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Goggia: «Io sarei andata dal presidente della Repubblica, per me non è concepibile pensare a un rifiuto»

A Repubblica: «Se io o Brignone arriviamo seconde, terze o quarte la gente pensa siamo andate male. Fa parte di una cultura italiana un po’ retrograda, da bar sport»

Goggia: «Io sarei andata dal presidente della Repubblica, per me non è concepibile pensare a un rifiuto»
BEAVER CREEK, COLORADO - DECEMBER 11: Sofia Goggia of Italy prepares to compete in the STIFEL Birds of Prey FIS World Cup - Beaver Creek Women's Downhill Training at Beaver Creek Resort on December 11, 2024 in Beaver Creek, Colorado. Sean M. Haffey/Getty Images/AFP Sean M. Haffey / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

Repubblica ha intervistato Sofia Goggia. La sciatrice commenta anche la scelta di Sinner di non andare all’incontro con Mattarella al Quirinale.

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Goggia: «In Italia una cultura un po’ retrograda, da bar sport»

Alberto Tomba si lamentava, come se il suo essere controcorrente desse fastidio.
«Considerato arrogante perché era fuori dai canoni di serietà imposti dagli austriaci. Ma adesso nello sci ognuno esprime sé stesso liberamente, senza sentirsi costretto a vivere secondo regole di un mondo che non esiste più».

Lei quali emozioni sente di portare?
«Non vedo una distinzione tra la persona e il personaggio. Prima devi ottenere i risultati, poi se riesci a esprimere te stessa nella tua autenticità allora diventi personaggio. Da giovane ero ancora più dirompente di adesso: nel 2014 a un allenatore dissi “mi sento la discesista più forte al mondo”. Poi mi infortunai, e lui disse che ero “un po’ arrogante”. Ma io sentivo qualcosa che alla fine si sarebbe concretizzato: un oro olimpico, quattro coppe del mondo. Quando ci sono riuscita ho potuto esprimere me stessa, la mia visione. Ma se non si ottengono risultati, si solo dei pagliacci»

Quel centesimo di secondo che ha diviso lei da Federica Brignone nella discesa di Garmisch simbolico? Tipo due forze che si respingono e si completano?
«Premetto che quel giorno ho sbagliato, sono stata troppo stretta nella curva che immette nella parte iniziale del piano, quindi non sono riuscita a uscire veloce. Altro che un centesimo, in quel punto ho perso decimi, poi ho avuto il problema alla spalla dislocata nella parte finale. Io e Federica non siamo lo yin e lo yang dello sci, due forze in contrapposizione che lottano per prevalere luna sull’altra. Anzi, due forze così importanti, se unite, amplificano ancora di più i loro risultati. Ma agli italiani piacciono tre cose: il campione che porta a casa le medaglie, il team forte, e un antagonismo tra protagonisti. E questo crea una divisione tra fazioni: guelfi e ghibellini, anche nello sport, anche nello sci. Ci sono i pro Goggia e i pro Brignone».

Ormai viene date per scontato che Goggia e Brignone possano vincere quasi tutte le gare, e che Sinner vinca tutti gli Slam.
«Lo so, per questo crea un’aspettativa tale che se arrivi seconda, terza o quarta la gente pensa che siano gare andate male. Fa parte di una cultura italiana sportiva un po’ retrograda, da bar sport».

Se lei avesse vinto un oro mondiale in Australia e fosse uscita logorata da quell’esperienza, avrebbe declinato l’invito al Quirinale come ha fatto Sinner?
«Assolutamente no. Sarei andata perché il presidente della Repubblica è la più alta carica dello Stato. Ho un rispetto massimo verso le istituzioni, di cui tra l’altro faccio parte nella Guardia di Finanza. L’invito è un motivo di orgoglio immenso e, per come vivo io, non è nemmeno lontanamente concepibile pensare a un rifiuto».

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