in assemblea #Juve: al J-museum ci dovrebbe essere la gigantografia di #Allegri ma non accadrà, l’avete lasciato solo e qualcuno ha tramato contro di lui
— Massimiliano Nerozzi (@MaxNerozzi) November 7, 2024
Ciò che non passa mai di moda è il sentimento di costante assedio percepito. E infatti, Pierangelo Carnevali in assemblea ha preso la parola e ha accusato il club: «non ci state difendendo in tv e sui giornali».