I media subiscono passivamente gli stati d’animo dei tecnici. Così non ha senso. Mentre in Inghilterra ancora celebrano una sua conferenza al Tottenham
La triste non conferenza di Conte ci ricorda che il rapporto media-allenatori è troppo sbilanciato
Ne scrivemmo sul Napolista l’anno scorso. La nostra proposta per il rapporto mediatico con gli allenatori non è cambiata. Si scrivono le domande su una lavagna elettronica. L’allenatore le legge: se accetta, risponde. Altrimenti amen. Ovviamente sarebbe una soluzione per evitare quelle domande accondiscendenti che hanno il solo obiettivo di far rispondere l’interlocutore nel tentativo di trattenerlo qualche secondo più. Una giornalistizzazione del “Ne me quitte pas” di Jacques Brel. Perché, in genere, alla prima domanda scomoda (ma oggi è considerata scomoda qualsiasi domanda, pure sul tressette) l’allenatore comincia a sbraitare oppure se ne va. Quello tra allenatori e giornalisti è un rapporto diventato troppo sbilanciato. I media contano e pesano pochissimo e di fatto subiscono passivamente gli stati d’animo dei tecnici.
(Il giornalismo tappetino dei post-partita, bullizzato dagli allenatori)
Oggi a Napoli, in conferenza stampa, a Conte neanche domande scomode sono state poste. Ma il tecnico ugualmente non aveva voglia. Risposte telegrafiche che hanno creato un clima d’imbarazzo. In genere fin qui aveva sempre risposto. Magari a volte con asprezza (neanche tanta). La scorsa settimana fu protagonista dello sfogo sulla semplicità con cui a Napoli viene coniugato il verbo vincere e ne tessemmo l’elogio. Aveva espresso un concetto: poteva piacere o meno. A noi piacque. In città c’è un clima assurdo, non c’è alcun dubbio (anche se la tifoseria è divisa). Sembra che il Napoli sia in zona retrocessione e non secondo in classifica. Il decimo posto è già bello che dimenticato.
Ma andare in conferenza stampa per rispondere quasi a monosillabi – in tutto nove minuti, c’è chi dice otto – è stato sgradevole. E conferma l’inutilità di questi appuntamenti. Al pari di quelle frasi fatte che condiscono l’80% di questi incontri. Se uno non ha voglia, lo dice. Con questo atteggiamento Conte ha raggiunto l’unico obiettivo di trasferire l’idea di una squadra nervosa e sotto tensione. Non benissimo, considerando che il Napoli fino a prova contraria è ancora secondo in classifica. È stato il primo vero (e brutto) scivolone mediatico di Conte che invece fin qui non ne aveva sbagliata mezza.
Una triste performance che arriva proprio nel giorno in cui in Inghilterra, per l’ennesima volta, hanno ricordato la conferenza stampa in cui al Tottenham vestì i panni di Nanni Moretti. Nanni disse a piazza Navona che “con questi dirigenti non vinceremo mai”. Era l’anno 2002 se non ricordiamo male. Fu l’inizio della stagione dei girotondi. Conte disse più o meno che al Tottenham non si sarebbe mai vinto niente, che mancava la tensione agonistica con cui si conquistano i risultati. Che i calciatori erano deresponsabilizzati. E che con la presidenza Levy in vent’anni, guarda caso, non era stato alzato nemmeno un trofeo. Concluse dicendo «potrete cambiare tutti gli allenatori che volete, nulla cambierà». Profezia che è diventata indimenticabile nell’ambiente Spurs, anche perché proprio così è andata. Una performance paragonabile a quella di Trapattoni al Bayern (anche se col Trap siamo a livelli siderali, irraggiungibili, ma il Trap è il Trap).
Al Telegraph l’hanno ricordata perché il Tottenham domenica torna a giocare a Southampton dove (dopo un 3-3 in rimonta subita) ci fu lo sfogo. Nello stesso giorno a Napoli, è andata in scena la non conferenza. Che speriamo non passi alla storia per aver preceduto un brutto scivolone.