Le Parisien scrive che il circuito è piuttosto critico, anche gli ex tennisti come Arnaud Di Pasquale: «Tutto questo è fastidioso»
L’inizio dell’Australian Open non placa le chiacchiere intorno a Sinner e Swiatek (prima numero uno del ranking, adesso seconda). Entrambi sono stati risultati positivi. Lei è stata sospesa per un mese, lui mai. Le Parisien scrive che ci sono ancora ombre su come l’Itia (l’Agenzia internazionale che sovrintende all’integrità del tennis) ha condotto i casi. “Al di là della colpevolezza o meno degli interessati, è soprattutto la presunta opacità del gestione degli affari da parte degli organi di governo (Atp e Wta) che continua a creare non poco scalpore in un mondo solitamente silenzioso“.
“La doppia positività di Sinner al test di marzo è stata rivelata solo ad agosto, dopo che l’italiano ha ottenuto l’autorizzazione dall’Itia, l’agenzia internazionale per l’integrità del tennis. Per quanto riguarda Swiatek, abbiamo appreso dopo la tournée asiatica in autunno che la sua assenza era dovuta a una sospensione di un mese“.
Tutti contro Sinner e Swiatek, ma anche per loro non è facile
Il più intransigente su tutti, rispetto ai casi di doping, è Nick Kyrgios. “«È disgustoso», ha detto l’eccentrico australiano per riassumere ad alta voce ciò che molti pensano in silenzio“. Anche Novak Djokovic ha espresso la sua frustrazione. Per il serbo è grave “essere stato tenuto all’oscuro per cinque mesi. «Mi chiedo solo come funziona il sistema»“.
Le Parisien ha chiesto di fare luce sul caso ad Arnaud Di Pasquale, bronzo alle Olimpiadi di Sydney 200 ed ex capitano francese della Coppa Davis:
«È raro che se ne parli così tanto, ma è positivo. Fortunatamente se ne parla! Altrimenti significherebbe accettare cose che non sono così chiare. Sei un giocatore professionista, lavori duro, fai tutto bene e quando i numeri 1 commettono errori, non c’è chiarezza su argomenti così sfuggenti. Se oggi fossi tra i primi cento, sarei davvero devastato».
«Alla fine è concorrenza sleale!», continua. «Tutto questo mi dà un po’ fastidio. Non possono esserci due pesi e due misure. Questa situazione avrebbe dovuto essere gestita e comunicata in modo diverso. Ciò che mi sorprende è il modo in cui viene trattata la negligenza, se di negligenza si tratta. La negligenza ha il suo prezzo. Rischiamo di creare precedenti. Potrebbe persino indurre le persone malintenzionate a pensare che, se colti in flagrante, possono trovare una ragione valida per dimostrare negligenza».
Adesso, dopo il ricorso della Wada su Sinner, si aspetta il Tas, la Corte arbitrale dello sport, che deve decidere se sospendere Sinner per un massimo di due anni.
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Sinner ne sa quanto i giornalisti. «Siamo in una fase in cui non sappiamo molto. Certo, ci penso e mentirei se dicessi che me ne dimentico. Ma è così che stanno le cose…». Una situazione che «non deve essere facile nemmeno per loro» afferma Di Pasquale. «La routine quotidiana, gli spogliatoi, il peso da trasportare, gli sguardi che ti cadono addosso… Con tutti quei sospetti, dev’essere molto più difficile da gestire durante i tornei. Se questa volta ci mettiamo nei loro panni e scopriamo che sono stati davvero poco vigili, allora devono essere davvero incazzati e provare anche loro un senso di ingiustizia».