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Thiago Motta descritto come non’è, può diventare il nuovo Allegri o il nuovo Conte (Zazzaroni)

Ha beneficiato dell’anti-allegrismo per entrare nel cuore dei tifosi. Ora si sta mostrando per quello che è: pratico, intelligente, portatore di equilibrio tattico

Thiago Motta descritto come non’è, può diventare il nuovo Allegri o il nuovo Conte (Zazzaroni)
Cm Torino 21/09/2024 - campionato di calcio Serie A / Juventus-Napoli / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Antonio Conte- Thiago Motta

Thiago Motta descritto come non’è, può diventare il nuovo Allegri o il nuovo Conte (Zazzaroni)

Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, torna su Thiago Motta dopo la vittoria della Juventus sul City per 2-0, vittoria ottenuta col classico difesa e contropiede e 30% di possesso palla. A fine partita il tecnico ha ribadito di non essere fissato con un solo tipo di calcio.

Scrive Zazzaroni:

Il problema di Thiago non è Motta, bensì i topolini che seguono qualche pifferaio tutt’altro che magico: i piper hanno descritto Thiago come non è, probabilmente avendo seguito con scarsa attenzione poche partite della sua ultima squadra, il Bologna. Il firulì firulà suonato insistentemente al popolo insoddisfatto era questo: “la Juve cambi registro, basta con il difensivismo, il gioco passivo, il contropiede come must: qui ci vuole l’allenatore della proposta, Motta”.

Ciò che all’inizio ha aiutato Thiago a entrare nei cuori degli juventini è stato proprio l’anti-allegrismo. Ora, però, dopo una ventina di partite, il Nostro si è mostrato per quello che è e che era anche da giocatore: un professionista pratico, intelligente, portatore di equilibrio tattico. Un po’ strano, questo sì.

Del resto i numeri, se letti con onestà, raccontavano di un Bologna che aveva chiuso la stagione con la terza miglior difesa del campionato, avendo subìto solo 32 gol, uno più della Juve, 9 più dell’Inter campione d’Italia, ma ben 17 meno del Milan, secondo in classifica, e 11 meno dell’Atalanta di Gasperini.

La Juve è stata capace di alterare Sarri, giochista dop, ma solo per un anno, tant’è che Maurizio non vedeva l’ora di essere cacciato. Penso che non cambierà Motta: non ce n’è bisogno, perché può diventare l’Allegri o il Conte dei prossimi quindici anni. È quello che gli auguro. 

Non ho più nostalgia di Allegri, Thiago Motta è figlio di Max (il Napolista)

di Giuseppe Alberti Falci

Non rinnego Massimiliano Allegri che ho amato nella buona (il primo ciclo juventino) e nella cattiva sorte (il secondo ciclo con Madama). Non lo rinnego perché continuo ad essere convinto che il conte Max abbia incarnato la tradizione della casa madre e che sia stato demonizzato in maniera violenta e a tratti irrispettosa.

Fatta questa premessa, dichiaro di essermi convertito al mottismo. Non è trasformismo, che a volte non guasta, ma è solo sano realismo.
Ero a San Siro, sabato scorso, in quella che è stata definita la partita più brutta della stagione. Nel tempio del calcio italiano contro un Milan al completo e con una serie di top player o potenziali tali, ho invece riscontrato un’ordine e una compattezza che non vedevo da diverso tempo, forse dai tempi del Max 1.
La Juve di Thiago non rischia, fa del possesso palla la sua arma di difesa,  è una squadra attenta e se può colpisce in contropiede grazie al furetto Conceicao. Anche con l’Aston Villa ho visto proprio questa Juve e ammetto che non mi è dispiaciuta. Certo, non si è ancora intravisto il  Koopmeiners dell’Atalanta, Douglas Luiz è una figurina o poco più, Nico non sappiamo che fine abbia fatto, Vlahovic alterna lamenti a grandi prestazioni, Adzic paragonato da certuni a Zidane è sempre in infermeria. Motta a differenza di altri ha compreso dove si trova. È una bestemmia dire che il suo difensivismo  ragionato è un’evoluzione dell’allegrismo? No. In estrema sintesi, Motta è un Allegri 2.0 che – a differenza di Max – piace alla gente che piace. E che potrebbe piacere anche agli allegriani se gli zero a zero diventassero d’un tratto uno a zero.

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