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Ciro Ferrara: «Thiago Motta? Alla Juve la vittoria dev’essere un’ossessione, mandato via un vincente come Allegri»

Al Corsera: «Allegri cacciato per il bel gioco, su Thiago create troppe aspettative anche dai media. Guardate cos’ha detto Conceiçao»

Ciro Ferrara: «Thiago Motta? Alla Juve la vittoria dev’essere un’ossessione, mandato via un vincente come Allegri»
Db Ferrara 13/04/2019 - campionato di calcio serie A / Spal-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Massimiliano Allegri

Ciro Ferrara: «Thiago Motta? Alla Juve la vittoria dev’essere un’ossessione, mandato via un vincente come Allegri»

Ciro Ferrara intervistato dal Corriere della Sera a firma Paolo Tomaselli.

Secondo lei dove deve intervenire Thiago Motta per cambiare l’inerzia della stagione bianconera?
«Sulla comunicazione: servono messaggi per far capire a tutto l’ambiente che c’è voglia di riprendere un ruolo importante. Mi ha sorpreso la dichiarazione che la vittoria non deve essere un’ossessione. Il primo giorno in cui sono arrivato alla Juve a me è stato detto: “Dobbiamo vincere”. La storia e il dna del club dicono questo».

Le piace il gioco di Thiago?
«Con il Bologna tantissimo, adesso sta incontrando delle difficoltà. È stato mandato via un tecnico vincente, che praticava un calcio vincente, perché la storia di Allegri parla in maniera chiara. Ed è stato fatto perché si voleva il bel gioco. Conceiçao è arrivato al Milan e la prima cosa che ha detto è che a lui interessa fare un gol più degli avversari, ha specificato insomma il percorso da intraprendere».

Giocare bene non esclude la vittoria, non le pare?
«Certo, ma a Thiago si chiedono 4 cose: deve entrare in Champions, lottare per lo scudetto, portare a casa un trofeo e giocare bene. Il problema sta nelle aspettative che sono state create, anche da voi». 

Ciro Ferrara: «Quando io e Careca disobbedimmo a Ranieri, oggi non lo rifarei»

Ciro Ferrara intervistato dalla Gazzetta dello Sport, a firma Antonio Giordano.

Parla del Napoli di Ranieri.

«Il suo Napoli fu il primo del dopo-Maradona, con tutto ciò che una separazione del genere potè creare nell’ambiente. Un trauma collettivo. Ma Ranieri fu bravissimo, sapeva di innovazioni, soprattutto nella fase difensiva, in cui scorgevi principi di Sacchi».

Andaste bene.
«Chiudemmo quarti, che voleva dire Coppa Uefa, perché la Coppa dei Campioni era riservato soltanto ai vincitori del titolo. E partimmo discretamente anche nella sua seconda annata, con l’15 a Valencia, la cinquina di Fonseca».

Ha aneddoti gustosi che si possono svelare.
Ciro Ferrara: «Vigilia di Napoli-Milan, nel ‘92, gara che avremmo perso 5-1. Eravamo in ritiro a Soccavo e Ranieri voleva, come s’usava allora, che nel pomeriggio facessimo una passeggiata per il Centro Sportivo. Che, viste le dimensione, significava quasi andarsene in giro nel campo. Io e Careca stavamo giocando a biliardino e continuammo, un atto di disubbidienza che non rifarei, che censurò con stile».

Ranieri-Roma che rapporto è?
«Claudio per i tifosi, è uno del popolo. Non ha bisogno di calarsi nell’ambiente. Non sarà semplice, non lo è il calendario che l’attende, ma forse è persino meglio così, perché gare di questo tenore si preparano di slancio».

Conte-Napoli che coppia è?
«La fusione ideale nel momento più propizio. De Laurentiis ha scelto l’allenatore perfetto e Conte l’ha portato subito in testa. La stagione è lunga, so quanto valga Antonio – che conosco bene – ma, per cominciare, già riconquistare la Champions League sarebbe un successo. E comunque poi si vedrà. Per il Napoli, che in Europa c’è sempre stato, quest’assenza è stato un colpo basso». 

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