Il Corriere di Bergamo rimprovera Zaniolo per l’esultanza “sguaiata” e lo invita a uniformarsi allo stile della casa. Ipocrisia da Oscar considerando Gasperini
S’è tolto la maglia, nientemeno. Sguaiato d’uno Zaniolo. Cafone, ScVeanzato. A Bergamo, Alta per battesimo geografico, non usa. Non si fa. In società – l’Atalanta – hanno ben altra etichetta. Il Corriere di Bergamo la chiama “sobrietà”. Ecco: Zaniolo, scrive il giornale, “deve imparare la sobrietà da Atalanta che al momento non conosce”.
Che l’esultanza da ex redivivo in faccia alla Roma andasse di traverso nella capitale era una previsione banale. Figurarsi: il calcio italiano è un ambiente da educande, che notoriamente non ammette sconcezze. Non si festeggia un gol contro chi ti ha stipendiato, c’è tutto un galateo, un cerimoniale omertoso della celebrazione da rispettare. Ci viene in mente il povero Quagliarella, che essendo alla fine di una lunga carriera ex di praticamente ogni avversario, quando segnava era costretto a pubblici atti di contrizione; poi correva a casa ad esultare, in bagno. Tipo Fantozzi colpito con un martello da Filini che si tappa la bocca per non infastidire i tedeschi del camping (“basta! Italiani tutta pizza mandolino!”). Vabbè ci siamo capiti, non divaghiamo.
Fa molta tenerezza la pretesa della stampa locale di Bergamo di tradursi – la fortissima Atalanta e di sponda tutto l’ambiente, media compresi – in un mondo un po’ fumettistico, di pura fiction. La tradizionale eleganza dell’Atalanta, la misura, la temperanza. La sobrietà, appunto.
Prendiamo, come esempio, il leader: Gian Piero Gasperini, detto Il Sobrio.
Era sobrio, Gasperini, quando un paio di settimane fa ha rivolto “reiteratamente al Quarto Ufficiale epiteti insultanti”, in Parma-Atalanta. L’epiteto reiterato era “deficiente”: due giornate di squalifica e una multa di 10.000 euro.
Era sobrio, Gasperini, quando nel 2020 – a Bergamo i camion dell’Esercito portavano via i cadaveri del Covid – con fanciullesco candore ammise in un’intervista alla Gazzetta dello Sport di essere andato allo stadio, a Valencia, con il Covid. Violando tutte le raccomandazioni sanitarie dalle autorità.
Era sobrio, Gasperini, quando – primavera dello scorso anno – dopo un pareggio a Firenze con la Fiorentina, rientrando negli spogliatoi prima offese il personale dello stadio e poi si scatenò contro i dirigenti viola con – citiamo il Corriere dello Sport – “una pioggia di altri insulti, sfiorando il contatto fisico”.
Era sobrio, Gasperini, quando a bordo campo non dava tregua all’arbitro di un’Atalanta-Bologna fino a far sbottare il dirimpettaio Mihajlovic (“Mandalo fuori, ha rotto il cazzo!”). “Perché a me? Ma cosa fai! Tutta ‘sta caciara qua”, protestò quando fu effettivamente espulso. Ed era effettivamente sobrio quando uscendo dal campo urlò a squarciagola: “Fai il fenomeno, fai il fenomeno” a Mihajlovic.
Era sobrio, Gasperini, quando quasi venne alle mani con il Papu Gomez dopo che quest’ultimo gli aveva mancato di rispetto disobbedendo ad un’indicazione tattica. “Negli spogliatoi ha oltrepassato i limiti ed ha cercato di aggredirmi fisicamente”, racconterà poi il giocatore con poca sobrietà.
Era sobrio, Gasperini, e ancor più sobrio il team manager dell’Atalanta Maioli, quando chiamarono “coglione” e “terrone di merda” un tifoso del Napoli che li provocava alla stazione di Treviglio. Il club in una nota – altrettanto sobria – si dichiarò “vicina al proprio tesserato”.
Potremmo continuare – basta fare una ricerca su Google per rintracciare altra aneddotica – ma non vorremmo eccedere. L’incontinenza è il primo passo sulla via dell’esagerazione. Zaniolo, prendi esempio. E infila quella benedetta maglia nei pantaloni.