ilNapolista

Applausi a Ibrahimovic e Giuntoli che uno come Conte non lo volevano

Ibra un manager “alla Conte” non lo ha voluto e Giuntoli gli ha preferito Motta. Antonio sta conducendo una Masterclass lunga 38 giornate su come si allena e si gestisce una squadra

Applausi a Ibrahimovic e Giuntoli che uno come Conte non lo volevano
Mg Milano 10/02/2023 - campionato di calcio serie A / Milan-Torino / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Zlatan Ibrahimovic

Conte sta conducendo una Masterclass lunga 38 giornate su come si allena e si gestisce una squadra, una rosa di giocatori ridotti a un cumulo di macerie dopo il decimo posto e tre allenatori in una sola stagione. Tra i primi banchi dovrebbero sedere Giuntoli, direttore sportivo della Juventus, e Zlatan Ibrahimovic, dirigente con un ruolo ancora poco definito al Milan su indicazione di RedBird.

Dopo 22 giornate di Serie A, Conte ha mostrato cosa significa allenare. Per alcuni è ingombrante, per altri ingovernabile. C’erano dubbi pure sul rapporto che poteva crearsi con De Laurentiis. Ma Antonio è uomo di calcio e Aurelio è uomo d’impresa. Sa quando e a chi lasciare le redini al momento giusto.

Conte sarebbe andato di corsa al Milan o alla Juve, ma “i guru del calcio” non lo hanno voluto

Ritornano attuali le parole di Ibrahimovic, quando alla prima conferenza stampa di stagione, spiegò così la scelta di Fonseca:

«Prima abbiamo studiato il tipo di allenatore e l’approccio nel suo gioco. È uscito Paulo Fonseca e ci abbiamo parlato faccia a faccia; così lo senti, hai un feeling; lui è molto ambizioso, ha tanta voglia di lavorare, di fare bene e di migliorare. Nel Milan c’è un allenatore, non un manager. Con Conte non abbiamo discusso perché i criteri che abbiamo messo noi, con tutto il rispetto per lui, non c’era in lui quello che cercavamo».

E infatti il Milan ha esonerato Fonseca e ha preso Conceição. A stretto giro, Conte rispose, mettendo a tacere anche Ibra che l’argomento non lo riprese più:

«Io mi considero un manager da un punto di vista tecnico, gestionale, dell’allenamento. Voglio avere voce in capitolo. Magari da un’altra parte questo poteva dar fastidio ecco».

E probabilmente Conte poteva dare fastidio anche alla Juventus in ricostruzione. Lui, Antonio, sarebbe corso a Milano, sarebbe volato a Torino. I “guru del calcio”, come li chiama Antonio, non lo hanno voluto. Poi lui ha scelto il Napoli, sicuramente nella scelta ha inciso la storia calcistica partenopea, ma a determinare la scelta è stata di certo la completa disponibilità di De Laurentiis. Non osiamo pensare cosa potrebbe succedere se un giorno, uno qualsiasi, il presidente entrasse nello spogliatoio di Conte.

Alla Juventus sarebbe stato a casa sua. Senza nessuna metafora. Ma adesso, a casa sua, c’è un Giuntoli che in estate è stato posseduto da qualcosa di prossimo alla sensazione di onnipotenza. L’ex ds del Napoli ha scelto Motta per la panchina bianconera e oggi, quella scelta, ci dici che la Juventus è a meno sedici punti dalla vetta. Ha fatto il mercato estivo che lo ha condotto a gennaio a prendere un attaccante in prestito secco per sei mesi e a pagargli lo stipendio: Kolo Muani. Una débâcle finanziaria. L’unica alternativa a Vlahovic che la Juve pagherà quattro milioni di euro netti da qui a fine giugno: circa otto milioni di euro lordi.

Insomma, applausi a Ibrahimovic e Giuntoli che uno come Conte non lo volevano e ora si ritrovano a lottare per avere un posto in Champions League. E non è neanche così scontato.

ilnapolista © riproduzione riservata