Aveva 89 anni. Grande firma della Stampa e del Guerin Sportivo, ha diretto Tuttosport: “Sono un uomo fortunato, perché non sono nato donna in Afghanistan e sono nato a Torino senza mai diventare tifoso della Juve”
Gian Paolo Ormezzano è morto a causa di un malore improvviso stamattina, nella sua casa di via Sismonda a Torino. Aveva 89 anni. È stato uno dei grandi maestri del giornalismo sportivo italiano. Firma de La Stampa e del Guerin Sportivo, per anni direttore responsabile di Tuttosport. Tifoso del Torino doc. Dopo essere andato in pensione ha diretto una rivista specializzata in servizi funebri, si chiamava La Buona Sera (sottotitolo: Periodico di Vita, Morte e Miracoli), aveva una veste grafica elegantemente patinata, con collaboratori di prestigio tra cui Enzo Biagi. “Il mio stipendio non prevedeva denaro, ma vacanze gratis in Costa Smeralda. La Buona Sera veniva inviata gratis solo a personaggi di spicco”.
“Sono un uomo due volte fortunato – ha detto in una bellissima intervista di qualche tempo fa al Giornale – La prima perché non sono nato donna in Afghanistan; la seconda perché sono nato a Torino senza mai diventare tifoso della Juve“.
Nella stessa intervista raccontava di quando, inviato a Berlino, le sue finanze furono prosciugate in un night club da “due sanguisughe travestite. Mi salvò Gino Palumbo. Il direttore che, insieme con Antonio Ghirelli, ho amato di più. Gino mi disse: “Non ti preoccupare, scrivi quello che vuoi, ti pagherò bene”. E così risollevai le mie finanze”.
“Ho sempre lavorato in piena libertà anche perché i miei “padroni” sapevano che avevo il “vaffa” facile e quindi si mettevano nelle condizioni di non essere mandati a quel paese. Anche se… tanti anni proposi a un noto magazine un reportage dal titolo “Io, seduto sul cesso di Gianni Minà”. Però non se ne fece niente”.
Il racconto del «cesso di Gianni Minà» è imperdibile: “Proprio davanti alla tazza del wc di Gianni c’è una grande parete con le fotografie di molti dei suoi celebri personaggi intervistati in 60 anni di carriera. E ti assicuro che essere guardati nei tuoi momenti più intimi da personaggi come Fidel Castro, Maradona, Mohammed Alì, Robert De Niro ecc. è un’esperienza emozionante. Gianni era per me più di un amico, un fratello. Frequentavo molto casa sua e, avendo una certa età, in bagno ci vado di frequente”.
Il rapporto con Enzo Ferrari, Enzo Bearzot e Livio Berruti. “Enzo Ferrari aveva un solo difetto: si fidava di me. Con Enzo Bearzot c’era un feeling speciale. A Livio Berruti continuo a fare da autista oggi che ha 82 anni e si muove con le stampelle così come lo scorrazzavo in una “500” quando era campione del mondo dei 200 metri”.
E poi con Giampiero Boniperti: “Giampiero è morto proprio durante i giorni in cui io ero ricoverato per il Covid. Per lui ho diretto, “in incognito”, il periodico Hurrà Juventus“.
Ormezzano è quasi morto di Covid. E’ stato ricoverato cinque volte in un mese. E ha raccontato quella terribile esperienza in una bella pagina per il Corriere di Torino: “Ho assistito a scene degradanti ma anche a eroiche solidarietà. Il bene e il male tra spirito di abnegazione e distruzione della dignità umana. Avevo i polmoni invasi dal virus. I miei vicini di letto erano immobili col casco in testa e cannule nel naso. Respiri uguali a rantoli. Poi, improvvisamente, sparivano nel nulla. Come fantasmi. Ne ho contati a decine. Poi ho preferito smettere.
“Mi hanno salvato le mentine che ho sempre preferito alle sigarette. Il fatto di non essere un tabagista si è rivelato un aiuto fondamentale”.