So Foot fa incontrare un ex giocatore omosessuale e un tifoso del Psg. «Le parole fanno male». «Lo so, per questo insultiamo le persone»
In Francia hanno un problema di cori omofobi negli stadi. I cori al Parco dei Principi contro Rabiot sono solo la punta dell’iceberg. So Foot ha pensato di sensibilizzare l’opinione pubblica mettendo a confronto Yoann Lemaire, uno dei primi calciatori a rivelare la sua omosessualità nel 2003 e fondatore dell’associazione Foot Ensemble, e Tion, tifoso del Psg dall’inizio degli anni ’90. Senza condividere sempre la stessa opinione, hanno affrontato insieme la questione dell’omofobia allo stadio, la responsabilità dei diversi attori, ma anche le sanzioni richieste e le soluzioni da attuare.
Dopo pochi minuti, subito la giustificazione standard da parte del tifoso che si può riassumere nella frase “lo stadio è zona franca”:
«Quando canto al Parco dei Principi, so che è una canzone offensiva, che ha una parte omofobica, che quindi la rende una canzone omofobica. Ma in uno stadio, tutto ciò che fa la differenza con l’avversario può essere oggetto di scherno. Dico spesso che lo stadio ha le sue ragioni che la ragione ignora. Quando vado lì, so quali sono i codici. Ci sono cose che non si direbbero altrove e che si possono dire lì. Ciò che dobbiamo fare è dire alle persone coinvolte che le persone lo stanno facendo all’interno della struttura dello stadio».
Basta cori omofobi allo stadio: confronto tra un ex calciatore omosessuale e un tifoso del Psg
Yoann prova a fargli cambiare prospettiva: «Spesso si va oltre la rivalità. È anche la cultura della provocazione, perfino dell’umiliazione. Se insultiamo l’altro, si scelgono i termini. Non è solo per prenderlo in giro, è violenza…».
Il tifoso, in generale, si sa, non ha ragione con mente pacata e serena. Soprattutto nei casi descritti dal tifoso del Psg:
«Immaginiamo, siamo all’85’, aspetto questa partita da sei mesi, subisco un gol… e devo mostrare finezza? L’ossigeno nel mio cervello è al minimo! Capisco il lato irrazionale di tutti ma quando, nella mia piccola passione, implodo perché è una sconfitta di troppo, non chiedetemi di essere gentile!».
Lemaire fa notare che le parole possono fare davvero male. Posso portare a conseguenze irreparabili.
I ragazzi si suicidano a 14 anni perché sottoposti a commenti omofobici. Le parole uccidono.
«So che le parole fanno male. Ed è per questo che insultiamo le persone – risponde il tifoso – Ricevere un insulto può ferire nel profondo dell’anima e creare una ferita aperta per sempre. Ma prendere una bottigliata in faccia fa più male. Quando ti sbatto qualcosa in faccia, difficilmente posso dirti che non lo pensavo davvero. Con rabbia, se ti chiamo frocio, posso dirti che la mia intenzione non era quella di farti del male».
Entrambi sono d’accordo sull’inefficacia delle misure per contrastare questi episodi. Yoann è contrario all’interruzione delle partite. Tion, il tifoso, amplia il ragionamento:
«Se la mia squadra sta perdendo 4-0 e la partita viene interrotta, perdo 3-0 sul tappeto verde. Andiamo a fare 15 minuti di cori omofobi allo stadio lo stesso. Lo stesso vale per la chiusura delle curve. La chiudono e il fine settimana successivo si ricomincia».
Polizia sugli spalti? «Dire che metteremo in tribuna agenti di polizia in borghese è un altro trucco dei nostri politici. I loro straordinari non vengono pagati e li aggiungeranno al loro carico di lavoro? Non dico che non sia una buona idea, ma l’ipocrisia è dire poi che non ci sono mezzi», obietta il tifoso.
«L’idea peggiore – continua – filmare i tifosi omofobi. Non hai nemmeno bisogno del capo per cantare. Prima della partita basta un sms per dire che al 25′ inizierà il coro. Tutti si mettono la sciarpa sopra il naso, il capo incrocerà le braccia senza muoversi, tutta la curva canta, ma l’identificazione sarà impossibile».
Per non parlare dei posti assegnati attraverso nominativo. Lemaire è piuttosto chiaro: «È una stronzata». Tion precisa: «Qualsiasi azione volta a penalizzare, vietare, chiudere sarà controproducente. Qualunque sia la parte che difendiamo, arriviamo tutti alla conclusione che l’idea peggiore è stata proposta dai politici».