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Sainz: «Penso di essere nato pilota. Ho sofferto l’essere figlio di un padre famoso e vivere alla sua ombra»

Da Relevo: «Ho iniziato a seguire la Formula 1 nel 2003. In quel periodo Alonso iniziò a vincere gare, iniziava la rivalità con Raikkonen e Michael Schumacher»

Sainz: «Penso di essere nato pilota. Ho sofferto l’essere figlio di un padre famoso e vivere alla sua ombra»
Ferrari's Spanish driver Carlos Sainz Jr celebrates winning the Singapore Formula One Grand Prix night race at the Marina Bay Street Circuit in Singapore on September 17, 2023. (Photo by MOHD RASFAN / AFP)

Carlos Sainz, pilota di F1 e della Ferrari (dal prossimo anno alla Williams), ha rilasciato un’intervista, pubblicata da Relevo, in occasione della campagna pubblicitaria “Nacer Fuego” di Cabreiroá, azienda produttrice di acqua. La campagna si concentra sul raccontare la storia della vita di alcune persone che hanno trovato naturalmente un percorso di ispirazione.

Sainz ha vinto due Gran Premi in questa stagione, ha ripercorso in un’intervista con la filigrana gli eventi che hanno segnato la sua vita sportiva fin dall’infanzia. In esso racconta come è nata la sua passione per la Formula 1 , il suo approccio allo sport che ama, cosa spera per il futuro.

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Sainz: «Ho iniziato a seguire la Formula 1 nel 2003»

Cresciuto in una casa con una grande passione per il mondo dei motori. Papà Sainz è stato due volte campione del mondo di World Rally Car. «Penso di essere nato pilota. Quando avevo due anni salii su una macchinina e cominciai a girare e fare il giocoliere. Sapevo accelerare, frenare e sbandare senza che nessuno me lo avesse insegnato», dichiara Carlos.

Un talento che però doveva essere coltivato, indirizzato. E infatti «dall’età di due anni ho iniziato a giocare con i kart, e a dieci ho deciso che avrei fatto il pilota. E ho iniziato a fare tutto il possibile non solo per essere un pilota, ma per essere un ottimo pilota».

Nel 2005, «ho iniziato a seguire la Formula 1 nel 2003», racconta Sainz. «In quel periodo Fernando Alonso iniziò a vincere gare, iniziava la rivalità molto divertente con Kimi Raikkonen e Michael Schumacher».

«Quando avevo 10 anni, mio ​​padre mi portò al Gran Premio di Spagna per vedere la gara e, per di più, andammo nel paddock. Lì ho imparato tutto sul mondo di quello sport dall’interno e sono rimasto sorpreso. Ricordo di aver detto a mio padre quando me ne andai che volevo gareggiare in Formula 1, anche se non avevo idea di quanto fosse difficile raggiungere quel livello».

Più andava avanti, più la passione diventava qualcosa di più. E aumentava anche la pressione. «Ho sofferto le conseguenze di avere un padre famoso e di vivere alla sua ombra. Il suo status mi ha portato a sentire un po’ più pressione rispetto al resto dei ragazzi, ma la verità è che, visto nel tempo, questo è stato vantaggioso anche per me a livello di maturità».

Il debutto in F1 arriva nel 2015, sul sedile della Toro Rosso (team satellite della Red Bull, ndr). «Ho impresso nella mia mente il momento in cui mio padre mi disse che quella stagione sarei diventato un pilota. Anche quando mi sono visto gareggiare a Melbourne, sul tetto della macchina. Lì ti rendi conto di ciò che hai ottenuto».

Tra i suoi momenti migliori? Il Gran Premio di Spagna del 2015. «Sono riuscito a qualificarmi quinto con una macchina che non era all’altezza di quella posizione e non potevo crederci. Avere quel successo in casa, dove avevo sempre visto Fernando fare cose incredibili… Ho pensato che fosse molto speciale aver sognato un momento del genere per dieci anni e averlo raggiunto al primo tentativo».

Rimane il sogno di vincere il mondiale piloti ma Sainz ammette: «È il più complicato di tutti statisticamente e il più improbabile, ma quello che mi motiva di più a continuare a spingere e a continuare a dare la migliore versione di me stesso».

Per quanto ancora ha intenzione di correre il trentenne? «Sarò una persona che, in un modo o nell’altro, rimarrà legata al mondo dei motori. Penso che con l’esperienza che avrò e con il bagaglio di tanti anni trascorsi in questo mondo, sarebbe sbagliato andarsene. Per me avere il fuoco dentro significa soprattutto avere un pensiero costante legato al proprio obiettivo».

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