Il quotidiano si conferma il più intellettualmente onesto sul progetto bianconero. Thiago ha giocato nel Barcellona, nel Psg, sa cosa sono le grandi squadre
La Juventus e la pareggite. Tuttosport titola: “Ma che Juve è?”
Tuttosport si conferma il quotidiano intellettualmente più onesto sulla Juventus del nuovo corso.
All’indomani del 2-2 con la Fiorentina scrive il direttore Guido Vaciago:
No, la partita più importante non è la prossima. Thiago Motta, ci scuserà se dissentiamo e ragioniamo invece sulle prime ventiquattro fin quei giocate. Perché non ci stiamo capendo molto e la sgusciante vaghezza di certe sue risposte lascia intatti molti dubbi, inevase alcune domande, ma soprattutto fa crescere una preoccupante convinzione: questa Juventus non è una grande squadra. All’undicesimo pareggio in diciotto partite, la patente da grande te la sospendono e non per una novità del nuovo codice della strada, ma per la stupidità di alcuni degli undici pari e per il fatto che almeno sette erano del tutto evitabili e una grande squadra ne avrebbe trasformati almeno cinque in vittorie.
Una grande squadra, per esempio, chiude con il colpo di grazia le partite come quella contro la Fiorentina; oppure le controlla sul
serio, senza strafalcioni difensivi e regali agli avversari. È questa, infatti, la caratteristica che più concretamente separa le grandi squadre dalle buone squadre. E la Juventus, oggi, sembra proprio una buona squadra. Niente di meno e niente di più. Una buona squadra, non una grande. Una grande squadra, infatti, non ha la fragilità che la Juventus mostra da ottobre in poi.
E ancora:
La Juventus è sempre sul filo, raramente ha dato l’impressione di avere in pugno la partita e di non farsela sfuggire, anzi si ha sempre la sensazione che possa succedere qualcosa, che uno scivolone, reale o metaforico che sia, possa compromettere lo sforzo compiuto fino a quel momento. E di sforzo si tratta, perché la Juventus fa dannatamente fatica nello sfruttare tutta la qualità tecnica di cui è dotata, come un’automobile sportiva che non riesce a mettere a terra i suoi cavalli. Tutto questo inizia a essere un problema, perché se non è obbligata a vincere lo scudetto, la Juventus è comunque obbligata a ragionare e comportarsi da grande squadra. […]
Un’altra manciata di pareggi porterebbe, dopo il Benfica, a ragionare più seriamente sulla reale dimensione della Juventus, che può ancora diventare grande, ma deve mettersi a fare la grande. E non è necessario che qualcuno spieghi cosa significhi “fare la grande” a Thiago Motta, uno che ha giocato nel Barcellona, nell’Inter di Mourinho e nel Paris Saint Germain. Piuttosto lui deve spiegarlo ai suoi giocatori”.