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Il New York Times sbugiarda gli studi cinesi sul doping dei 23 nuotatori. E inguaia la Wada

Il giornale ha avuto la ricerca che la Wada s’era fatta bastare, e l’ha fatta esaminare dai suoi esperti: in un contesto scientifico verrebbe derisa

Il New York Times sbugiarda gli studi cinesi sul doping dei 23 nuotatori. E inguaia la Wada
World Anti-Doping Agency (WADA) Swiss Director General Olivier Niggli delivers a speech at the opening of the two-day annual WADA symposium in Lausanne, Switzerland, on March 12, 2024. The annual WADA Symposium brings together practitioners from international federations, national and regional anti-doping organisations and major event organisations with the aim of advancing the global anti-doping program. Fabrice COFFRINI / AFP

Il New York Times ha deciso di andare a fondo alla infinita querelle sui 23 nuotatori cinesi positivi per doping e mai squalificati. Una vicenda che è diventata la breccia dello scontro politico l’agenzia antidoping americana (l’Usada) e la ormai famigerata Wada. Il Nyt ha ottenuto una copia della difesa scientifica dei cinesi e l’ha condivisa con cinque scienziati esperti in ricerca, antidoping e tossicologia. Risultato? “Tutti e cinque hanno affermato che le conclusioni cinesi non sono intellettualmente oneste”,

I dati, dice il dottor David Juurlink, capo della Divisione di farmacologia clinica e tossicologia presso l’Università di Toronto, “danno una conclusione che non è supportata da ciò che hanno trovato nel loro studio. Se lo inviassi a una rivista scientifica degna di questo nome, quella conclusione verrebbe derisa“.

Si tratta dello stesso studio che l’Agenzia mondiale antidoping ha citato nel tentativo di rispondere le critiche secondo cui avrebbe chiuso un occhio davanti ai casi cinesi.

I test di routine avevano scoperto che 23 nuotatori, tra cui alcuni che avrebbero vinto medaglie a Tokyo, erano positivi alla trimetazidina, un farmaco per il cuore. Il farmaco, noto come Tmz, aiuta gli atleti ad allenarsi più duramente e a recuperare più rapidamente. I livelli di Tmz erano minimi. Nelle settimane successive l’organizzazione nazionale antidoping cinese e le autorità di pubblica sicurezza cinesi hanno avviato indagini separate. Entrambe avviando sperimentazioni su 144 volontari di età compresa tra 18 e 32 anni a cui hanno somministrato dosi diverse di Tmz per poi verificare la rapidità con cui la sostanza veniva eliminata dall’organismo.

Ovviamente per i cinesi i risultati escludevano il doping, indicando invece una contaminazione accidentale. Affermando di non avere prove per contestare la conclusione cinese, la Wada (che dovrebbe controllare le decisioni delle autorità nazionali) ha lasciato perdere il caso.

Invece gli esperti interpellati dal New York Times dicono che “i dati provenienti dagli studi clinici condotti in Cina mostrano solo il modo in cui l’organismo metabolizza il farmaco nel tempo, e non mostrano se i livelli riscontrati nell’organismo dei nuotatori potrebbero essere stati causati da doping intenzionale o contaminazione accidentale”.

“Gli interrogativi sollevati da quanto riferito dagli esperti esterni al Times – continua il giornale – stanno alimentando ulteriori preoccupazioni tra i membri del Congresso che hanno insistito affinché la Wada richiedesse maggiore trasparenza e responsabilità”.

La Wada ha fatto ostruzionismo e i suoi funzionari abbiano mentito anche al Congresso”, ha affermato la senatrice repubblicana del Tennessee Marsha Blackburn ricordando che gli Stati Uniti contribuiscono al bilancio della Wada più di qualsiasi altro paese.

I cinesi, dicono gli esperti, non sembrano aver preso in seria considerazione il fatto che i test positivi avrebbero potuto essere semplicemente la fine di una dose completa assunta 11 o più giorni dopo l’assunzione del farmaco. Quando un farmaco passa attraverso il corpo bassi livelli di esso possono essere rilevati un giorno e ignorati il ​​giorno dopo, a seconda di quanta acqua c’è nell’organismo di una persona e di come il corpo elabora il farmaco.

Ma senza essere in grado di confutare la teoria, la Wada si è sentita costretta ad accettarla anche se continuava ad avere dubbi.

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