Da settimane sta dando gol e assist alla sua squadra, il centrocampista è diventato ormai una costante che attacca anche in zone del campo non di sua competenza.
Antonio Conte era arrivato a Napoli con l’idea di imporre la sua solita difesa a tre, ma quando affrontò all’andata la Juventus, capì che i riferimenti erano cambiati; la Vecchia Signora divenne “musa ispiratrice” per il tecnico, come scrive Antonio Giordano sulla Gazzetta dello Sport, che passò al classico 4-3-3. Tra i giocatori rinati in questa stagione per il Napoli c’è sicuramente Frank Anguissa.
Anguissa è la scheggia impazzita del Napoli, simbolo del metodo Conte
Nell’edizione odierna del quotidiano si legge:
La Juventus divenne il riferimento di una evoluzione necessaria, forse indispensabile per Antonio Conte, che aveva con sé un paio di mesi di allenamenti e la tentazione di starsene dentro la «sua» difesa a tre, svoltò: tridente classico, McTominay interno di centrocampo e non più spallone di Lukaku, una squadra fatta a immagine e somiglianza della propria natura. L’Atalanta non è riuscita a contenere Politano e Anguissa nella loro più spregiudicata versione. L’1-1 si è sprigionato in una terra di qualcuno, di Neres, che ha affondato e messo in mezzo per trovare Politano.
Il 2-1 diventa il secondo plastico indizio sull’asse Neres per un Anguissa che dovrebbe stare altrove e invece no, ripete ciò che da settimane sta concedendo, incluso l’assist per McTominay, che intanto è andato ad occupare il dischetto o quelle parti dimenticate dalla difesa. Ma Anguissa è ormai divenuta una costante, la scheggia impazzita, l’atletismo che si trasforma in poster da ammirare nel suo “box to box” e attacca di nuovo su una fascia che non sarebbe di competenza ma lo diventa, ed arriva sino a Lukaku, per lo stacco e il 2-3, per sognare tra tagli, diagonali e sovrapposizioni e una varietà che apre un festival da allestire (anche) per la Vecchia Signora.