Una “strage” di infortuni gravi ogni weekend di gara. Il dibattito: “è nello spirito dello sport che i migliori atleti del mondo si infortunino così gravemente e con tanta regolarità?”
Nello sci c’è un grosso, enorme, problema di sicurezza. E un dibattito annesso. In due allenamenti e due gare tra sabato e domenica scorsa lo svizzero Josua Mettler si è strappato i legamenti crociati e i menischi di entrambe le ginocchia, l’italiano Pietro Zazzi si è rotto tibia e perone. Caviezel è volato in discesa libera e ha subito un complesso infortunio al ginocchio. Il francese Cyprien Sarrazin, portato via e operato dopo la caduta di venerdì con un grave trauma cranico, si è appena risvegliato dal coma farmacologico. In particolare la caduta di Sarrazin, scrive la Süddeutsche Zeitung, ha suscitato ancora una volta grandi domande: è nello spirito dello sport che i migliori atleti del mondo si infortunano così gravemente e con tanta regolarità? E soprattutto: possiamo incolpare qualcuno per questo?”
Gli atleti, scrive il giornale tedesco, hanno condiviso la colpa della preparazione delle piste sullo Stelvio, dove le diverse condizioni della neve nella parte alta e in quella bassa hanno rappresentato una grande sfida. La pista di Bormio – sulla quale si disputeranno anche le gare maschili dei Giochi Olimpici del 2026 – è considerata una delle più pericolose al mondo, il che rende ancora più cruciale una preparazione precisa. Il direttore di gara della Fis Markus Waldner ha però respinto ogni errore e ha detto che tutto è andato liscio.
Ma Waldner, che gode di grande rispetto nel mondo dello sci, anche per la sua onestà spesso brutale, ha fatto ancora una volta riferimento alla “responsabilità personale” degli atleti: esiste un modo di sopravvivere in modo sicuro e senza rischi a una discesa come lo Stelvio, ma di conseguenza perdi competitività. Il segreto è non spingere come matti oltre il limite. Impossibile…
Non si riuscirà a convincere gli atleti a imporsi regole che li facciano andare più lentamente per il bene della loro salute, scrive ancora la Faz. “Perché ciò avvenga, lo sci avrebbe bisogno di regolatori indipendenti e autoritari che intervengano nella competizione delle attrezzature, un ruolo che in realtà spetterebbe all’associazione mondiale, che però è evidentemente troppo passiva sulla questione”.