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Campionato Juniores, il Montignoso punito con 45 anni di squalifica per illecito sportivo

Alla fine della scorsa stagione il Montignoso in una partita passa da 1-0 a 1-4 e l’avversaria va in testa al campionato. La Massese presenta un esposto, il Tribunale riconosce l’illecito

Campionato Juniores, il Montignoso punito con 45 anni di squalifica per illecito sportivo

Dopo mesi di indagini, raccolta di messaggi WhatsApp e di vocali, e tutta una serie di interrogatori in decine di pagine è arrivata una  squalifica per un totale di 44 anni e mezzo e oltre a duemila euro di ammenda e una penalizzazione di 8 punti alla squadra Juniores del Montignoso. Sono pene pesantissime quelle inflitte dal Tribunale Federale a diversi membri della società Montignoso, divise fra il presidente Vitacca, il dirigente Ambrosini, un allenatore, Mori, e ben dieci calciatori dell’Under-19.

I fatti in questione sono avvenuti nelle battute finale del campionato Juniores provinciale di Massa Carrara per la precisione alla partita tra il Montignoso e la Lunigiana Pontremolese. Il Montignoso all’intervallo è avanti 1-0, ma finisce perdere 4-1. La Lunigiana Pontremolese supera la Massese, tecnicamente il terzo incomodo di questa vicenda. Perché la Massese presenta un esposto con un’accusa pesantissima: illecito sportivo (articolo 30 del Codice di Giustizia Sportiva), con la convinzione che il Montignoso abbia perso volutamente quella partita.

Quale sia questa infrazione, tuttavia, non è ancora stato reso noto dal Tribunale, che nel comunicato si è limitato ad indicare come “la motivazione del provvedimento verrà emessa nei termini previsti dalla normativa” e che “a tutti i tesserati è stata contestata la violazione dell’articolo 30, commi 1 e 6, del Codice di Giustizia Sportiva”. Un articolo, il trentesimo, che si riferisce all’illecito sportivo e che nel comma 1 riporta come a costituirlo sia “il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica” mentre nel sesto comma spiega che “le sanzioni sono aggravate in caso di pluralità di illeciti ovvero se lo svolgimento o il risultato della gara è stato alterato oppure se il vantaggio in classifica è stato conseguito”.

Il Montignoso ha fatto sapere che farà ricorso dopo aver letto le motivazioni e che da oggi è da considerarsi in silenzio stampa. con un post sulla propria pagina Facebook annuncia di voler attendere la lettura delle motivazioni “per poter presentare reclamo davanti alla Corte Federale D’Appello e poi sarà il tempo a fare giustizia”. 

Il Tirreno scrive che tra i giocatori squalificati per 4 anni e mezzo c’è anche un giovane calciatore carrarese che è si affidato all’avvocato Vittorio Briganti. Queste le parole dell’avvocato riportate dal Tirreno: «Il ragazzo, non ancora ventenne, nulla ha saputo dell’iter processuale e solo domenica scorsa ha visto nei Comunicati Ufficiali della Federazione che il suo nominativo era inserito tra i deferiti. E oggi (ieri, 12 dicembre ndr) ha letto sul giornale la decisione del Tribunale Sportivo Regionale. Daniele Petriccioli – aggiunge l’avvocato – questo il nome del ragazzo, si dichiara assolutamente estraneo a quello che sarebbe accaduto a Montignoso il 4 maggio 2024. Lui dichiara che, nonostante le voci, quella partita l’ha giocata e voleva assolutamente vincerla. Lo stesso giovane calciatore, al 12° del secondo tempo, nella tre quarti avversaria, ha cercato di rubare palla per riportare in vantaggio la sua squadra, ma, con un provvedimento a lui incomprensibile del giovane arbitro dell’incontro, ha ricevuto un ingiusto secondo giallo ed è dovuto uscire dal campo (i presenti hanno sentito anche Petriccioli insultare l’arbitro per la decisione presa)».

Secondo l’avvocato Briganti, però, «la cosa però più assurda di questa storia è che Daniele Petriccioli non ha avuto modo di potersi difendere. La società ha fatto eleggere domicilio dello stesso presso la sua sede e ha fatto firmare una procura all’Avvocato della stessa. L’iter processuale è formalmente ineccepibile ma, di fatto, il ragazzo non è stato informato di che cosa era accusato, di cosa stesse rischiando e, soprattutto, non gli è stata data la possibilità di essere ascoltato e, quindi non si è potuto difendere. Leggendo gli atti di causa sembrerebbe che avrebbe inviato un messaggio a un amico della squadra vittima della combine. Petriccioli non ricorda assolutamente questo messaggio ma soprattutto, leggendo i documenti a sostegno dell’accusa, lo screenshot prodotto dalla stessa non riporta né il numero né il nominativo di chi avrebbe inviato il messaggio».
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