Il quotidiano francese ha evidenziato i limiti del tecnico asturiano, a partire dalla costruzione del gioco. Nonostante i tanti errori, la guida del Psg non sente minato il suo posto
Le Parisien ha sollevato ancora dubbi su Luis Enrique visto il crollo della squadra del Paris Saint-Germain. La disfatta dei parigini contro il Bayern Monaco è diventata un vero caso. Dopo un anno dal suo arrivo continuano i tanti interrogativi che riguardano le sue scelte forti ma “infruttuose”.
Ecco cosa ha scritto il quotidiano francese:
La domanda che si pone è soprattutto se sappia dove stia andando:
“È ovvio che il piano scelto per sfidare il Bayern non ha funzionato affatto. Mentre di solito si avvicina agli incontri con la ferma intenzione di controllare la partita, lo spagnolo ha dato piuttosto l’impressione di essere arrivato per limitare i danni. Privato di palla, il suo centrocampista è stato notevolmente dominato anche se i profili scelti dovrebbero permettergli di avere un minimo di controllo. Il suo cambio tattico non ha avuto l’effetto sperato e quello che è emerso da questa serata è stato un modo di brancolare piuttosto insolito per un allenatore con le idee fisse. Luis Enrique comincerebbe a navigare a vista? Questo non è il tipo di casa. “La società ha piena fiducia nelle scelte dell’allenatore“, ricordiamo internamente. Lo spagnolo continuerà a innovare, sperimentare, sorprendere, mantenendo una rotta chiara: far avanzare la sua squadra e mantenere un alto grado di competitività. «Quello che succede in queste grandi partite mi permette di vedere quali giocatori stanno giocando bene, quali stanno calando di livello, chi sta facendo progressi», ha ammesso, lasciando intendere che verranno apportate delle correzioni. Il ritorno di Gonçalo Ramos darà anche un po’ più di visibilità sulle sue intenzioni offensive e ci illuminerà sulla sua visione del numero 9, posizione in cui i suoi numerosi tentativi si sono rivelati infruttuosi in Europa“.
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Dove ha sbagliato Luis Enrique?
Luis Enrique sta chiedendo troppo ai suoi giocatori? Scrive Le Parisien:
“In Baviera, Luis Enrique ha tentato un improbabile “kamoulox” con un nuovo portiere, un cambio di sistema, un nuovo ruolo per alcuni – Nuno Mendes, João Neves – niente più falsi 9 perché niente più nove. Non ha voluto cambiare, ha capovolto tutto e i suoi detrattori diranno che così ha distrutto tutto. Per una squadra così giovane senza grande esperienza in grandi eventi, la perdita di orientamento potrebbe essere sembrata gigantesca. Del resto Parigi non sembrava mai a suo agio, come paralizzata dalla digestione di tutte le nuove istruzioni da digerire. Ammette implicitamente che esistono esperimenti e chiaramente che ne trarrà delle conclusioni. Ancora una volta è la dose a sollevare interrogativi sulla partita dell’Allianz Arena con il festival che ha presentato alla sua troupe. Neves è passato, venerdì sera contro il Tolosa, da centrocampista e terzino sinistro da un periodo all’altro a trequartista in falso 10 a Monaco alle spalle di Ousmane Dembélé e Bradley Barcola.
Richiede maturità tattica da parte dei principianti ai massimi livelli dove in passato giocatori esperti, come Philippe Lahm al Bayern o John Stones al Manchester City, hanno “cambiato” posizione sotto la guida del proprio allenatore con la dovuta facilità alla loro esperienza. In questo ambito, Achraf Hakimi, 26 anni, di solito gode di un ruolo ibrido di terzino-centrocampista-attaccante perché il marocchino è uno dei giocatori con più presenze al PSG“.
Sulla costruzione della squadra:
“I ripetuti fallimenti hanno evidenziato un punto innegabile: i limiti di questa squadra e la sua traballante costruzione. Oggi al Paris mancano giocatori di talento ed esperienza, ma lo ha voluto ed è una scelta assunta dalla dirigenza sportiva e da Luis Enrique, coinvolto nel processo di reclutamento. Gli acquisti di Matvey Safonov, Willian Pacho, Joao Neves e Bradley Barcola, titolari. Monaco, sono state tutte convalidate dallo spagnolo, che ha quindi deciso di affidarsi ad un gruppo ringiovanito e senza molti riferimenti nel panorama europeo. Questa strategia dovrebbe permettere a queste diverse prospettive di crescere – come Désiré Doué – insieme al progetto parigino, con i rischi che ciò comporta nel breve termine.
Questa squadra ha carenze in termini di livello di gioco, carattere e affidabilità nei ruoli chiave, tra i portieri e in attacco, che, allo stato attuale, non le permettono di competere con le maggiori squadre europee. Qualche ritocco non guasterebbe, ma è difficile in queste condizioni vedere lo spagnolo lamentarsi dell’identità dei giocatori acquistati negli ultimi mesi. Il tecnico ha garantito questo progetto, in totale opposizione al precedente portato avanti dalle stelle e che non avrebbe mai accettato“.
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Nessuna minaccia per il tecnico spagnolo
Nonostante quanto detto finora dal giornale francese, Luis Enrique non si sentirebbe minacciato, anzi: “Non è così! Raramente un allenatore del PSG, nella sua storia moderna, ha beneficiato di un simile credito interno. Sono finiti i giorni in cui le battute d’arresto violente e mediatiche indebolivano l’allenatore in carica. Perché il progetto è cambiato, perché Luis Enrique è l’unica star e anche l’incarnazione principale“.