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La formazione “di calcetto” del Napoli all time, scelta dal Guardian: Garella, Ferrara, Hamsik, Kvara e Maradona

Il “giochetto” del giornale inglese: ecco perché hanno scelto questi cinque. Garella aveva uno stile caotico ma efficace

La formazione “di calcetto” del Napoli all time, scelta dal Guardian: Garella, Ferrara, Hamsik, Kvara e Maradona
Mg Bergamo 03/12/2018 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Marek Hamsik

Al Guardian si sono inventati un giochetto un po’ strano, di quelli che si fanno sempre alla fine dell’anno: uno scrittore chiamato a fare una formazione di calcio a 5 con i migliori della storia di una squadra a cui sono affezionati per qualche motivo. Per James Oddy questa squadra è il Napoli.

“Il Napoli è la mia squadra – scrive – C’è qualcosa nella natura outsider e sfavorita del club e della città che mi ha sempre attratto. Non fanno parte della vecchia guardia tradizionale delle società. In quanto tali, le mie selezioni in questa squadra sono molto più personali di quelle di alcuni degli altri club che ho scelto. Ho comunque avuto una sorta di criterio, con giocatori che attingono da tre grandi epoche del club. Le prime due squadre del Napoli vincitrici dello scudetto erano piene di carattere e sono giustamente e immensamente amate; la mia squadra preferita del Napoli, la sfortunata squadra di Sarri della fine degli anni 2010, e poi la squadra vincitrice del titolo più recente del 2022. Tutte queste squadre hanno giocato un calcio emozionante e offensivo ed è stato esaltante guardarle”.

E insomma, ecco la formazione di calcetto del Napoli all time.

Claudio Garella – perché “aveva un portamento quasi goffo finché non arrivava il momento di effettuare una parata. Spettacolare, balzando in aria e quasi attaccando la palla per respingerla. Il suo era uno stile di parata dei tiri notoriamente poco ortodosso, quasi caotico, ma efficace. Forse non il più costante a volte, ma sarebbe divertente guardarlo giocare a calcetto!”.

Ciro Ferrara – “Ci deve essere qualcosa nell’acqua a Napoli, perché la città ha prodotto alcuni grandi difensori. Il più vincente di tutti è stato Ferrara. Ferrara era il baluardo. Sapeva crossare, passare e fare delle corse quando necessario, grandi abilità per il calcetto. Ma era anche disciplinato e sapeva giocare come difensore centrale in stile moderno o libero di vecchia scuola quando l’occasione lo richiedeva”.

Marek Hamsik – “Triangoli di passaggio intricati, fluidità, sottigliezza mescolata a immediatezza, è stato un piacere da guardare. Al centro di tutto questo movimento e creatività c’era lui. Un’ala, un numero 10 e un regista arretrato; sapeva fare tutto e spesso lo faceva nella stessa partita. Aggiungete la sua versatilità con le sue capacità di leadership e la capacità di segnare da lontano e capirete perché è stato incredibilmente sfortunato a non vincere mai un titolo nei suoi 12 anni al club”.

Khvicha Kvaratskhelia – “Senza dubbio uno dei giocatori più influenti ad aver indossato la maglia del Ciucciariello. Kvaratskhelia è un giocatore così unico; visivamente sembra un po’ un ritorno al passato. Con la sua massa di capelli, le fasce per il sudore, il nastro per i polsi e il comportamento languido a volte potrebbe essere scambiato per un giocatore di lusso degli anni ’70. Eppure, in pratica, è l’attaccante moderno completo”.

Diego Maradona – “Il più grande calciatore di tutti i tempi, secondo la mia modesta opinione, e la mia visione si basa in gran parte sulle sue imprese a Napoli. Maradona poteva segnare tutti i tipi di gol, raggiungendo la doppia cifra in ciascuna delle sue sette stagioni. Era anche l’archetipo del numero 10, un concentrato di energia, e sapeva creare occasioni con dribbling e passaggi che sembrano ancora incredibili. Era anche un genio dei calci piazzati. Ma erano anche la sua passione, il suo coraggio, la sua sicurezza, il suo ego, il suo carisma e la sua determinazione che hanno spinto il Napoli alle vette del successo. Questo indicatore di grandezza non è quantificabile in termini di statistiche, XG o altro. Non ha solo incarnato il Napoli come club o Napoli come città; ha incarnato un’intera era del calcio. Cosa darei per vederlo capitano di questa squadra su un campo da calcetto”.

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