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I soldi di Abramovich per la vendita del Chelsea sono congelati per il terzo anno consecutivo (Telegraph)

Si tratta di 2,35 miliardi sterline. Abramovich ha promesso che sarebbero stati spesi per l’Ucraina ma adesso è in disaccordo con il governo su come verrà speso

I soldi di Abramovich per la vendita del Chelsea sono congelati per il terzo anno consecutivo (Telegraph)
Imago Londra (Inghilterra) 09/05/2010 - Premier League / Chelsea-Wigan / foto Imago/Image Sport nella foto: Roman Abramovich ONLY ITALY

Il fondo da 2,35 miliardi di sterline per la vendita del Chelsea trascorrerà il terzo anno in sospeso, mentre Roman Abramovich (l’ex presidente ed ex proprietario del club, ndr) resta in disaccordo con i ministri su come verrà speso per le vittime di guerra“. Lo scrive il Telegraph.

Già nella primavera del 2022, il governo aveva preteso che la somma della vendita del Chelsea venisse spesa in Ucraina. In quel momento, l’invasione russa aveva prodotto conseguenze anche per i magnati russi sparsi nel mondo, come Abramovich. L’ex patron dei Blues per via della vicinanza con il presidente Putin è stato infatti colpito dalle restrizioni. Una volta venduto il Chelsea, “il ricavato rimane su un conto congelato” per il terzo anno di fila. È stato “stanziato solo un piccolo acconto per coprire le spese legali per la costituzione della fondazione proposta“.

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Abramovich aveva promesso di utilizzare i fondi per l’Ucraina

Quando Abramovich ha messo in vendita il Chelsea, aveva anche promesso che i proventi sarebbero andati a “tutte le vittime della guerra in Ucraina”. Otto giorni dopo ha dovuto affrontare un’azione legale per presunti legami con Vladimir Putin.

Anche il governo inglese avevano assicurato che “il denaro sarebbe stato speso “esclusivamente” in Ucraina”. Tuttavia, “tale mossa ha lasciato perplesso il settore umanitario”. Infatti “Mike Penrose, ex direttore generale dell’Unicef ​​nel Regno Unito, era stato incaricato di creare una fondazione indipendente” per raccogliere fondi da destinare alle esigenze in Ucraina. Anche Save the Children, ha chiesto “ai ministri di stanziare i fondi per sostenere pienamente le conseguenze umanitarie della guerra in Ucraina“.

In questo caos burocratico, “i proventi sono attualmente congelati in un conto bancario nel Regno Unito, mentre viene istituita una nuova fondazione indipendente per gestire e distribuire il denaro“.

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