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Più calcio inventa Conte, più forte diventa il Napoli

Raspadori non è stato un cambio per mettere un attaccante in più, c’era un lavoro, un’idea. Gli esterni a piede invertito non siano un dogma

Più calcio inventa Conte, più forte diventa il Napoli
Ni Napoli 29/12/2024 - campionato di calcio serie A / Napoli-Venezia / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: esultanza gol Giacomo Raspadori

Una partita importante

Napoli-Venezia 1-0 è stata una partita davvero importante, si può dire anche uno snodo cruciale, per il campionato della squadra di Conte. C’entra il risultato, ovviamente, basti pensare che la vittoria ha riportato gli azzurri in testa alla classifica – in attesa che l’Inter recuperi la partita interrotta a Firenze per il malore di Bove. Ma è anche un discorso tattico, di qualità espresse o ancora da esplorare, di pregi e difetti: contro il Venezia, infatti, il Napoli ha dimostrato di essere una squadra non proprio – o non ancora – imprevedibile e quindi brillante in fase puramente offensiva. Allo stesso tempo, però, l’andamento della gara, alcune prestazioni individuali e le scelte di Conte hanno dimostrato che gli azzurri hanno tutto ciò che serve per poter crescere, per migliorare ancora. Per cancellare, o comunque attenuare, i (pochi) problemi tecnico-tattici che hanno manifestato finora.

Partiamo dalle scelte iniziali, dalle formazioni schierate da Conte e Di Francesco: il tecnico del Napoli ha confermato il suo 4-3-3/4-5-1, dando spazio per la prima volta – intendiamo ovviamente dal primo minuto – alla coppia di esterni offensivi composta da Kvaratskhelia e David Neres; l’allenatore del Venezia, da parte sua, ha disegnato un 3-4-3/5-4-1 che si è subito trasformato in un più logico 3-5-2/5-3-2, in modo da incastrarsi più facilmente con il sistema di gioco del Napoli. Ne è venuta fuori una partita molto semplice da decifrare, almeno dal punto di vista tattico: gli azzurri cercavano di imbastire le loro solite azioni avvolgenti al termine di lunghe fasi di possesso palla, il Venezia difendeva con blocco medio-basso e con marcature uomo su uomo facilmente individuabili a occhio nudo.

In alto, Lobotka viene preso da Ellertson mentre le due mezzali (Nicolussi-Caviglia e Busio) si accoppiano con McTominay e Anguissa. Sopra, invece, Lobotka prova a portare palla da terzino sinistro ma il Venezia resta fermo, statico, nel suo 5-3-2.

In queste immagini, si vede chiaramente qual è il modo giusto di difendere contro il Napoli: schermare in questo modo gli azzurri, di fatto, costringe i giocatori di Conte a esasperare la ricerca del gioco sugli esterni. Anche contro il Venezia, in questo senso, i numeri sono a dir poco eloquenti: secondo le rilevazioni di WhoScored, il Napoli ha creato il 79% delle sue azioni offensive sulle fasce laterali. Laddove, per dirla in modo maccheronico, la presenza della linea laterale finisce per restringere spazi da attaccare e in cui scorrazzare palla al piede.

In ogni caso, questa situazione complicata non ha impedito al Napoli di creare i presupposti per andare in vantaggio già nel primo tempo: sugli sviluppi di due azioni da calcio d’angolo, gli azzurri sono andati al tiro in porta con Rrahmani e hanno conquistato il rigore poi sbagliato da Lukaku (sarebbe più corretto dire “parato da Stankovic”, ma vabbè). Il problema, però, è che la squadra di Conte è stata poco pericolosa per tutto il resto del primo tempo: l’unico altro tiro nello specchio è quello di Kvaratskhelia al minuto 15′, su cui è stato bravo (ancora) il portiere del Venezia.

Per il resto, a parte una ciabattata altissima di Anguissa da ottima posizione, tutte le altre conclusioni tentate dagli azzurri non meritano di finire negli highlights della partita. Insomma, 3 tiri in porta (di cui uno su rigore) in un primo tempo dominato sono il sintomo di una scarsa incisività in fase offensiva.

Un discorso sugli esterni a piede invertito

In virtù di tutto quello che abbiamo detto finora, possiamo dire che il primo esperimento di tridente pesante, quello composto da Neres, Lukaku e Kvara, sia sostanzialmente fallito. Il Napoli del primo tempo, infatti, ha spinto tantissimo – possesso palla del 75%, 10 conclusioni tentate, 9 calci d’angolo contro i 2 conquistati dal Venezia – ma non è riuscito a essere davvero efficace al momento di rifinire e concludere le sue manovre. Merito anche del Venezia e di Di Francesco, che con il suo sistema di gioco ha creato delle vere e proprie gabbie intorno agli esterni alti del Napoli, costantemente alle prese con il quinto di centrocampo, con la mezzala e a volte anche con il braccetto difensivo – questa sovrabbondanza difensiva si è determinata soprattutto quando gli azzurri hanno attaccato anche con i terzini.

