Col nuovo modulo ha finora offerto prestazione altalenanti. Torniamo al 3-5-2, Kvara fa la seconda punta in Nazionale
Antonio Conte, in Italia, ha conquistato quattro campionati (tre con la Juventus, uno con l’Inter) e ottenuto un secondo posto (con l’Inter), giocando con tre difensori centrali, due fluidificanti di fascia, un regista, due intermedi di centrocampo e due attaccanti (una prima e una seconda punta). In Inghilterra ha vinto un campionato (con il Chelsea) giocando con tre difensori centrali, due cursori laterali, due centrocampisti centrali e due trequartisti a sostegno di una sola punta centrale.
A Napoli all’inizio aveva impostato la sua squadra come in Inghilterra, dopodiché al fine di impiegare contemporaneamente lo scozzese McTominay insieme ad Anguissa e Lobotka, ha optato per una linea di difesa composta da quattro uomini (due centrali, due esterni), pronta a diventare di cinque con l’abbassamento di Politano sulla linea dei suddetti quattro e con Di Lorenzo che scala verso il centro diventando di fatto il terzo difensore centrale. L’esterno offensivo Kvaratskhelia in fase di non possesso si abbassa sulla linea di Anguissa e Lobotka con McTominay che, a seconda del posizionamento di Politano, fa l’elastico tra centrocampo e attacco: se l’esterno romano si abbassa in difesa, lo scozzese scala a centrocampo in un 5-4-1, se invece Politano resta più alto l’ex Manchester United va a posizionarsi tra le linee a supporto di Lukaku in un 4-4-1-1.
Non può non essere fatto notare che con questo nuovo assetto tattico (variabile), il Napoli ha finora offerto prestazione altalenanti: bene nel primo tempo con Monza e nel secondo tempo con il Como, solido contro il Milan, decisamente meno bene con Atalanta, Empoli, Lecce e nelle restanti frazioni di gioco con brianzoli e lariani.
Conte faccia giocare il Napoli come la sua Juve e la sua Inter
A questo punto, alla luce delle ultime prestazioni, la domanda nasce spontanea: perché il Napoli non prova a giocare come giocavano (e dominavano i campionati) la Juve e l’Inter di Conte? Che poi è lo stesso modo in cui giocano le squadre di Simone Inzaghi hanno conquistato un campionato e una finale di Champions League (più svariati edizioni della Coppa Italia e della Supercoppa Italiana) e con cui il Parma di Nevio Scala, negli anni Novanta, ha vinto una Coppa delle Coppe (più una finale persa), una Coppa Uefa, una Supercoppa Europea e una Coppa Italia, il tutto praticando un calcio effervescente e molto bello da vedere.
Secondo molti addetti ai lavori, il Napoli non può giocare così perché ha tanti esterni offensivi in rosa che, in un sistema di gioco con due punte e tre difensori centrali, non troverebbero posto in squadra. Peccato che Kvaratskhelia in Nazionale gioca da seconda punta, Neres al Benfica ha giocato sovente da seconda punta e lo stesso dicasi per Ngonge al Verona o per lo stesso Politano che ai tempi del Sassuolo veniva impiegato da Beppe Iachini da punta centrale al fianco di Berardi. Per non parlare di Raspadori che in un sistema con un unico terminale offensivo ha palesato non poche difficoltà, al contrario di quanto accade in Nazionale, dove gioca (con profitto) e segna (con una certa continuità) giocando proprio da seconda punta.
Tra l’altro giocando con le due punte vicine, potrebbe trarne vantaggio anche Lukaku, che nell’Inter di Conte era devastante giocando in coppia con Lautaro Martinez mentre nel Napoli appare troppo spesso solo e isolato in attacco.
Si fa altresì presente che, giocando con i tre difensori centrali, i due cursori esterni (Mazzocchi o Di Lorenzo a destra, Spinazzola o Olivera a sinistra, con Zerbin quinta scelta su entrambe le fasce e con il secondo e il quarto che, all’occorrenza, possono essere impiegati anche nella batteria dei tre centrali…) avrebbero meno compiti in fase difensivi e, pertanto, essere più incisivi nella fase offensiva.
P.S.: a chi dice che è da folli pensare di cambiare sistema in una gara delicata come quella di Milano, si dà sommessamente notare che, quest’anno, Conte ha cambiato assetto tattico a Torino con la Juve, mentre nel suo primo anno alla guida dei bianconeri cambiò proprio nella trasferta di Napoli.