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Berrettini: «Mi sono allenato molto sulla risposta, in Davis ho applicato un metodo che ha funzionato»

A Repubblica: «La vita non è solo prendere a racchettate una pallina. Tutte queste sfida rappresentano un grande stress psicofisico»

Berrettini: «Mi sono allenato molto sulla risposta, in Davis ho applicato un metodo che ha funzionato»
Roma 01/02/2024 - Il Presidente della Repubblica incontra la squadra di Coppa Davis / foto Image Sport nella foto: Matteo Berrettini

In occasione degli Australian Open, Repubblica intervista Matteo Berrettini. L’italiano, molto amico di Sinner, parla anche del fitto calendario stagionale.

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Berrettini: «La vita non è solo prendere a racchettate una pallina» 

«Col team ci siamo concentrati su tanti piccoli particolari che si potevano migliorare. Intanto, la risposta al servizio: una serie di accorgimenti tecnici per cercare di essere più reattivo. Un metodo che ho già applicato a Malaga in Davis, e si sono visti i risultati. Poi, è vero: il servizio».

La chiamano The Hammer, il martello: può fare ancora di più, in battuta?
«Renderla imprevedibile. Ma poi ci sono anche gli spostamenti in campo, il dritto e il rovescio in corsa, la dinamicità sul primo passo. E la ricerca della rete, una caratteristica che quest’anno cercherò di mettere ancora di più in evidenza. Per fare bene le cose, però hai bisogno di giocare e trasformare in automatismi».

Il calendario è sempre più intenso, sottolinea Repubblica.
«Pure troppo. Una grande scelta di tornei, mi piacciono tutti: mettetevi nei panni di un giocatore che ha avuto tanti problemi e vorrebbe spaccare il mondo. Stop. Non facciamoci ingolosire dalle occasioni. Un passo alla volta. Dovremo essere bravi a gestire ogni cosa: i programmi di carico e scarico, soprattutto. Imparando a rinunciare qualcosa. E, attenzione: la vita non è solo prendere a racchettate una pallina».

La festa della Davis:
«Ho raggiunto uno dei punti più alti della mia carriera. Il successo di Malaga, la festa, gli abbracci, la coppa, la gioia e la consapevolezza di far parte di un gruppo pazzesco: roba che ti dà un’arma a doppio taglio. Il calendario è già fitto, tutto si comprime ancora di più: sai che dovrai dedicare almeno tre o quattro settimane di ulteriore lavoro intenso. Finisce che non molli nemmeno un secondo».

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