A Juventibus: «Ho ancora tutte le medaglie di quelle vittorie. In Serie B dissi: “Se volete rimango e mi potete togliere il 15% dello stipendio”»
Ai microfoni del canale Twitch noto come Juventibus, Gianluigi Buffon ha parlato a tutto spiano del suo passato da portiere della Juventus. Delle “umiliazioni” subìte nel periodo di Calciopoli, della volontà di restare in bianconero anche in Serie B dopo lo scandalo. L’ex portiere è ora capo delegazione ufficiale della Nazionale italiana di calcio.
Buffon: «Ho ancora le medaglie dei campionati di Calciopoli…»
Di seguito le dichiarazioni integrali su Twitch:
Parla di Calciopoli e della sua decisione di rimanere in Serie B con la Juventus.
«Avevo 28 anni, era il periodo migliore per un portiere professionista. L’ho fatto perché senza pensarci tanto sentivo fosse la scelta giusta e che guardandomi allo specchio mi sarei rispettato. Avevo capito che la Juve aveva bisogno e per me è stato un piacere. A Secco dissi: ‘Se volete rimango e mi potete togliere il 15% dello stipendio’. Si doveva sgombrare il campo da equivoci, mi tolgo i soldi a me non frega nulla, lo faccio per la gente, perché credo sia giusto. Vi dimostro con i fatti che la riconoscenza c’è.»
Su Calciopoli:
«Mi sono sempre concentrato su quello che ha detto il campo, quei campionati li ho vissuti come protagonista con i miei compagni come squadra da battere. Ho ancora quelle medaglie, io ci sorrido sopra, io so quello che è successo in campo e chi ha meritato ed è stato più bravo.»
E ancora sull’estate 2006:
«Per me è stata un’umiliazione, essere chiamato in causa, essere messo in discussione. Si può dire di tutto di me, ogni tanto faccio cose non ordinarie, ma su alcune cose non toccatemi perché toccate quello sbagliato. Quei fatti lì mi fecero male, mi sono sentito umiliato e strumentalizzato da una giustizia che non voleva fare giustizia ma solo infangare gratuitamente.»
Sul possibile ritiro nel 2018:
«Nell’estate precedente decidemmo che dopo aver giocato il Mondiale 2018 mi sarei ritirato. Poi succede che alla Coppa del Mondo non ci qualifichiamo e l’idea di finire con questa delusione mi dava fastidio, anche perché stavo molto bene fisicamente. Al termine di Atalanta-Juve di Coppa Italia, mi incontrai con Andrea Agnelli e lui mi chiese se volevo fare un altro anno alle spalle di Szczesny, giocando la Champions. Però io la Juventus la conoscevo da vent’anni, conoscevo loro, avevano preso Szczesny perché sapevano che io non sarei rimasto e fare un passo indietro gli avrebbe creato dei problemi. Lo ringraziai, ma rifiutai.»
E ancora:
«Arriva fine aprile, incontro il il mio procuratore e mi dice che sarebbe stato un peccato smettere. Io ribadii la mia scelta, ma aggiunsi: “Però dovessero chiamarti il Psg, il Barcellona o il Real Madrid richiamami’. Martina mi richiama dopo 20 giorni e mi dice: ‘Gigi, non ci crederai ma mi ha chiamato il Psg’. Io mi sono sentito inorgoglito, mi hanno anche offerto un sacco di soldi e in quel caso lì ti fa risentire vivo, forte, ti fa risentire figo. A quel punto chiamo Agnelli, Paratici e Marotta e glielo spiego. Loro mi hanno capito: magari non gli avrà fatto piacere, speravano fossi rimasto, ma capivo che se rimanevo si sarebbe incastrato male.»
E perché torni un anno dopo?
«Perché mentre stavo andando al Porto, Paratici mi chiama e mi fa: ‘Cosa fai, vieni qua…’ Io gli dico: ‘Fabio, tornare alla Juve e fare il secondo portiere…’ Non lo so, all’inizio non mi convince, però alla fine torno perché penso che anche quella è una dimostrazione di affetto alla causa. Per me quello è stato un altro episodio nel quale senza baciarsi lo stemma sulla maglia dimostra quando ci tiene a determinate cose. Però poi queste cose vanno raccontate, altrimenti c’è sempre chi si mette in mezzo e vuole vederci del marcio.»