A El Partitazo de Cope: «Si guarda più al club a cui appartieni che alla nazionale. È venuta tutta la mia famiglia a vedere il Pallone d’Oro».
Il vincitore del Pallone d’oro Rodri ha rilasciato una lunga intervista al programma radiofonico El Partitazo de Cope. Lo spagnolo ha raccontato il momento in cui ha ricevuto il premio e i periodi più complicati della sua carriera.
Rodri: «La Spagna è l’unica nazione dove non si sostiene i calciatori del proprio Paese»
Ti porti il premio ovunque?
«No perché pesa un po’, ma ci dormo insieme: mia madre vuole metterlo all’ingresso di casa; è venuta tutta la famiglia a vederlo. È una gioia immensa per tutta la famiglia. Se mi ha cambiato la vita? Luis Enrique ci ha detto che pensi che una Coppa del Mondo possa cambiare la tua vita… qualcosa ti cambia vincere un Pallone d’oro: non cambia quello che pensi, ma quello che la gente vede in te».
Come hai preparato il discorso?
«Non lo avevo preparato. Due giorni prima mi hanno detto ‘preparati per quello che può succedere, anche se sappiamo cosa accadrà [il premio a Vinicius Jr, ndr.]’. Ho detto che avrei applaudito. poi ho pensato ‘E se lo vinco? Non ho preparato niente’. Il mio agente mi ha detto di non prepararmi nulla, di essere naturale. Poteva andare male ma è andato bene. Per me era importante essere lì, anche se non avessi vinto. Ho avuto delle soffiate prima, ma non ne ero certo».
Ti ha dato fastidio non ci fosse il Real Madrid?
«No, per niente. Una volta che vinco, è il mio momento di stare con la mia famiglia. Non penso alle persone che non sono venute e non hanno voluto godersi il gala».
Perché secondo te l’hai vinto? Sei diverso dagli altri calciatori:
Rodri: «Penso per la continuità, che è la cosa più difficile nel calcio. Il giocatore più continuo ero io; forse non con tanti gol o belle azioni fatte, ma continuo nelle prestazioni. Non avrei mai pensato di poter ripetere una stagione come la scorsa; vincere con la tua squadra, essere decisivo. Poi sono trasparente, questo mi ha portato dove sono ora. Non ho intenzione di farmi account Twitter o Instagram. Morata mi ha detto ‘se avessi i social network, avresti un Pallone d’oro’. Gli ho scritto dicendo ‘Guarda, ho un Pallone d’oro senza avere i social network’».
Ti ha fatto male che i giornalisti spagnoli si siano schierati con Vinicius?
«Spero che quello che dicono sia perché lo pensano davvero, ma vedo che siamo un Paese particolare. Apparteniamo al nostro club più che alla nostra nazionale e questo non accade in altri Paesi. Ma ho sentito l’affetto di molte persone di molti club».
Hai detto che hai quasi smesso all’età di 17 anni:
«Una delle cose più importanti di un bambino prima di diventare un professionista è passare attraverso momenti belli e brutti perché altrimenti non sarai preparato. L’ultimo anno nelle giovanili dell’Atletico Madrid non è stato buono; è stato difficile il passaggio nella squadra maggiore. Sono andato al Villarreal e mi è costato anche; mi mancava molto la mia famiglia. Sembrava che tutto ciò che avevo sacrificato potesse sfuggirmi di mano. Volevo smettere. Da quel momento, qualcosa è cambiato nella mia mentalità, non avevo nulla da perdere, sono andato avanti. È stato il momento più importante della mia carriera».
Hai un contratto col City fino al 2027: il futuro di Guardiola dipenderà anche da te?
Rodri: «Ora l’infortunio è la mia priorità. Voglio recuperare e vedremo. Ci sarà un prima e un dopo Pep al City, ma resterà sempre un grande club».
Chi avresti votato per il podio del Pallone d’oro?
«Carvajal secondo, Vinicius terzo».
Secondo te chi è a oggi il miglior calciatore del mondo?
«Messi… non oggi, però. Ora il più decisivo è Haaland. È l’unico che può avvicinarsi a Messi e Ronaldo in termini di numeri».
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