Il sospetto che le operazioni siano state utilizzate per presentare una situazione finanziaria più solida di quanto fosse in realtà.
Plusvalenze Napoli, la Repubblica di Elkann: la Juventus è stata condannata e penalizzat
Scrive il quotidiano la Repubblica (ricordiamolo, l’editore è John Elkann proprietario della Juventus) dopo la notizia dell’indagine per falso in bilancio ai danni di Aurelio De Laurentiis per l’operazione Manolas: una plusvalenza fittizia secondo i pm del valore di 19 milioni. Come, sempre secondo i pm, quella di Osimhen.
Scrive Repubblica con Giuseppe Scarpa:
Il calcio italiano è di nuovo sotto i riflettori, questa volta per il caso che coinvolge la capolista della Serie A: il Napoli. L’indagine per falso in bilancio sul presidente Aurelio De Laurentiis non riguarda solo il trasferimento di Victor Osimhen dal Lille, già noto, ma anche, è emerso ieri con l’avviso di chiusura indagini, quello di Kostas Manolas dalla Roma. L’inchiesta può sconvolgere gli equilibri del nostro campionato aprendo la strada a una nuova indagine sportiva. Le rivelazioni più recenti sulla gestione delle operazioni di mercato pongono interrogativi sulle pratiche finanziarie adottate dal club, che secondo i pm avrebbe gonfiato i bilanci.
Plusvalenze Napoli, il sospetto dei pm
Per capire meglio la situazione, è utile fare un passo indietro. Nel 2022, la giustizia sportiva aveva chiuso l’inchiesta sulle plusvalenze sospette segnalate dalla Covisoc, l’organo di vigilanza sui bilanci societari, compresi molti affari della Juventus, e l’operazione Osimhen del Napoli, con una assoluzione collettiva in due gradi di giudizio per tutti i club. Tuttavia, per la Juventus le indagini della Procura di Torino avevano portato a nuovi elementi che avevano indotto la Procura federale a chiedere la revocazione delle assoluzioni dei dirigenti bianconeri, con le conseguenti condanne e penalizzazioni per la Juve durante il campionato 2022/23. Quello vinto proprio dal Napoli, con l’apporto decisivo di Osimhen, che lo chiuse da capocannoniere.
Entrambe le operazioni sono finite sotto la lente della giustizia ordinaria: l’accusa è di aver gonfiato le valutazioni dei giocatori per migliorare i bilanci. L’inchiesta suggerisce che i due affari abbiano comportato plusvalenze fittizie per 19 milioni di euro ciascuna. Si ipotizza che le cifre dichiarate nei conti non rispecchino il reale valore dei calciatori coinvolti, alimentando così il sospetto che le operazioni siano state utilizzate per presentare una situazione finanziaria più solida di quanto fosse in realtà.