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Verónica Boquete: «Il bacio di Rubiales ha rubato il momento di successo alle calciatrici»

La calciatrice spagnola, inventrice dell’hashtag #SeAcabó, sui festeggiamenti dopo il Mondiale vinto: «Per me, sono state giornate di delusione ma allo stesso tempo di felicità»

Verónica Boquete: «Il bacio di Rubiales ha rubato il momento di successo alle calciatrici»
Db Milano 26/02/2023 - campionato di calcio serie A femminile / Milan-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Veronica Boquete

Verónica Boquete, simbolo della Spagna e del calcio femminile, non solo otta in campo per vincere le partite con la sua Fiorentina ma soprattutto combatte nel sociale per la giustizia e i diritti delle calciatrici. Come testimoniato a Sky Sport, insieme alle sue ex compagne di Nazionale ha già fatto tanto, ma tanto altro ancora c’è da fare.

“#SeAcabó. A partire da questo hashtag le giocatrici spagnole sono riuscite nell’estate del 2023 ad attirare l’attenzione mediatica e a far dimettere il presidente della federazione spagnola Luis Rubiales. I fatti sono (abbastanza) noti: ad agosto la Spagna vince il suo primo – e meritatissimo – Mondiale di calcio femminile, ma durante i festeggiamenti Rubiales si ‘prende la scena’. Prima esulta in maniera sfrontata e poco elegante in tribuna e poi bacia senza consenso una giocatrice, Jennifer Hermoso. Seguono settimane di polemiche, accuse e discussioni, la vittoria del Mondiale passa tristemente in secondo piano. La situazione degenera quando Rubiales in conferenza stampa dichiara di non volersi dimettere e che il bacio era consensuale. È la goccia che fa traboccare il vaso. Alexia Putellas twitta: “Esto es inaceptable. Se acabó. Contigo compañera Jenni” (Questo è inaccettabile. È finito. Siamo con te Jenni). Le campionesse del Mondo si uniscono e ciascuna di loro twitta #SeAcabó. È finita“.

#SeAcabo, Verónica Boquete: «Giornate di delusione ma allo stesso tempo di felicità»

Boquete ha indossato la maglia della nazionale roja dal 2005 al 2017 e oggi gioca in Serie A, alla Fiorentina. Ha vissuto il Mondiale da commentatrice televisiva e ha visto dalle telecamere ciò che è accaduto durante i festeggiamenti. Per il suo ruolo attivo nel movimento #SeAcabó e per la sua importanza nel calcio spagnolo ha partecipato al documentario di Netflix ‘SeAcabó’, in cui alcune giocatrici hanno raccontato cosa è successo nelle settimane tra la vittoria del Mondiale e le dimissioni di Rubiales.

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Lo sgomento dopo la vittoria del Mondiale: «Quello che è successo durante i festeggiamenti, e mi riferisco al bacio ma anche al comportamento dell’ex presidente in tribuna, ha oscurato quello che era davvero importante: il successo sportivo e la vittoria della Spagna. Purtroppo, hanno rubato quel momento a tutte loro e per settimane si è parlato molto di più di tutta la situazione extra sportiva e pochissimo del fatto che per la prima volta la nazionale spagnola femminile fosse Campione del Mondo. Per me, sono state giornate di delusione ma allo stesso tempo di felicità per l’esito sportivo. Li ho vissuti un po’ anche con la rabbia, perché ancora una volta qualcuno aveva rubato il momento alle vere protagoniste, le calciatrici».

el documentario le Campionesse del Mondo hanno raccontato delle difficoltà vissute negli anni da giocatrici della nazionale. Qual è stata la tua esperienza nella Spagna?

«Sono stata quattordici anni in Nazionale, da quando avevo 16 anni, e ho vissuto tutto quello che hanno raccontato. Loro hanno vissuto anche il buono, ovvero l’esito sportivo e la vittoria del Mondiale, io no. La normalità era avere persone in ruoli importanti che però non avevano la capacità e la voglia di ricoprire. Questa è stata la situazione per tanti anni. La Federazione mai aveva creduto veramente nel calcio femminile, lo tenevano perché dovevano tenerlo ma le persone dentro lo staff tecnico e della dirigenza non erano veramente appassionate del movimento. Nel 2015 abbiamo detto per la prima volta ‘basta’, a dire il vero già anni prima avevamo cercato di trovare un cambio tecnico e di fare qualcosa, ma senza successo. Nel 2015 abbiamo partecipato per la prima volta al Mondiale e dopo l’eliminazione ai gironi ci siamo unite tutte e 23 per avere dei cambiamenti. È cambiato l’allenatore, ma anche tante altre cose e persone, ma alcune di noi hanno pagato le conseguenze di quella protesta. Penso però che il fatto di aver vinto il Mondiale anni dopo abbia dimostrato che c’era un po’ di ragione nelle nostre richieste. Questo era il potenziale del calcio femminile e prima non siamo arrivate a quel punto perché non eravamo messe nelle condizioni di cui avevo veramente bisogno».

Quali erano queste condizioni che mancavano?

«Mi riferisco al fatto di non essere riconosciute come professioniste e al non poter vivere con il calcio. C’erano calciatrici che dovevano rinunciare alla nazionale perché non avevano più giorni di vacanza e inoltre economicamente la nazionale non ti dava nulla. Viaggiavamo alle tre o alle quattro della mattina per giocare il giorno stesso, siamo arrivate in Canada per giocare il Mondiale due giorni prima della prima partita e immagina il jet lag il giorno dell’esordio… in più c’era uno staff tecnico ridotto e non professionista. L’affermazione del calcio femminile spagnolo nasce da qui, dai nostri sforzi e dalle nostre richieste di essere trattate come calciatrici professioniste».

 

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