A Tuttosport. Segnò lo storico gol vittoria della Germania Est sulla Ovest. Nell’88 fuggì: «Nostra figlia rimase lì, era incinta, poi il muro crollò»

Sparwasser è l’uomo che segnò uno dei gol storici del Novecento. Mondiale 1974, si giocò Germania Ovest contro Germania Est. E vinse l’Est per 1-0, segnò Sparwasser che verrà in Italia da sabato 7 a lunedì 9 dicembre per presentare il libro “Sparwasser. L’eroe che
tradì”, scritto da Giovanni Tosco e pubblicato da Minerva Edizioni.
Tuttosport lo intervista.
Scrive il quotidiano sportivo torinese:
Non è cambiato molto il viso di Jürgen Sparwasser. Il tempo non ha infierito sull’uomo che ha segnato una delle più importanti reti nella storia del calcio.
Sparwasser, a Roma incontrerà Tardelli a 47 anni dallo scambio di maglie che le costò caro nella gara tra Juve e Magdeburgo.
«Non vedo l’ora di incontrarlo e abbracciarlo! È vero, per quel gesto fui pesantemente multato, però mai ho pagato una multa tanto volentieri e la sua maglia è ancora appesa nel mio salotto».
Fu punito perché agli atleti della Germania Est era vietato scambiare la maglia con un atleta “capitalista”.
«Sì. Lo fece anche un mio compagno, ma in tv inquadrarono me e Tardelli e così pagai solo io. Dal partito (il Partito Socialista Unifi cato, n.d.r.) chiamarono il capodelegazione, che minacciò anche di cacciarmi dalla squadra e togliermi il permesso di andare all’estero. Non accadde, per fortuna. Perdemmo entrambe le partite, ma io di quelle sfide ricordo soprattutto lo scambio con Marco e l’atterraggio all’aeroporto di Torino».
Quando smise con il calcio, diventò professore universitario di Teoria e pratica dei giochi sportivi a Magdeburgo.
Ma a un certo punto il partito le chiese di allenare la sua vecchia squadra, lei rifiutò perché non voleva che sembrasse un’adesione
agli ideali del regime e attorno le fecero terra bruciata. Tanto da indurla, nel 1988, alla fuga con Christa.
«È indescrivibile la sensazione che provai il giorno della fuga. Sapevo che se fossi rimasto sarei impazzito e che era la cosa giusta.
Però il rischio fu altissimo».
Lui e la moglie fuggirono a Francoforte dove vivono ancora oggi.
«Fu un periodo angoscioso, pieno di paure».
La figlia Silke era incinta e rimase a Magdeburgo.
«Non poteva fare diversamente, era troppo rischioso. Subì diversi interrogatori, minacciarono di requisirle la casa».
Ma lei non rivelò dove eravate. E l’agente della Stasi si arrese: “Nessuno ha mentito bene come lei, signorina”, disse. Vi siete ritrovati
dopo la caduta del Muro di Berlino.
«Tornavo da un allenamento con le giovanili dell’Eintracht. Sentii alla radio la notizia, accostai incredulo. Quel muro che per me
tredicenne aveva rappresentato uno shock, d’improvviso crollava. Qualche giorno dopo vidi un’auto davanti a casa: il mio cuore mi disse subito che a bordo c’erano Silke con il figlio Philipp e il compagno».