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Se è rigore il tocco di mano di Lobotka, perché non lo era quello di Kossonou?

Due episodi, due letture totalmente differenti del fallo di mani in area, viene da pensare che Conte avesse ragione sul protocollo

Se è rigore il tocco di mano di Lobotka, perché non lo era quello di Kossonou?

Nonostante ele innumerevoli rassicurazioni di Rocchi che più volte ha parlato di uniformità di giudizi degli arbitri e del Var, anche questa settimana si è assistito ad un evidente caso di “due pesi e due misure” nel decretare un rigore per fallo di mani in area.

Sono scese in campo oggi Cagliari-Atalanta e Udinese-Napoli, in entrambi i match ci sono stati due evidenti tocchi di mano. In Cagliari-Atalanta Kossonou colpisce il pallone diretto al centro cambiandone la direzione. Nè l’arbitro, né il var intervengono. Udinese-Napoli, Lobotka prende il pallone col braccio in area, l’arbitro decreta immediatamente il calcio di rigore.

Scoppiano subito le polemiche sui differenti metri di misura adottati per giudicare due interventi assolutamente identici.

Lungi da noi affermare che il tocco in area di Lobotka non sia rigore, ma appare evidente che anche quello di Kossonou debba essere giudicato tale a questo punto. È chiaro che le parole di Conte, quando parlava di protocollo, aveva ragione perché certe letture lasciano spazio a retropensieri che non fanno bene al calcio 

 

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