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Gli Slam sono un monopolio da 1,5 miliardi di dollari l’anno, i tennisti pensano ad un’azione anti-trust (New York Times)

“Ma anche Djokovic, capo del sindacato, sa che il tennis non può essere l’Nba o il calcio. È un’economia molto complicata”

Gli Slam sono un monopolio da 1,5 miliardi di dollari l’anno, i tennisti pensano ad un’azione anti-trust (New York Times)
Serbia's Novak Djokovic stares at the ball as he plays against Spain's Carlos Alcaraz during their men's singles final tennis match on the last day of the 2023 Wimbledon Championships at The All England Tennis Club in Wimbledon, southwest London, on July 16, 2023. (Photo by Glyn KIRK / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

I quattro tornei dello Slam valgono un sacco di soldi. Dove “un sacco” non è banale da spiegare, perché, come scrive il New York Times che ci prova, “l’economia del tennis è parecchio complicata”.

Per esempio: ora cominciano gli Australian Open, con un montepremi da 59 milioni di dollari, oltre 6,2 milioni di dollari in più rispetto all’anno scorso. “Nel 2024, i quattro tornei hanno pagato oltre 250 milioni di dollari in totale”. Poi c’è l’indotto fatto di accordi di trasmissione e sponsorizzazioni.

“La grande ironia – scrive il Nyt – è che, nonostante la generosità e la relazione intima, i giocatori ottengono una fetta più piccola del denaro negli Slam rispetto alla maggior parte del resto di quella stagione frenetica e infinita, e una frazione di ciò che i migliori atleti di altri sport incassano dai loro eventi. Il montepremi dell’Australian Open ammonta a circa il 15-20 percento delle entrate complessive di Tennis Australia, l’organizzazione che possiede e organizza il torneo, che rappresenta quasi la totalità delle sue entrate annuali. I numeri esatti all’Open di Francia, a Wimbledon e all’US Open variano, ma quella divisione essenziale è più o meno una costante”.

Gli Slam “generano complessivamente oltre 1,5 miliardi di dollari all’anno”, di cui i montepremi sono solo un piccolo elemento.

“Voglio solo affermare un fatto”, ha detto Djokovic durante una conferenza stampa post-partita a Brisbane la scorsa settimana. “La torta divisa tra gli organi di governo nei principali sport, tutti i principali sport americani, come NFL, NBA, baseball, NHL, è del 50 percento. Forse di più, forse di meno, ma intorno al 50 percento. La nostra è molto più piccola”.

I tornei sostengono che al loro tavolo ci sono molte bocche affamate da sfamare, mica solo i 128 giocatori che ogni anno partecipano al tabellone del singolare. C’è tutta una piramide da finanziare e poi le spese per viaggi, alloggi, trasporti e pasti dei giocatori durante i tornei, sebbene anche gli atleti degli sport di squadra ricevano questi soldi.

Il mercato degli altri sport è diverso. “Nel calcio, paesi e città si candidano a ospitare le finali della Champions League e della Coppa del Mondo; le Olimpiadi cambiano ogni quattro anni e persino il Super Bowl nella Nfl si sposta negli Stati Uniti, con città e franchigie che cercano di superarsi a vicenda. I quattro Slam, però, sono i quattro Slam. Ci sono delle buone ragioni per questo, oltre al prestigio: l’infrastruttura, sia fisica che esperta, necessaria per ospitare un evento di due o tre settimane anno dopo anno è disponibile per un numero infinitamente piccolo di strutture di tennis in tutto il mondo. Non c’è alcuna possibilità per un’altra organizzazione o evento di fare un’offerta per sostituire uno degli Slam offrendo un montepremi più ricco o altri comfort”.

“Questa dinamica è in atto da anni ed è diventata più importante negli ultimi mesi. La Ptpa (il sindacato dei giocatori creato da Djokovic, ndr) ha assunto un gruppo di avvocati antitrust per valutare la struttura del tennis. Gli avvocati stanno compilando un rapporto per stabilire se lo sport includa elementi anti-competitivi, preparandosi per un possibile contenzioso”.

“I Grand Slam, Atp e Wta insistono che la struttura attuale è la cosa migliore. Si vedono come custodi dello sport globale che cercano di portare un po’ di ordine dove altrimenti regnerebbe il caos. Djokovic non è del tutto in disaccordo. Capisce che il tennis è diverso dall’Nba. Ha guidato il Player Council dell’ATP, che rappresenta i professionisti maschi, e ha visto come si fa la salsiccia e quanto sia complicato con così tanti tornei di tutte le forme e dimensioni in così tanti paesi. Ma alla fine pensa ancora che i giocatori meritino più del 20 percento”.

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