In Italia le ricostruzioni sono ad alto coefficiente di partigianeria. Ci si chiede se la Wada farà ricorso
Il Corriere della Sera spiega perché la squalifica per doping della tennista polacca Swiatek ha profonde differenze con la vicenda Clostebol Sinner. La Swiatek poteva agire diversamente secondo la sentenza dell’Itia. Sinner, invece, non ha avuto alcun ruolo nell’assunzione del clostebol.
Swiatek squalificata e Sinner assoluto: perché?
Scrive il CorSera:
Il Clostebol di Sinner è vietato, la melatonina no ma quella assunta della polacca alla vigilia del Cincinnati Open del 12 agosto per assorbire i cambi di fuso orario era contaminata con trimetazidina, farmaco (proibito) che cura le ischemie nei malati e negli atleti migliora il metabolismo dei grassi. Come per Sinner, i legali di Swiatek hanno fatto un gran lavoro recuperando prescrizioni, scontrini, la confezione del prodotto aperta ed altre (stesso lotto) sigillate. Il loro compito però era più facile: dovevano solo provare una contaminazione, certificata dalle analisi, mentre a Jannik è toccato ricostruire una catena di eventi. Perché quindi la squalifica, sia pur minima, contro l’assoluzione di Sinner? Perché l’altoatesino ha dimostrato di non aver avuto ruolo nell’assorbimento del Clostebol durante un massaggio mentre Swiatek, recita la sentenza, essendo atleta di alto livello «avrebbe potuto utilizzare melatonina doping-free o far testare quella che usava». Unico dubbio: la Wada farà ricorso come con Sinner?
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«La melatonina che uso è stata contaminata durante la produzione» – VIDEO
«Spero che questo video spieghi tutto». Inizia così il video pubblicato sui propri profili social da Iga Swiatek. Un video messaggio in cui spiega la vicenda che ha condotto la tennista numero due del ranking Wta alla squalifica di un mese per doping. «Voglio condividere con voi quella che è la peggior esperienza della mia vita. L’unico test antidoping positivo nella mia carriera, che ha mostrato un livello incredibilmente basso di una sostanza proibita di cui non avevo mai sentito parlare prima, ha messo in discussione tutto ciò per cui ho lavorato così duramente per tutta la mia vita».
La polacca prosegue:
«Non ho potuto parlare per due mesi e mezzo. Il 12 settembre ho scoperto che il mio campione antidoping raccolto un mese prima, alla vigilia di Cincinnati, era positivo. Ero scioccata, non riuscivo a capire. Ho provato un forte senso di ingiustizia, queste settimane sono state davvero caotiche e abbiamo strettamente collaborato con l’Itia. Ci siamo concentrati sulla melatonina che uso per i miei viaggi ed è venuto fuori che il prodotto che stavo usando era stato contaminato durante la produzione. Per me la melatonina è necessaria per viaggiare, senza quella non riesco a dormire. E avevamo bisogno di tempo per spiegare tutto. Dal 12 settembre sono stata sospesa e non ho potuto giocare in Asia per difendere il mio ranking. Ma ciò che contava di più per me era dimostrare la mia innocenza».