Il suo è un possesso palla contemplativo, difensivo. Non è godurioso come quello di Gasperini o De Zerbi. Ma si sapeva, bastava guardare il Bologna
Il calcio di Thiago Motta è tutto preliminari, non si arriva mai al dunque
Fare l’amore può portare a diversi risultati. Godere, ad esempio. Oppure procreare. Il possesso palla di Thiago Motta è un amplesso teso a godere poco e (come dimostreremo) senza procreazione. Ed è esattamente la posizione del missionario: perché Thiago, alternando tre play contro il Venezia sente il missionario dentro di lui, quello della divulgazione del nuovo calcio. Procreando veramente poco. Ci perdoneranno le associazioni pro-life o le femministe (soprattutto quelle della domenica): non vogliamo offendere nessuno con delle metafore azzardate, ma il godimento e la procreazione del possesso palla mentre stiamo vivendo Bologna-Fiorentina è forte. Molto forte.
E cancella stereotipi: perché esiste un possesso palla fatto per procreare, per creare un’azione pericolosa ad ogni nuovo sviluppo. È quello che ci ha insegnato Guardiola. È quello che sta rendendo meraviglioso Maresca al Chelsea. Poi, c’è il possesso teso a difendere. Quello che è stato il mantra di Thiago Motta, allo Spezia come al Bologna. Sorprendersi che lo faccia alla Juve è per chi non ha mai visto una partita dell’allenatore italo-brasiliano, oppure si aspettava che andando a Torino potesse cambiare idea. Non lo ha fatto e non lo farà. Thiago ama difendersi, con la palla. Per questo il suo non è un sesso travolgente, non ti ammazza i sensi. Non è De Zerbi che ti brucia di passione. Non è Italiano, né soprattutto Gasperini. Thiago è un preliminare lungo, molto lungo: per fare un tiro verso lo specchio porta gli servono, in media (dati fbref.com), 171 passaggi provati contro i 102 dell’Atalanta. Anche una squadra con un’attitudine difensiva molto spiccata come il Napoli di Conte preferisce andare giù più diretto: 138 passaggi per un tiro nello specchio. Come a dire: dai, qualcosa nei preliminari la facciamo la prossima volta.
Thiago Motta è una delusione solo per chi non lo conosceva
Continuare a sorprendersi per questo modo di stare in campo, per questo modo di giocare della Juventus è stucchevole e dimostra come in Italia in tanti vedano calcio, in pochi lo osservano con l’attenzione che meriterebbe questo sport. Giuntoli non è scemo: in questo momento è solo sfortunato. Non avrebbe mai cancellato il dna della Juventus, almeno non al secondo anno della sua gestione. Aveva bisogno di un allenatore che gli consentisse, nell’ordine, di:
– mantenere la solidità difensiva, quella che fa parte della storia della Juve
– togliersi dalle balle l’uomo che gli remava contro
– fare un’operazione marketing (più di packaging) per dire che la Juve appartiene alla nouvelle cuisine e non alle trattorie europee.
Una roba gattopardiana ma cantata da Tony Effe: da sesso e samba a possesso e palla. Thiago resta una delusione per chi si aspettava quello che Adani e Co. Avevano fatto immaginare e una gioia per gli allegriani che auspicavano il fallimento per far tornare la Juve nelle grinfie del risultatismo più bieco. Sta di fatto, ha ragione Eusebio Di Francesco: quelli di ieri, per il Venezia sono stati due punti persi. E questo dice tutto.