Dopo un’annata di patimenti e sofferenze, il progetto sembrava naufragato. Invece ore il Napoli è primo. Senza Osimhen e ora senza Kvaratskhelia.
Conte è il Nuovo Cinema Paradiso di De Laurentiis
“Ho sognato Antonio Conte a Napoli. Mi guardano tutti male, come se fossi Geolier alla serata delle cover a Sanremo, o un imbucato al congresso del Pd con la t-shirt di Berlinguer”.
Ad aprile scrivevo tale suggestione che ora riporto, non per vanesia ma per tracciare il capolavoro societario e sportivo che hanno compiuto il Napoli e il mister salentino. Nove mesi fa, esattamente come un parto, le doglie di una stagione irreale avevano stracciato una cavalcata pazzesca, catapultato il sorriso di una città in un supplizio di devozione all’assurdo. Il Napoli smarrito, con le vie di fuga spalancate e tutti a scappare il prima possibile da quello che sembrava essere un teatro in fiamme.
La pellicola però è mestiere di casa, De Laurentiis ha saputo attendere la scrittura di un soggetto credibile e ha stravolto il copione qualunquista che, a Napoli più che altrove, già tinteggiava di geroglifici mortificanti le pareti di stampa e salotti televisivi. La meteora azzurra, la casualità della vittoriia, il progetto abortito subito dopo un trionfo. A Napoli si deve essere, per forza, estemporanei, come se fosse destino rassegnarsi ad una visione che vada oltre il proprio naso. La citta balia della Ramondino insomma ridondante di quel caos chiaro e nutriente specchio del suo popolo.
Nove mesi dopo, il Napoli di Antonio Conte è primo (e non solo virtualmente), ha fatto a meno di Osimhen senza patirne le conseguenze, ha lasciato andare Kvaratskhelia senza provocare isterismi e ora punta al quarto scudetto senza più nascondersi. Solo Antonio Conte poteva riuscirci come solo De Laurentiis poteva permetterselo alla guida della sua squadra. L’uomo perfetto, al momento giusto.
Il Napoli di aprile scorso, mentre si accingeva a toccare il fondo della sua recente storia, già programmava questa stagione all’ombra e al riparo dagli strilloni. Il colpaccio Conte nacque in quei mesi, se non prima. La rivoluzione concreta di De Laurentiis ha un altro protagonista: Giovanni Manna, uomo che ha saputo portare Scott McTominay, David Neres, Alessandro Buongiorno capitalizzando al massimo le richieste dell’allenatore. Nove mesi fa, la suggestione Antonio Conte, fu accolta come una boutade da incallito sognatore cosi come la stagione del Napoli appariva come una discesa verso un lento declino. De Laurentiis è uomo di cinema, piaccia o meno, ama e amerà sempre le sale piene. Non si accontenta di nostalgia ma è proiettato al futuro. Conte è il suo Nuovo Cinema Paradiso. Primo posto al botteghino, ha dietro una città che sembra rassegnarsi all’idea che i progetti vincenti, quasi sempre, non sono quelli che si urlano o si stampano sui manifesti, ma anche in questa città, sono figli di competenza e capacità imprenditoriali.
Il Napoli prima in classica è un bug del sistema sofista che alimenta il pallone italiano da Bergamo a Porta Capuana.