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“Regalava soldi a tutti ma non ne avevano mai abbastanza”, L’Equipe racconta il rapporto tossico di Pogba con gli amici d’infanzia

Al via il processo contro gli amici accusati estorsione e rapimento: “è la storia di come il successo di Pogba nel quartiere Renardière si sia trasformata in un incredibile regolamento di conti”

“Regalava soldi a tutti ma non ne avevano mai abbastanza”, L’Equipe racconta il rapporto tossico di Pogba con gli amici d’infanzia
Db Torino 28/02/2023 - campionato di calcio serie A / Juventus-Torino / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paul Pogba

Questa “è la storia di un gruppo di amici di un quartiere dell’est di Parigi che hanno attraversato momenti e difficoltà, ex vicini di casa e compagni di squadra, il più talentuoso dei quali, anche uno dei più giovani, è riuscito a sfondare, a diventare una star negli ultimi dieci anni, campione del mondo, sotto gli occhi di questi stessi amici d’infanzia. Ed è la storia di come il successo di Paul Pogba nel quartiere Renardière si sia trasformata in un incredibile regolamento di conti”.

Così L’Equipe racconta questa storia incredibile, che adesso va a processo: imputati Roushdane K., Boubacar C., Machikour K., Mamadou M., Adama C. e Mathias Pogba, il fratello maggiore di Paul. Arrestati a metà settembre 2022, hanno trascorso tutti diversi mesi in custodia cautelare, solo Roushdane K. è ancora in prigione. Saranno processati fino al 3 dicembre per estorsione, rapimento e partecipazione ad associazione per delinquere.

L’indagine – scrive il quotidiano francese – “mette in luce soprattutto il rapporto ambiguo del giocatore con i suoi accoliti e la loro dipendenza finanziaria”.

I fatti, prima di tutto. “Durante un fine settimana a Parigi prima di unirsi ai Blues, Pogba è con Boubacar C., Adama C. e la loro famiglia, incontra Roushdane K. e i quattro vengono portati in un appartamento dove Machikour K. e Mamadou M. li aspettano. Compaiono due individui incappucciati e armati che chiedono 13 milioni di euro in cambio di una presunta protezione di lunga data”.

“Sotto la minaccia – “Stai zitto, guarda in basso” – Pogba promette di pagare, senza successo. Nei giorni successivi rapinano il negozio Adidas sugli Champs-Élysées, ben oltre la somma stanziata dal suo fornitore ufficiale. Rientrato al Manchester, Pogba firmato un impegno finanziario in criptovalute e versa un acconto di 100.000 euro a Boubacar C. Non lo dice a nessuno, cambia numero, resta irraggiungibile e va alla Juventus. Gli amici, raggiunti dal fratello Mathias, vanno a chiedergli i conti direttamente a Torino a luglio, invano, poi alla madre, Yeo Moriba, a casa sua e in albergo. Prima della denuncia e degli arresti”.

Pogba è rimasto ancorato ai suoi legami con l’Ile-de-France. In Inghilterra come in Italia, ha sempre ospitato diversi amici d’infanzia, tra cui Adama C., Boubacar C. e Mamadou M. Ne ha assunti alcuni in modo informale. Il suo successo è anche il loro, scrive L’Equipe. “Le celebrità alimentano il desiderio e l’industria non fa eccezione. Generoso in campo, Pogba lo è anche con la sua famiglia, più o meno vicina, e con i suoi amici, ai quali dona, una o due volte l’anno, spesso di sua iniziativa, soldi, dai 5.000 ai 10.000 euro, in mazzette o tramite trasferimento”.

“Mathias è il beneficiario più regolare, ma le sue richieste troppo frequenti rinfrescano il loro rapporto”. L’Equipe ricorda una serie di regali, donazioni, eccetera. In generale “innaffia il suo marabut con centinaia di migliaia di euro. Distribuisce i biglietti per le partite al quartiere. Presta le sue residenze, i suoi veicoli”.

E’ una lista lunghissima. Ma la stessa “banda” che adesso è sotto processo gli chiede diversi milioni di euro per un progetto immobiliare. Pogba rifiuta ma pensa di dare loro 300mila euro a testa. Nel frattempo, a metà viaggio, consegna dei contanti ai suoi tre amici: 20.000 per Boubacar C., 15.000 per Adama C. e 15.000 per Machikour K. Pogba è l’amico utile. E il bersaglio facile”.

Alla fine Pogba “finisce sempre per perdonare e riconnettersi, a volte con grande sgomento di chi gli sta vicino. In molti sono rimasti scioccati nel vedere tra gli imputati dei giovani che, all’epoca, condividevano la stessa merenda, lo stesso spogliatoio e la stessa stanza”, chiude L’Equipe.

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