Meret è come Zoff ad Argentina 78, non vede da lontano. Rrahmani perfetto soldato. Addio al wokismo giochista: Kamala ha fatto la fine di Sarri
Le pagelle di Inter-Napoli 1-1, a cura di Fabrizio d’Esposito
MERET. Truci a San Siro. Il Napule anti-Biscione del generale salentino è resiliente e robusto, supremo indizio che il tracollo domestico con gli orobici ha temprato gli azzurri in barba alle ciucciuvettole del sovranismo partenopeo anti-contiano. Quasi tutti, a onor del vero. Ché il povero Meret conferma di avere inquietanti problemi di vista sui tiri da lontano, come il suo corregionale Zoff ai lontani mondiali del 1978, nell’Argentina dei militari. Dopo l’evitabile rete di Lookman sette giorni fa, ecco stasera la parabola dell’ottomano teutonico che pareggia ahinoi i conti al Meazza. Bastava opporre il pugno anziché la mano aperta, forse. Non solo. Il Napule fatica tanto a uscire e lui sbaglia rilanci su rilanci. Per fortuna che viene assistito da San Palo su quel tiro di Dimarco e soprattutto sul penalty del predetto turco tedesco – 5
DI LORENZO. Stasera si pugna senza sosta, secondo dopo secondo, e l’Eurocapitano è chiamato più a proteggere che ad attaccare – 6
RRAHMANI. Perfetto soldato della strategia contiana di contenimento contro l’attacco a due “T” dell’Inter, il Toro e Thuram. All’occorrenza scaraventa pure la palla in tribuna, eroico ed erotico gesto che sfregia il wokismo giochista (diciamolo pure: Kamala Harris ha fatto la fine di Maurizio Sarri). Perdipiù l’eroico ed erotico Amir stasera serve a Scott il Rosso la pelota dell’uno a zero – 7
BUONGIORNO. Il Corazziere Sabaudo è nato per partite come queste, laddove il Fosso di Helm deve resistere agli orchi nerazzurri. Buongiorno è il liberatore salvifico ed è anche l’azzurro che tocca più palloni, ben settantacinque – 7,5
OLIVERA. Per Mati l’uruguagio la battaglia di San Siro è l’habitat naturale per la sua garra autoctona, in particolare nei contrasti con Dumfries. Nel primo tempo, poi, la sinistra è la fascia più arata e Olivera spinge in avanti decine di palloni – 6,5
ANGUISSA. Come già con l’Atalanta, stasera gli avversari dirimpettai nella terra di mezzo toccano almeno venti, trenta palloni in più. Zambo è comunque pugnace, tuttavia sovente assomma un’inedita lentezza ai soliti errori negli appoggi – 6
GILMOUR. Non principia male Billy the Kilt, ma coi minuti la continua pressione interista lo manda in tilt menomando il Napule in fase di uscita. Addetto alla vigilanza del turco tedesco si trova altrove quando Calha uccella Meret. Conte decide di cambiarlo dopo un grave errore al 57’ – 5,5
LOBOTKA dal 59’. Trenta minuti per tornare e razionalizzare il caos bellico lì in mezzo – 6
MCTOMINAY. Scott il Rosso è la sinistra che vogliamo: lo scozzese è l’azzurro pù determinante per corsa e recuperi (errore a parte nell’ultima parte della gara). E segna pure – 7
POLITANO. La sua dedizione al contismo resiliente è sempre più generosa e commovente. La metamorfosi di Na-Politano è il manifesto del pragmatismo azzurro ancora primo in classifica – 6,5
NGONGE dall’84’. All’ultimo secondo inventa un assist magnifico per il Cholito redivivo – 6,5
LUKAKU. Nel primo tempo Lukakone Nostro, il grande ex fischiatissimo, riesce ad aprire spazi e orizzonti, indi si rintana nella sua solitudine triste e orfana di palloni – 5,5
SIMEONE dal 76’. Gol sfiorato o divorato, al 94’? – 6
KVARATSKHELIA. Anche il Che Kvara fa penitenza difensiva lì a sinistra mai dimenticando però la spinta propulsiva in avanti. Fa cose buone e meno buone e l’angolo che figlia il vantaggio azzurro è merito suo – 6
CONTE. Reduce dal mazziatone casalingo con l’Atalanta, il suo Napule si presenta a Milano con una praxis di stampo prussiano nella testa e nel corpo, laddove non c’è spazio per amnesie e mollezze varie. In terra meneghina gli azzurri si prendono quattro punti su sei in tre settimane e sono ancora solitari primi in classifica. Il voto è ancora più alto per due motivi. Il primo riconduce al realismo machiavellico dimostrato in settimana: l’Aurelio presidente trumpiano fa un inedito appello alla calma dopo le immotivate critiche post-orobiche e lui, Conte, precisa di non averlo letto ma che De Laurentiis è il capo assoluto. Andreottismo puro. Per la serie: il potere logora chi non ce l’ha. Il secondo è la superba invettiva sul rigore inventato da Mariani. “Il Var o c’è o non c’è”. Tertium non datur – 8
ARBITRO MARIANI. Se Meret ha problemi a non vedere il tiro di Calha, lui è completamente cieco sul rigorino di Anguissa – 3