In queste situazioni, incidere è (sarebbe) difficile per qualsiasi giocatore

A questo punto, però, è obbligatorio – anche in virtù del modo in cui il Napoli ha vinto la partita, ne parleremo tra poco – fare una piccola digressione sugli esterni offensivi schierati a piede invertito. Ovvero su una specie di dogma, o almeno così possiamo definirlo in quest’era calcistica, per cui i laterali d’attacco debbano necessariamente giocare in modo da poter rientrare sul loro piede forte. Nel caso di Napoli-Venezia, e quindi di Kvara e di David Neres, entrambi, la loro attitudine a convergere costantemente verso il centro del campo ha finito per aiutare gli avversari.

Intendiamoci: Kvaratskhelia ha giocato una buona partita, dal punto di vista statistico è il giocatore che ha messo insieme più tiri (5) e più passaggi chiave (3) non solo del Napoli, ma tra tutti quelli scesi in campo ieri al Maradona. Eppure la sensazione è che il suo modo di giocare, i suoi movimenti, le sue conduzioni, persino le sue idee più creative, vengano lette con relativa facilità dai difensori avversari. In questo senso, la mappa dei palloni che ha giocato nel primo tempo è abbastanza significativa:

Non c’è molto da aggiungere

Anche Neres dall’altra parte, seppur nell’ambito di un maggior coinvolgimento (51 palloni giocati nei primi 45′, terza quota assoluta del Napoli dopo quelle di Juan Jesus, Rrahmani e Olivera), ha trasmesso la stessa percezione di prevedibilità. È vero pure che l’esterno brasiliano è stato l’unico calciatore azzurro a completare un dribbling (2, in verità) nell’arco dell’intero primo tempo, ma forse il punto è proprio questo: i sistematici raddoppi (se non triplicazioni) di marcatura su Kvara diventano più efficaci perché l’esterno georgiano tende a fare sempre le stesse giocate. Quantomeno a livello concettuale.

E qui veniamo al punto centrale di questa digressione: se, come vedremo tra poco, il gol di Raspadori è arrivato grazie a uno spunto e a un cross di David Neres dalla fascia sinistra, perché Conte non può provare a invertire il brasiliano e Kvaratskhelia? Perché non provare a stuzzicare in modo diverso la creatività e l’estro dell’esterno georgiano? E soprattutto: perché non provare a sbaragliare un po’ i riferimenti avversari portando Kvara a muoversi in zone diverse, a fare qualcosa di diverso?

È chiaro che la risposta a queste domande sia, semplicemente: perché Kvara si esprime meglio in quella posizione e questo dà equilibrio e sicurezza a lui e al Napoli. Ma ci sono delle partite – o semplicemente degli spezzoni di partite – in cui fare questo tentativo potrebbe creare nuove sinergie, aprire nuovi mondi. Non solo per il gioco del Napoli, ma anche a Khvicha Kvaratskhelia come calciatore. In fondo parliamo di un ragazzo che non ha ancora 24 anni, che ha ancora il tempo – e quindi i margini – per allargare il suo campionario tecnico-tattico. Proprio in virtù delle sue enormi qualità, sarebbe un peccato confinarlo in un solo ruolo, in un unico pianeta.

Il miglior Lukaku possibile

Nel secondo tempo, dopo un buon inizio del Venezia, il Napoli ha ripreso in mano il controllo tattico ed emotivo della gara. E l’ha fatto grazie a una delle prime azioni in cui Romelu Lukaku, dopo un primo tempo in ombra, ha messo in mostra il meglio del suo repertorio: movimento a mezza luna per farsi dare palla, duello vinto con il suo marcatore diretto, attacco verticale della porta e botta sul secondo palo su cui Stankovic fa un miracolo, cioè una parata molto più difficile di quella effettuata in occasione del calcio di rigore. Ecco il video di quest’azione:

Questo Lukaku non si ferma

Questa è solo una delle manovre in cui Lukaku, senza troppi giri di parole, ha mostrato come e quanto Conte avesse ragione – «è al top della forma», ha detto il tecnico del Napoli – quando gli è stato chiesto delle sue condizioni. In effetti il secondo tempo del centravanti belga è stato di grande impatto e di buona qualità: oltre al tiro finito sul palo, l’ex Inter e Roma ha messo insieme altre 2 conclusioni, un passaggio chiave, altre 3 sponde riuscite e ha avuto un ruolo importante anche nella costruzione del gol di Raspadori. Il punto è che tutte queste giocate utili sono arrivate in zone diverse di campo, in area e fuori area, dopo movimenti vari, difficilmente intellegibili da chi era deputato a marcarlo (nel caso specifico si trattava dell’indonesiano Jay Idzes).

Questa mobilità, questa imprevedibilità, questa capacità di galleggiare continuamente tra la trequarti campo e l’attacco della profondità, questa intesa sempre più affinata coi compagni ci dicono che il Lukaku di Napoli-Venezia è il migliore che abbiamo visto finora. Di certo è la miglior versione del centravanti belga da quando Conte è passato stabilmente alla difesa a quattro. E si tratta di una notizia importantissima per il Napoli. Non sfugga, in questo senso, il fatto che Lukaku non sia stato sostituito da Simeone. E che, con il centravanti belga in campo, il passaggio al 4-4-2/4-2-4 non sia stato compensato, nel finale di partita, con un cambio più conservativo.

