Il Corsport: L’ossessione per la vittoria ha prodotto danni, oltre 900 milioni di perdite. La Juve non è più il giocattolo di famiglia
Juventus, pareggiare il bilancio sarà l’unica cosa che conta. È finita un’epoca, i tifosi lo accettino
Alla Juventus è finita un’epoca, si è entrati in piena normalizzazione. Lo scrive perfettamente Alessandro Giudice sul Corriere dello Sport. Che parte dalla perdita di 200 milioni in bilancio.
La perdita sfiora i 200 milioni anche a causa di una stagione senza coppe oltre che di eventi non ricorrenti come la buonuscita di Allegri, il lodo Ronaldo e le svalutazioni di Chiesa e Pogba.
Lo squilibrio costi-ricavi resta tuttavia pesante e il ritorno in Europa, riconquistata grazie ai risultati della scorsa stagione, non basta da solo a riequilibrare i conti della Juve che avrebbe chiuso in perdita anche senza la squalifica. L’obiettivo sembra finalmente condiviso ponendo una svolta culturale: “l’unica cosa che conta” non sarà vincere ma pareggiare i conti.
Alla Juventus l’ossessione per la vittoria ha prodotto danni per oltre 900 milioni
Scrive Giudice che
L’ossessione per la vittoria ha prodotto danni, cristallizzati in oltre 900 milioni di perdite coperte dagli azionisti. Una politica che il club non può più permettersi per due motivi: il settlement agreement e le proporzioni abnormi (anche per Exor) delle perdite. La Juve non è più il giocattolo di famiglia, ma un’azienda collocata nel perimetro di un gruppo quotato, su cui la crisi dell’auto potrebbe pesare, rendendo meno accettabile l’impiego di altre centinaia di milioni nel calcio.
E ancora:
Le perdite attuali sono figlie di un quinquennio senza misura.
Per crescere, la Juve dovrà produrre ricavi (come tutti) perché difficilmente arriverà il solito assegno dell’azionista. Si volterà pagina e ciò chiamerà a una rivoluzione culturale anche i tifosi che dovranno accettare la “normalizzazione” della Juventus.