“Il Tottenham non è una squadra seria. Il tecnico ha generato una cultura in cui il progresso è slegato dai risultati. Conta solo il divertimento”
“Il Tottenham non fa sul serio”, scrive il Guardian. Il Liverpool sì, loro si che fanno sul serio. “Non sono a Londra per souvenir o visite turistiche. Hanno avuto una partita quattro giorni prima, ne hanno un’altra tra quattro giorni, e quindi tutto ciò che vogliono veramente per Natale è arrivare, fare punti e andarsene. Preferirebbero farlo pulito. Ma lo faranno sporco se necessario”. E invece gli altri no, scrive Jonathan Liew: “Vince in modo spettacolare, e poi perde in modo spettacolare, negli ultimi due anni ha generato una cultura in cui il progresso è sostanzialmente slegato dai risultati. Le posizioni in campionato non hanno importanza. La qualificazione alla Champions League non è un obiettivo, perché l’intero successo di questa operazione multimiliardaria è orientato al fatto che un uomo australiano di mezza età senta che le sue idee hanno preso piede questa settimana o meno”.
Insomma è il trionfo del dogma del “mio gioco”, o almeno quello di Postecoglou. Che va al si là di tutto. “Ci sono vantaggi chiari e tangibili in questo approccio – continua il Guardian – Soprattutto, è molto divertente. Questo è calcio espressivo senza compromessi. Questo è il mondo dello spettacolo, ed è un argomento piuttosto convincente se non ti preoccupi molto di chi vince”.
“Ma ci sono anche degli svantaggi nell’essere una squadra poco seria, e forse li vedi più chiaramente quando ti imbatti in una squadra seria”. Con un “un allenatore che crede che il suo lavoro sia far fare bella figura ai suoi giocatori, piuttosto che il contrario”.
Liew non si capacita dei gol che prende il Tottenham. “La vera domanda è: perché pensano queste cose? Come ha fatto il Tottenham ad essere così sfortunato da ritrovarsi con così tanti calciatori internazionali che sembrano prendere decisioni terribili nei momenti chiave? Sono solo giocatori scarsi, incapaci di leggere una situazione? O sono stati lentamente stufati in una cultura in cui l’impegno totale è un sostituto accettabile del giudizio? In cui la prova del nove della tua qualità non è ciò che hai fatto, o ciò che è realmente accaduto, ma quanto lealmente hai aderito all’ideologia?”.
“Gli ultimi 20 minuti, mentre il Tottenham lottava per rimontare dal 5-1 al 5-3, sono stati i più istruttivi di tutti. Gli Spurs hanno continuato a provare a fare irruzione nell’area del Liverpool. Il Liverpool ha continuato a liberarla, tranne quando giochi contro gli Spurs, dove ogni liberazione è anche un passaggio filtrante. E in mezzo alla carneficina del secondo tempo, c’era anche un’immensa e minacciosa freddezza, l’infallibile capacità di eseguire sotto pressione la cosa richiesta e di continuare a farlo ancora e ancora. Questa è la differenza tra una squadra seria e una non seria”.
“E non c’è nulla di inevitabile in questo. Tottenham e Liverpool possono sembrare distanti, ma in realtà sono l’ottavo e il settimo club più ricchi al mondo, che pescano nella stessa acqua. Il Tottenham avrebbe potuto avere Arne Slot nel 2023. Il Tottenham avrebbe potuto avere Díaz nel 2022. Il Tottenham avrebbe potuto assemblare una struttura di backroom adeguata anni fa, invece di lasciare il proprio destino nelle mani di una spirale di manager famosi”.