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La Francia riporta l’Italia sulla terra, addio alle chiacchiere oniriche sul calcio tridimensionale di Spalletti

Il Corsera. È probabile che la squadra si sia rilassata mentalmente. La Nazionale, senza mezzo fuoriclasse, deve vivere di furia e ferocia

La Francia riporta l’Italia sulla terra, addio alle chiacchiere oniriche sul calcio tridimensionale di Spalletti
Mg Milano 17/11/2024 - Nations League / Italia-Francia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Nicolo’ Barella

La Francia riporta l’Italia sulla terra, addio alle chiacchiere oniriche sul calcio tridimensionale di Spalletti

La sconfitta dell’Italia per 1-3 contro la Francia (priva di Mbappè) riporta la Nazionale sulla terra. L’Italia si qualifica ai quarti di Nations League ma come seconda. Italia-Francia nelle parole di Fabrizio Roncone del Corriere della Sera.

Non si capisce se un po’ appagati dai complimenti ricevuti dopo le ultime partite, o se soltanto stanchi (il c.t. non se ne era accorto?), giochiamo un calcio lento, cerchiamo un palleggio complicato: siamo imprecisi, non chiudiamo triangolazioni elementari. Male Locatelli. Nel giropalla si fa trovare quasi sempre al posto sbagliato. E poi gioca a quattro, cinque tocchi. Va detto che il ruoto del play, del volante, non è il suo. Non ha proprio i tempi. Locatelli è una mezzala. Così succede che Barella arretri al punto di trovarsi ad impostare: non esiste. Retegui molto solo: ancora non l’ha mai strusciata. Maluccio pure Frattesi e Tonali.

La Francia ci aiuta a capire i nostri limiti

Cosa sta succedendo? È probabile che la squadra si sia rilassata mentalmente. La qualificazione già ottenuta, una serie di belle prestazioni, qualche chiacchiera onirica sul nostro calcio «tridimensionale», e quella certa, diffusa euforia. È molto umano, rilassarsi, ma rischioso. Anche perché questa Nazionale, così com’è, senza mezzo fuoriclasse, deve vivere di furia e ferocia, deve tenersi addosso la rabbia di chi è costretto ad aiutarsi, a sporcarsi, a lottare sempre anche per prendersi un centimetro di campo.

La Francia ci sta aiutando a capire i nostri limiti. Che c’erano, ovviamente, e ci sono. Tra l’altro, ne abbiamo uno che, con la classe, con il talento, non c’entra nulla: perché anche il terzo gol lo prendiamo su calcio da fermo. Ed è ancora Rabiot, e sempre di testa. Non si può: quando il pallone scende nell’area è necessario che la squadra sia più reattiva, tesa, e non possono star lì a chiedersi chi va su chi, chi se lo prende Rabiot.

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