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Conceição: «Il calcio è molto semplice: c’è una porta in cui fare gol e un’altra dove non bisogna prenderne»

La presentazione del nuovo allenatore del Milan: «I giocatori devono andare a mille». Ibrahimovic: «Abbiamo sbagliato a mandare Fonseca in conferenza»

Conceição: «Il calcio è molto semplice: c’è una porta in cui fare gol e un’altra dove non bisogna prenderne»
Db Milano 22/02/2023 - Champions League / Inter-Porto / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Sergio Conceicao

Dopo l’esonero di Paulo Fonseca, il Milan presenta il nuovo allenatore Sérgio Conceição. L’ex porto esordisce contro la Juventus in Supercoppa italiana in Arabia, proprio contro il figlio, attaccante della Juventus. Con il nuovo allenatore c’è Zlatan Ibrahimovic, dirigente del Milan per conto di RedBird.

Sérgio Conceição: «I giocatori devono andare a mille»

Prima di Conceição, prende la parola Zlatan Ibrahimovic: «Massimo rispetto per Fonseca. Non è riuscito ad avere continuità di risultati. Al Milan sono fondamentali. La decisione che abbiamo preso è stata dopo la partita. Abbiamo fatto un errore, di mandarlo in conferenza stampa. Chiedo scusa ai tifosi. Noi i primi a non essere soddisfatti. La Supercoppa è uno dei nostri obiettivi. La responsabilità non è solo di un allenatore, ma va condivisa con tutti. Nel male e nel bene, il Milan è sempre preparato per il prossimo step. Tutto preparato. Poi arrivato il momento il nuovo tecnico del Milan, Sérgio Conceição. Lui è un vincente, ha avuto già l’esperienza di entrare in corso, a Porto ha fatto grandi risultati. Ieri ha voluto subito squadra in campo. Noi dobbiamo metterlo nelle migliori condizioni per fare il meglio possibile».

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Prende la parola Conceição:

«Sono orgoglioso, è un piacere lavorare in una squadra così grande. Ho affrontato il Milan già in Champions. Si tratta di un passo in avanti nella mia carriera. I tifosi sono l’anima del club, senza loro è difficile vivere e crescere. Noi dobbiamo rispettare questi valori, dobbiamo lavorare per dimostrare di essere all’altezza del Milan. Se sono qua non è un buon segno, qualcosa non è andata bene. La colpa è di tutti, non di una sola persona. Non abbiamo tanto tempo per lavorare. Non ci lamentiamo».

Su cosa andrà a lavorare? Ha già sentito suo figlio?
«Sento i miei figli tutti i giorni, ne ho cinque. Francisco sarà un’avversario adesso, a casa è mio figlio. Noi possiamo cambiare sistema, ma dopo c’è tutta la mentalità della squadre. Questa non è negoziabile. Questa intensità, la fame di arrivare a fine partita sapendo che abbiamo tutto per vincere. Non è facile, io vivo intensamente la partita. Sapete quante volte sono stato espulso in carriera. Loro devono capire che devono avere il luccichio negli occhi quando entrano a Milanello. Devono andare a mille».

Cosa non ha funzionato nel Milan? Problema di gioco o di testa?
«Non è solo una cosa che non è andata bene. Paulo, gli mando un abbraccio, ha avuto anche bellissime partite, altre non tanto. Ma fa parte del lavoro. Noi vogliamo sempre essere perfetti ma non è possibile, giochiamo sempre contro avversari. Noi dobbiamo essere preparati. Non è corretto entrare nei dettagli, perché Fonseca è un professionista serio e bravo».

Chi è Sergio Conceição?
«Tutto diverso. Da giocatore pensiamo di capire tutto di calcio, pensiamo solo al nostro giardino. L’allenatore non dorme neanche. Ci sono molte informazioni, lo stress di voler conoscere ogni cosa in tempi brevi perché tutti sono e tutto è importante qui».

Cosa l’ha convinta a dire si al Milan? Quest’estate?
«La mia situazione con il Porto non è stata un’uscita facile. Il timing per me non è la cosa più importante. Ogni settimana c’era un club che secondo la stampa era interessato a me. Escono notizie che noi non possiamo controllare. Il timing del Milan non è nemmeno importante. Sono arrivato oggi, è stato tutto molto veloce. Perché sono venuto qui? Sto lavorando in una migliore squadra del mondo a livello storico, non potevo dire di no».

La linea dura di Fonseca con il gruppo, l’approccio quale sarà adesso?
«Dipende dalla situazione. Ho 50 anni adesso, cambiare è difficile. Faccio l’allenatore da 13 anni, loro sanno che hanno davanti uno diretto. Questa è la gestione del gruppo, una comunicazione diretta, occhi negli occhi, allenamento al massimo, c’è chi è triste perché non gioca tanto. Ma questo deve dare forza, la pressione fa parte del calcio. Siamo fiduciosi, come ho detto ai giocatori, io posso parlare, parlare ma contano i risultati».

Continuerà con il calcio dominante di Fonseca?
«Io non devo andare dipendendo dall’ambiente. Io vado con le mie convinzioni. Il sistema per me non è tanto importante. Abbiamo anche la strategia che dipende anche dall’avversario. Loro però devono capire i miei principi. Il gioco dominante… per me il calcio è molto semplice: c’è una porta in cui fare gol e un’altra porta dove non bisogna prendere. Per me il tiki taka è metterla dentro».

Il Milan può recuperare in classifica:
«Faremo di tutto per farlo. C’è tanto lavoro da fare. Ci sono giocatori indisponibili, giocatori importanti. Dobbiamo lavorare con quello che abbiamo a disposizione».

Per lei i giocatori sono tutti uguali? Ha parlato con Theo e Leao?
«Per me sono uguali per come gestisco lo spogliatoio. Dipende da quello che fanno in allenamento, ci si allena in maniera seria, al massimo ma non il massimo che pensano loro. Per me non ci sono differenze. Davanti a tutti loro sanno che il discorso per tutti. Dopo ci sono dei discorsi a livello personale, sicuramente il mio discorso personale con Leao sarà diverso rispetto a qualcun altro, hanno caratteri diversi. A me piace conoscere i miei giocatori. Ho parlato con tutti».

Il rapporto con la dirigenza?
«Ognuno ha il suo lavoro. La comunicazione la facciamo tutti i giorni. A me piace entrare dentro i diversi dipartimenti, confrontarmi con gli altri reparti. Ho già parlato con il nutrizionista. Questo è il mio lavoro. Per quello dicevo che è tutto veloce. Con la dirigenza parlerò quando sarà necessario. Siamo qua per andare nella stessa direzione. Vogliamo tutti che il Milan arrivi nei primi quattro posti».

Avete parlato di mercato?
«No, la prima cosa che ho detto è che voglio conoscere bene la squadra, anche Milan Futuro. Dalla mia parte dico».

Quali sono le analogie con il Nantes, preso all’ultimo posto e portato al settimo?
«Situazioni diverse. Grandissimo lavoro di tutti in Francia,  la rosa era diverso, l’ambiente era diverso. non si deve paragonare. La situazione somiglia ma non è la stessa cosa. Io ho la pressione su di me, di essere sempre migliore. Questa pressione ci deve dare una carica in più. Tutti devono prendersi le responsabilità, essere umili, lavorare ed essere fiduciosi».

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