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“Matilde Lorenzi è morta per una spigolata, succede. L’archiviazione non è strana”. La versione di Procura e carabinieri

A La Stampa: «Guardate altri video del genere, le barriere c’erano, quella pista è usata da tutte le squadre di sci del mondo»

“Matilde Lorenzi è morta per una spigolata, succede. L’archiviazione non è strana”. La versione di Procura e carabinieri

“Matilde Lorenzi è morta per una spigolata, succede”. La versione dei carabinieri sulla giovane sciatrice

La Stampa continua a occuparsi del caso di Matilde Lorenzi la giovane sciatrice morta a vent’anni per una caduta. Il fascicolo è stato archiviato. Per i carabinieri e per la procura il caso è chiuso. Non per ex sciatori come Piero Gros e Paolo De Chiesa.

Ieri La Stampa ha sentito sia il procuratore facente funzioni di Bolzano sia il comando dei carabinieri.

Scrive La Stampa che è andata dal procuratore facente funzioni Axel Bisignano».

«Ho letto. Certo, che ho letto. Ho letto delle perplessità sollevate anche dal vostro giornale sulla nostra inchiesta. Ma quell’archiviazione si basa su un rapporto dettagliato dei carabinieri, con fotografie, testimonianze e rilievi. Il pm che ha seguito il caso non ha ravvisato ipotesi di reato».

«Non c’è niente di strano. Succede spesso, a Bolzano come nel resto d’Italia. Per esempio, quando una persona viene trovata morta sul letto di casa e la porta è chiusa dall’interno ed è chiaro che si sia trattato di un malore. Se non ci sono profili di reato, il pm dispone il nulla osta per l’archiviazione. Ora ci troviamo di fronte a una ragazza giovane, a una campionessa conosciuta, la sua morte ha colpito tutti e crea un’aspettativa diversa. Ma è solo questo che cambia. Non sono stati ravvisati profili di reato. C’è un registro apposito: modello 45. Purtroppo si è trattato di una disgrazia. Infatti, anche la famiglia non ha sollevato dubbi».

La Stampa incontra anche il comandante dei carabinieri.

Incontriamo il tenente colonnello Nicola Darida, comandante del reparto operativo di Bolzano e portavoce dell’Arma. «È stata una spigolata. Così si chiama in gergo sciistico», dice nel suo ufficio. «Guardate altri video di incidenti del genere. Succede quando il discesista, per un attimo, perde il controllo degli sci e questi si divaricano a V, proiettandolo in avanti. Solo che tutto questo è successo su una neve ghiacciata, alla fine di una discesa molto ripida e a fortissima velocità. Matilde Lorenzi è morta per i traumi riportati in quella caduta. Per il trauma cranico e toracico, come è stato confermato dai medici. È morta per la caduta in pista, non per il volo conseguente». Ma c’erano le barriere? «Certo che c’erano. Quella pista è usata da tutte le squadre di sci del mondo. Da lontano ognuno può dire quello che vuole, ma noi siamo andati lì. Abbiamo scattato le fotografie, abbiamo fatto i rilievi e abbiamo la testimonianza più importante, quella dell’allenatore che seguiva Matilde Lorenzi. Aveva la visuale libera: ha spiegato con precisione quello che è successo». Ci sono telecamere sulla pista? «Non in quel punto. Abbiamo immagini di parte della discesa, non quelle dell’incidente. Perché questo è stato, purtroppo: un caso di spigolata».

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