Il comunicato dopo lo striscione “Free Palestine”: “Nessun aiuto o compiacenza dal club. L’abbiamo creato in una palestra della periferia parigina”
Lo striscione “Free Palestine” esposto dalla curva del Psg in occasione della partita di Champions al Parco dei Principi contro l’Atletico Madrid ha creato un putiferio mediatico e politico. Prima è intervenuto il ministro dell’interno francese annunciando sanzioni. Il direttore generale del club, Victoriano Melero, così come il presidente del Fff, Philippe Diallo, saranno convocati nei prossimi giorni al Ministero degli Interni. Poi un portavoce della Uefa ha smentito il ministro. A scanso di equivoci, il tifo organizzato del Psg ha voluto dire la sua attraverso un comunicato.
La Curva del Psg: «Nessun aiuto o compiacenza dal club»
Il Collectif Ultras Paris con un comunicato diffuso in prima serata sui propri social network ha cercato di spegnere le polemiche:
“A seguito delle varie polemiche per quanto riguarda la coreografia sugli spalti di ieri sera, sono necessarie alcune precisazioni da parte nostra: in nessun caso questo tifo ha voluto trasmettere un messaggio di odio, anzi, il messaggio che l’ha accompagnato è esplicito ed è un appello alla pace tra popoli. In nessun caso abbiamo avuto bisogno dell’aiuto o della compiacenza del nostro club per la coreografia. Tutto si è svolto in una palestra della periferia parigina“.
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Nessuna sanzione dalla Uefa per lo striscione “Free Palestine”: «Non è provocatorio o offensivo»
La Uefa ha deciso di non dare sanzioni al Psg per lo striscione “Free Palestine” esposto ieri al Parco dei Principi durante il match contro l’Atletico Madrid. Rmc Sport riporta le parole del portavoce Uefa:
«Non ci sarà alcuna sanzione disciplinare dal momento che lo striscione srotolato non può essere considerato provocatorio o offensivo in questo caso specifico».
L’articolo 16.4 del regolamento disciplinare dell’organismo europeo consente di punire “qualsiasi messaggio provocatorio inadatto a un evento sportivo”, in particolare “qualsiasi messaggio provocatorio di natura politica, ideologica, religiosa o offensiva”. Pertanto, non vieta tutti gli appelli politici nelle sedi calcistiche, ma solo quelli ritenuti “provocatori” o offensivi, un criterio applicato ad esempio agli striscioni e ai cori omofobi.