Tutti i palloni giocati da Lukaku nella ripresa

Insomma, si può dire: Conte ha lavorato e sta lavorando anche su Lukaku. Sul suo incastro – non facile, non scontato – con un Napoli che sembrava lo stesse rigettando. Certo, su questa sensazione pesa anche l’evidente crescita di condizione del centravanti belga. Ma la verità, per fortuna del Napoli, è che Conte sta continuando a macinare idee e lavoro sul campo d’allenamento. Come dimostrano l’ingresso e l’impatto di Giacomo Raspadori.

Il gol del Napoli, le due punte, le contingenze

Il fatto che Conte, al minuto 70 di Napoli-Venezia, abbia tolto Anguissa e abbia messo Raspadori è un segnale enorme. Ci riferivamo a questo, quando abbiamo scritto che gli azzurri hanno tutto ciò che serve per poter crescere, per migliorare ancora. Per cancellare, o comunque attenuare, i (pochi) problemi tecnico-tattici che hanno manifestato. Perché sono bastati pochi istanti per capire che si trattava di una mossa pensata, studiata, provata in allenamento. Non era un cambio della disperazione, una sostituzione fatta per mettere semplicemente un attaccante in più.

Il Napoli è passato al 4-2-3-1/4-4-2 e non ha manifestato squilibri, non si è allungato, ha preso solo il buono di questa trasformazione. Certo, il Venezia è e resta una squadra dai valori modesti, ma questo non vuol dire che non avesse ciò che serviva per approfittare di una crisi tattica del Napoli. Non a caso, nelle interviste postpartita, Conte ha detto che «non mi sarei sorpreso se fosse arrivata la beffa». E invece l’intelligenza e la duttilità di Raspadori, unite al lavoro fatto su di lui nelle ultime settimane, hanno permesso a Conte di muovere meglio il pallone e attaccare con più uomini l’area di rigore.

In alto, vediamo Raspadori sottopunta del 4-2-3-1. opra, invece, tutti i palloni giocati dall’aex attaccante del Sassuolo.

Come tutti i gol, anche quello di Raspadori nasce da alcune contingenze favorevoli: il già citato passaggio di Neres a sinistra dopo l’uscita di Kvara, il già citato tocco di Lukaku che apre il campo per il cross di Di Lorenzo. Persino una deviazione maldestra e sfortunata di Candela. Ma basta riguardare l’azione, magari tutta intera, per rendersi conto di quanto il Napoli abbia aggredito in modo coordinato l’area del Venezia. Di come gli azzurri siano riusciti a portare quattro giocatori a ridosso dell’area piccola, più Politano a rimorchio per l’eventuale scarico arretrato.

Sì, è molto simile al gol segnato da Raspadori in Napoli-Spezia 1-0, nella stagione dello scudetto

Ecco, questo è un gol da 4-2-3-1/4-4-2 in purezza. Con Raspadori che interpreta perfettamente il ruolo della seconda punta. Dell’attaccante che riempie l’area avversaria e non si fa sfuggire il pallone che serve per cambiare il destino di una partita. E, forse, di una stagione.

Conclusioni

Ora non vogliamo dire che il 4-2-3-1/4-4-2 sia una soluzione da attuare dall’inizio, magari a Firenze oppure in partite casalinghe più abbordabili, almeno sulla carta. Il punto è che si tratta di una possibilità, di un’ipotesi reale. Di un sistema su cui Conte ha lavorato, sta lavorando, partendo da Raspadori fino ad arrivare a tutti gli altri componenti della rosa. È un’altra notizia importantissima arrivata da Napoli-Venezia 1-0. Anzi, è la più importante in assoluto.

Perché nelle ultime settimane, al netto dei suoi (elevati) valori assoluti, il Napoli stava manifestando un po’ di problemi di prevedibilità, un po’ di staticità tattica. Il fatto che lo stesso Conte abbia detto che certe mosse/intuizioni sono «delle invenzioni che stiamo facendo» evidenzia come l’allenatore sia consapevole di cosa vada migliorato nella sua squadra. E di come stia lavorando in questo senso – sul campo, con le risorse che ha a disposizione, in attesa di capire cosa succederà sul mercato di gennaio – per fare dei progressi. Immediati e a lungo termine.

Da questo punto di vista, la figura di Raspadori può tornare ad avere un ruolo centrale. Dal punto di vista tattico, naturalmente. Ma anche e proprio come simbolo di quell’ampliamento continuo, ininterrotto, di cui il Napoli ha bisogno per poter coltivare grandi ambizioni. Per poter mantenere una media punti che vale quantomeno la lotta scudetto fino alle ultime giornate. Conte, per dirla brutalmente, sa benissimo che il solo Lukaku, anche se al massimo della forma, non basta per vincere lo scudetto. Gli serve anche altro, gli servono anche gli altri. E sta facendo in modo per costruirsi tutto questo: lo ha detto Napoli-Venezia 1-0.

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