In conferenza: «Prima o poi Kvara e Neres li vedrete insieme. Il livello del nostro campionato si è alzato, è cambiata la visione del gioco»
Antonio Conte, allenatore del Napoli, è intervenuto dal Training Center di Castel Volturno in presentazione della sfida di domani pomeriggio (ore 15) al Maradona contro il Venezia di Di Francesco. I giornalisti sono riuniti in attesa dell’arrivo del mister, i cui dubbi di formazione riguardano soprattutto l’utilizzo eventuale di Neres e Kvaratskhelia dal primo minuto insieme.
Conte: «Prendiamo il secondo tempo di Genova per alzare il nostro livello»
Di seguito le dichiarazioni dell’allenatore del Napoli:
Cosa si aspetta dopo il secondo tempo di Genova?
«Guardiamo il bicchiere mezzo pieno, pensiamo al primo tempo contro il Genoa. Abbiamo cercato di analizzare bene tutti e 95 i minuti di Marassi e siccome so di avere dei ragazzi molto responsabili, prendiamo il secondo tempo come un motivo, uno spunto per continuare a migliorarci. C’è già questa voglia di fare meglio, poi avere anche degli spunti rende alzare il livello più immediato e semplice.»
Firmerebbe per rientrare tra le prime quattro?
«Non mi piace firmare per traguardi minimi, chi mi conosce lo sa benissimo. Ognuno sa benissimo quali sono gli obiettivi e da dove si parte, ma io non firmerei mai per un traguardo minimo. Dobbiamo continuare così, abbiamo fatto 38 punti e sono tanti considerato quella che è stata la nostra partenza. È inevitabile che vogliamo confermarci, vogliamo migliorare e c’è solo un mezzo: lavoro e serietà, con abnegazione. Sapendo che si stanno facendo delle cose positive ma che possiamo farne di altre migliori»
Sulla chiusura dell’anno:
«Vogliamo chiudere l’anno per noi stessi e per i nostri tifosi. Sono stati mesi intensi, vissuti a manetta. L’ambiente è bello, passionale e allenare qui ti dà tantissimo esattamente quanto ti richiede. È una piazza impegnativa sotto diversi aspetti. Nel complesso sono contento, l’obiettivo nostro è quello di non avere nessun rimpianto in nessuna circostanza, che perdiamo o vinciamo. Dobbiamo uscire dal campo con la sensazione di aver dato sempre tutto»
Su Politano, Neres e Kvaratskhelia:
«Su Neres e Kvara insieme ti dico che tutto è possibile. Qualunque calciatore può far parte degli undici iniziali del Napoli, poi c’è l’equilibrio e dipende anche dalla squadra che affrontiamo. Squadre difensive o offensive… insomma ci sono tante valutazioni da fare nella scelta degli uomini. Parliamo comunque di calciatori che possono determinare in una partita: finora abbiamo sempre visto Matteo e Khvicha, poi con David… prima o poi arriverà anche il momento in cui vedrete David e Khvicha. Questo non significa bocciatura per nessuno. Ieri Politano ha avuto un problema intestinale ma oggi si è allenato, valuteremo attentamente»
Sul Venezia:
«Le insidie maggiori sono diverse. Essendo l’ultimo dell’anno si potrebbe avere ancora la testa ai festeggiamenti e questo non lo accetterei per nessun motivo. Dopodiché si può pensare che il Venezia sia da sottovalutare, ma hanno i loro concetti che abbiamo studiato. Hanno fatto due partite importanti di cui una contro l’Inter che fanno sì che sia una squadra da rispettare, dovremo stare attenti.»
Sullo Scudetto:
«Non è neanche finito il girone d’andata, quindi è molto azzardato parlare di corsa tra Inter, Atalanta e Napoli. Certo, si possono pensare tante cose… ma mancano 63 punti – ero bravo in matematica – (ride ndr). Noi vogliamo dar fastidio perché stiamo lavorando tanto, quindi vogliamo migliorare»
L’obiettivo è giocare più minuti come il primo tempo di Genova?
«L’obiettivo è proprio di allungare il minutaggio ad alta qualità. Quello che noi dobbiamo percepire in ogni momento è il tipo di partita si sta giocando e che partita ci viene richiesto di giocare. Dobbiamo migliorare su quello, perché a volte quando lo spartito cambia in corsa non riconosciamo sempre che qualcosa si sta modificando. Dobbiamo migliorare sull’adeguarci a questo, fa parte del lavoro che stiamo facendo. A volte non leggiamo certe situazioni, ma i miei ragazzi hanno un’incredibile applicazione, quindi è un aspetto migliorabile.»
Sui punti raccolti con le medio-piccole:
«Incrocio le dita (ride ndr) pur non volendo essere scaramantici. È normale che quando incontri squadra sulla carta inferiori a te la partita devi vincerla, altrimenti significa che hai mancato di qualcosa. Quando incontri squadra di pari livello o superiori è anche accettabile non raccogliere niente, pur dando il massimo. Le squadre di un livello inferiore al tuo, anche se leggermente inferiore, devi batterle. Dipende da te»
Su Lukaku:
«Romelu è uno dei 21 giocatori che abbiamo e ora è al top. Il fatto è che non è un 9 normale, ha spessore internazionale e il suo curriculum porta ad aspettative importanti sul suo conto che lui deve gestire, continuando a fare quello che sta facendo. Deve sapere – e lo sa benissimo, come lo so io – che ognuno di noi porta con sé delle aspettative e dobbiamo mantenerle. Se in passato hai fatto qualcosa di importante devi cercare di confermarti nel presente e nel futuro»
Sul mercato:
«Non affronterò mai la questione, c’è il club e decideranno loro se c’è da cambiare qualcosa. Spetterà a loro, io ho unicamente chiesto di avere 21 giocatori di movimento per avere due squadre in allenamento ed avere un buon livello»
Sul livello attuale della Serie A:
«Il livello del campionato si è alzato. Rispetto al campionato inglese, per dirne una, noi difettavamo sul discorso dell’intensità. Oggi invece questo parametro si è alzato molto, oltre all’aspetto tattico che trovo nettamente migliore rispetto ai campionati esteri. C’è stata un’evoluzione su tanti aspetti calcistici, anche proprio come allenatori e di visione del gioco. Lo si vede anche in Europa, non solo dalle mie opinioni: l’Atalanta ha vinto l’Europa League, l’Inter è arrivata in finale di Champions, la Fiorentina due volte in finale di Conference. Sono segnali importanti che fanno capire che in Italia siamo andati avanti, questo rende il nostro campionato bello e difficile. È sempre stato difficile affrontare le squadre italiane per il discorso tattico, poiché noi in Italia prepariamo tantissimo le gare sull’avversario, ma oggi siamo anche cresciuti tanto come proposta di gioco. Siamo sempre stati visti come un modello da seguire nel mondo, al di là dello stile di calcio legato al nostro Paese»