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Il Napoli di Conte è per chi capisce di pallone. Il miglior allenatore mondiale post-trauma

3-0 in casa della Fiorentina. Senza Buongiorno, Politano, Kvara. Primo in classifica. Saluti e baci ai wokisti del pallone

Il Napoli di Conte è per chi capisce di pallone. Il miglior allenatore mondiale post-trauma
Firenze 04/01/2025 - campionato di calcio serie A / Fiorentina-Napoli / foto Image Sport nella foto: Antonio Conte

Il Napoli di Conte è per chi capisce di pallone. Il miglior allenatore mondiale post-trauma

Il Napoli di Antonio Conte è uno spettacolo per chi capisce di pallone. Per chi conosce le tortuosità dello sport. Per chi sa quanto siano accidentate e faticose le strade che conducono alla risalita e al successo. Lo sport è la capacità di riuscire ad adattarsi e a superare le difficoltà che via via devono essere affrontate. Altro che “mio calcio”. Astenersi wokisti del pallone. Quelli del presunto bel gioco. Che hanno scambiato il calcio per l’origami.

Il Napoli di Conte ha vinto 3-0 in casa della Fiorentina. Una partita stra-dominata dal primo all’ultimo minuto. Senza Buongiorno. Senza Politano. Senza Kvaratskhelia. Sempre più difficile. La squadra di Conte non ha fatto una piega. Ha giocato da grandissima squadra. Forte e soprattutto consapevole. Con quella mentalità vincente che da queste parti è sempre stata un estraneo. Altrimenti il sarrismo non avrebbe preso piede. Il Napoli ha vinto 3-0. Gol di Neres (che ormai è titolare inamovibile), di Lukaku che oggi il rigore lo ha segnato e poi di McTominay centrocampista poderoso, un turbo-diesel che sta giganteggiando nel campionato italiano. Da ricordare che ha giocato con Spinazzola nel tridente. Conte non ha pianto per le assenze. Testa bassa e pedalare. E ovviamente vincere.

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Il Napoli è primo in classifica. Nonostante i non pochi mugugni di chi è più appassionato più di expected goals che di punti in classifica. Ha ricevuto più critiche Conte a Napoli che Thiago Motta nell’ambiente Juve (almeno fino al disastro dell’altra sera in Supercoppa). Ancora si incontra qualcuno che si lamenta per l’eliminazione dalla Coppa Italia. Gli juventini, quelli veri, che non scambiano Giuntoli con Boniperti, guardano le partite del Napoli con le lacrime agli occhi.

Il Napoli è primo in classifica con 44 punti (in fila per sei col resto di due). E sì, Atalanta e Inter devono recuperare rispettivamente una e due partite. Intanto il Napoli non può finire il girone d’andata dietro ai bergamaschi, dietro all’Inter invece sì se i nerazzurri dovessero fare sei punti nelle due partite da recuperare.

Il Napoli ha chiuso l’undicesima partita senza subire gol. Undici su diciannove. È la miglior difesa del campionato: appena dodici i gol subiti. Ha vinto a Firenze dove avevano perso Lazio e Milan. Il Napoli oggi ha dodici punti sui viola. È presto ma ha ipotecato la qualificazione Champions. Per lo scudetto non si sa, di certo gli azzurri crescono di partita in partita.

Se fosse un cuoco, Antonio Conte sarebbe uno di quelli che sorriderebbe della nouvelle cuisine. Da tavola, con lui, non ci si alza con languore di stomaco. Si mangia e si mangia benissimo. Se fosse un medico, sarebbe il massimo esperto in post-traumatologia. Da allenatore, Antonio Conte è il numero uno al mondo nel saper prendere squadre in disarmo, sull’orlo dell’abisso, e trasformarle in corazzate. Lo fece, un’epoca fa, con la Juventus. Lo ha fatto col Chelsea. Lo ha fatto all’Inter dove ha posto le basi di un lavoro che ancora oggi dà frutti. E lo sta facendo col Napoli. È incredibile il lavoro che ha compiuto con una squadra e un club che danzavano sul ciglio del disastro: decimo posto, presidente fuori controllo, calciatori che volevano fuggire. Antonio Conte, a mo’ di Harvey Keithel in Pulp Fiction, mister Wolf, in sei mesi non solo ha ripulito tutto, non solo ha creato una squadra che oggi è prima in classifica ma ha eliminato il ricordo del dolore, del trauma. Come se quel fallimento non ci fosse mai stato.

È lui l’assoluto protagonista di questo Napoli e di questo girone di ritorno. Un allenatore formidabile che in questo calcio ormai snaturato era considerato vecchio, superato, solo perché non si è adeguato ai principi del football contemporaneo ma è rimasto ancorato ai principi dello sport agonistico.

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