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Un ex arbitro di Eccellenza: «Un mio assistente denunciò spintoni e altro. Il giudice sportivo gli chiese di ritrattare»

Al Messaggero: «Gli disse che il calciatore sarebbe stato squalificato per cinque anni smettendo di giocare. Il problema è nei vertici federali, non tutelano gli arbitri»

Un ex arbitro di Eccellenza: «Un mio assistente denunciò spintoni e altro. Il giudice sportivo gli chiese di ritrattare»

Federico De Rossi, ex arbitro di Eccellenza e Serie C (nelle vesti di assistente), dal 1990 al 2006. Ha smesso per diverse ragioni, tra queste la troppa violenza contro gli arbitri. Al Messaggero racconta la sua esperienza con la divisa da direttore di gara.

L’ex arbitro: «Il problema è nei vertici federali, non tutelano gli arbitri»

Quante ne ha viste quando arbitrava?
«Di violenze consumate per fortuna non ne ho avute, ma in due circostanze c’è mancato davvero poco. Erano tesserati, mai dagli spalti».

A quei tempi la violenza era di versa?
«Direi di no, nulla è cambiato. Il problema è nei vertici federali, a livello regionale e nazionale, che non tutelano gli arbitri, soprattutto i più giovani».

«Pure ai miei tempi si fermavano i campionati per una giornata, vedo che il rimedio non è efficace. Si vuole dare un sussulto, ma bisogna assumere tutt’altro atteggiamento», continua l’ex arbitro De Rossi.

La situazione sfugge di mano?
«Non è mai cambiato niente, è sempre stato così anche guardando questi ultimi episodi. Di solito seguono dei periodi di normalità, pur tra minacce e intimidazioni che invece restano sempre. Emerge solo la violenza fisica, però c’è la violenza psicologica che definirei superiore».

Serve il pugno duro?
«Durissimo, penso esemplare. Ricordo quando arbitravo che il mio assistente fece un referto per aver subito spintoni e altro. Venne chiamato dal giudice sportivo: gli disse che visto quanto c’era scritto, il calciatore avrebbe avuto la squalifica massima di cinque anni smettendo di giocare. Gli chiese di ritrattare. Male. Ne bastoni uno per educarne cento, sennò si alza l’asticella della violenza invece di combatterla».

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, pensa all’arbitro come un pubblico ufficiale con gli eventuali risvolti penali nel caso di aggressioni: è una soluzione?
«Ottima idea, a patto però che non ci siano autorizzazioni da dover chiedere alle autorità sportive. Senza l’autorizzazione noi non potevamo fare denunce penali e civili, mentre si deve procedere senza intermediazioni di sorta. Già sarebbe un piccolo importante passo».

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