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La solitudine culturale di Conte che a Napoli è come la bambina di “Incantesimo napoletano”

È bastato un secondo tempo di sofferenza apparente per risollevare il venticello sciocco della critica ideologica

La solitudine culturale di Conte che a Napoli è come la bambina di “Incantesimo napoletano”
Ni Napoli 04/10/2024 - campionato di calcio Serie A / Napoli-Como / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Antonio Conte

La solitudine culturale di Conte che a Napoli è come la bambina di “Incantesimo napoletano”

La solitudine dei numeri uno. È quella che sta vivendo Antonio Conte in questa sua prima stagione partenopea. Napoli è ideologicamente lontana dal tecnico leccese, città abituata a non dirsi la verità e a non riconoscere i propri difetti e i propri limiti. “Mister perché non facciamo possesso palla?” “Perché io voglio vincere”. Questa sarebbe la risposta tranchant ai novantunisti nostalgici, quella della mitopoiesi del bel giuoco. La tifoseria, allattata e nutrita a pane e lamenti arbitrali, anche da una critica statica e molto poco stimolante, non perde occasione di evidenziare il dissidio culturale con un Napoli che in solitudine, con una società tornata al proprio ruolo, sta scalando nuovamente le classifiche della credibilità, oltre che del campionato.

È bastato un secondo tempo di sofferenza apparente per risollevare il venticello sciocco della critica ideologica. Il Napoli continua sempre di più ad essere immagine del proprio pigmalione. Sono bastati pochi mesi per costruire un qualcosa che nel tempo, e con uomini ancor più efficaci degli attuali, sarà assolutamente duratura. In totale antitesi con la vulgata che vuole Antonio Conte ideologo e fautore della strategia della terra bruciata. Se l’Inter di oggi è tuttavia la squadra da battere, molti meriti lo spogliatoio nerazzurro li riconosce ancora ad Antonio Conte.

Certamente fanno comodo al tecnico l’opposizione cittadina, e la posizione più defilata di inseguitrice, piuttosto che di lepre. Due punti dalla bellissima Atalanta non sono incolmabili. La partita di Bergamo a domicilio potrebbe essere fotocopia della partita di andata, con gli ospiti più liberi mentalmente. Del resto il Napoli fino a maggio ha soltanto ventuno partite da giocare, rispetto alle primissime. Ricostruire a fari spenti, anche con la critica non troppo favorevole, è il campo che Conte preferisce più di tutti. Così nacque il suo primo scudetto da capoallenatore della Juve. Quello a cui tiene di più. Più passerà il tempo, più cresceranno consapevolezza e compattezza dei calciatori azzurri. Senza dimenticare che, per continuare a correre, è urgente sopperire all’assenza di Buongiorno in maniera credibile.

Napoli assiste inerte. Si attendono più le sconfitte che le vittorie, per darsi di gomito, sussurrando “rimane semp nu juventin‘”. Non c’è comprensione tra il bellissimo percorso di ricostruzione iniziato dal Napoli di Conte, dopo il disastro della passata stagione, e i propri tifosi. I tifosi, come i genitori del film “Incantesimo napoletano”, che avevano una figlia nata e vissuta a Napoli, ma che parlava con marcato accento meneghino, vedono nel lavoro di Conte a Napoli tutte quelle caratteristiche che hanno sempre detestato, per non provare a capirlo. Il Napoli della ricostruzione non ha con sé le stimmate della squadra destinata a dare spettacolo. Ma per fortuna porta nei propri chip d’apprendimento le caratteristiche di un calcio serio, solido, autorevole. Una Napoli fatto di credibilità. Caratteristica che con la città non ha nulla a che fare.

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