Gli avvocati del brasiliano ritengono dubbiosa la legalità dell’arresto. L’ex Milan aveva abusato di una donna proprio a Milano nel 2013, durante un festeggiamento
Era il 21 marzo 2024 quando il giudice del tribunale supremo federale del Brasile condannava Robinho a nove anni di detenzione, per uno stupro avvenuto ai danni di una donna (di provenienza albanese) nel 2013, quando il brasiliano era attaccante del Milan. Da allora i legali del funambolico compagno di Ronaldinho e Ronaldo il Fenomeno stanno cercando un qualsivoglia cavillo per tentare uno sconto della pena o quanto meno l’interruzione della custodia cautelare, di modo da tenerlo in “semplice” libertà vigilata. Robinho era stato trasferito in prigione a San Paolo (o meglio a Tremembé, che si trova a 150 km dalla città). Nel gennaio del 2022 anche la Corte di Cassazione italiana aveva confermato la sentenza. Starà ora alla Corte suprema federale brasiliana decidere se al calciatore spetti la libertà vigilata.
Robinho in libertà vigilata? L’indiscrezione
Di seguito quanto riporta il portale brasiliano Uol Esporte sul caso in oggetto, dando notizia di una decisione quasi già presa ufficiosamente:
“La sessione si è conclusa con 9 voti favorevoli e 2 contrari, quattro giorni dopo la decisione. Venerdì scorso, Alexandre de Moraes ha votato insieme al relatore del caso, Luiz Fux, contro la liberazione. Insieme a loro, Edson Fachin, Luís Roberto Barroso, Cristiano Zanin e Cármen Lúcia, che avevano già votato, formavano la maggioranza. Al momento della definizione, solo Gilmar Mendes era un voto dissenziente. Successivamente lo ha accompagnato anche il ministro Dias Toffoli.
Gli avvocati dell’ex giocatore hanno messo in dubbio la legalità dell’arresto. Il tribunale brasiliano ha disposto l’esecuzione, nel Paese, della condanna per il reato di stupro commesso in Italia. I rappresentanti dell’atleta hanno inoltre chiesto che egli possa scontare la pena in libertà fino a quando non saranno esaurite tutte le risorse per ricorrere in appello”.
Nei giorni successivi all’arresto del brasiliano a marzo, la Federazione calcistica del paese si era così espressa:
«[…] È vergognoso che un atleta si senta a proprio agio nel commettere questo tipo di perversità, credendo che ciò che ha ottenuto attraverso lo sport lo proteggerà in qualche modo da qualsiasi punizione. Così come è altrettanto vergognoso che un tifoso, di qualsiasi nazionalità, si senta a proprio agio nell’insultare atleti brasiliani solo per la loro gara, come purtroppo abbiamo visto in Europa, contro il giocatore Vinicius Jr.»