Il direttore d’orchestra a La Stampa: «Come direttore d’orchestra sono come un allenatore che può guidare il processo per arrivare a un buon risultato».
La Stampa intervista oggi Sir Antonio Pappano uno dei maggiori direttori d’orchestra contemporanei. Pur essendo nato nella contea di Essex mantiene un forte spirito italiano, quello trasmessogli dai genitori emigrati da Castelfranco in Miscano, in provincia di Benevento. In questi giorni è in tournée proprio in Italia con la Chamber Orchestra of Europe – solista al pianoforte Bertrand Chamayou. Nella sua carriera ha diretto perfino il concerto dell’incoronazione di re Carlo III all’Abbazia di Westminster.
Nel 2012 è stato nominato “Baronetto di Sua Maestà” dalla regina Elisabetta
«Conservo gelosamente il ricordo di essere stato a Buckingham Palace assieme a mio fratello e a mia madre che, da buona mamma meridionale, era fuori di sé dalla gioia»
La sua è una carriera prestigiosa e costellata di riconoscimenti, è vero che da bambino allo studio del pianoforte preferiva il gioco del pallone?
«Ebbene sì! Ed ero persino abbastanza bravo, nondimeno da piccoli si sognano tante cose. Devo dire che l’esperienza calcistica mi è servita in quanto ha delle similitudini con il mio lavoro. L’allenamento fisico e mentale è simile allo sport e come direttore d’orchestra sono come un allenatore che può guidare il processo per arrivare a un buon risultato».
Segue ancora il calcio?
«Purtroppo ho poco tempo, ma sono tifoso del Chelsea».
Squadre italiane?
«Per me in Italia c’è solo il Napoli, sono un uomo del Sud».