A proposito delle parole di Conte. La crisi della Juventus è cominciata alzando a dismisura il tetto ingaggi. L’Inter è piena di debiti. E Mbappé ha dimostrato che persino il Psg è di passaggio
Troppo tardi
È il giorno in cui Khvicha Kvaratskhelia lascia ufficialmente Napoli dopo due anni e mezzo vissuti con grande intensità, sia tecnica che emotiva. Di conseguenza non è un giorno facile per i tifosi azzurri: una delle grandi icone del terzo scudetto, probabilmente la più luminosa e amata, ha deciso di cambiare squadra in modo anomalo, diciamo anche amaro. Lo ha fatto durante il mercato di gennaio, al termine di un semestre – ma forse lo strappo dura da più tempo – vissuto da separato in casa. O comunque, come dire, con la mente e il cuore non proprio connessi al progetto-Napoli.
È chiaro come il sole: il Napoli-società non esce benissimo da questa vicenda. Oppure, per dirla meglio: De Laurentiis e i suoi dirigenti hanno fatto tutto il possibile per convincere Kvara a rimanere, gli hanno offerto un rinnovo importante, gli hanno preso – è un modo di dire, ovviamente l’hanno preso anche ai suoi compagni – un grande allenatore come Conte e Conte l’ha messo al centro del suo progetto. Il problema è che forse questi tentativi sono arrivati troppo tardi. Uno dei tanti errori commessi nei giorni e nei mesi dopo lo scudetto è stato concentrarsi solo sul rinnovo di Victor Osimhen, trascurando il lavoro sul contratto di Kvara e di altri giocatori.
Fatta questa premessa, è doveroso andare oltre. Nel senso che bisognerebbe guardare a un altro aspetto della realtà in cui vivono il Napoli, Kvaratskhelia e anche il Paris Saint-Germain, il club che ha sedotto e acquistato l’attaccante georgiano. E allora forse è il caso di porsi qualche domanda. Questa, per esempio: un ipotetico rinnovo firmato a giugno o a novembre 2024, anche a sette milioni di euro l’anno, cosa avrebbe cambiato? Avrebbe impedito al Psg di presentare un’offerta da 10 o 11 milioni agli agenti di Kvaratskhelia?
Andrea Cambiaso
La risposta è la seguente: lo scenario sarebbe rimasto lo stesso, ma il Napoli avrebbe avuto più forza al tavolo delle trattative, magari avrebbe potuto pretendere il pagamento di una clausola rescissoria. E forse, ma forse, avrebbe potuto ritardare questo divorzio di sei mesi. Fosse andata in questo modo, la società ne sarebbe uscita meglio? Probabilmente sì, e infatti De Laurentiis sta pagando e pagherà per gli errori che ha commesso. Ma alla fine, a pensarci bene, il Napoli ha una parte e delle colpe molto marginali in questa storia. I protagonisti sono altri: Kvaratskhelia, il suo entourage (come dicono gli esperti di mercato), il loro desiderio di andare via. E i soldi, tantissimi, messi sul piatto dal Paris Saint-Germain.
Per capire bene cosa vogliamo dire, basta volgere lo sguardo verso Torino, verso la Juventus. Da qualche ora sono uscite le prime indiscrezioni su una possibile, enorme offerta del Manchester City per Andrea Cambiaso, 24enne terzino ambidestro – all’occorrenza anche centrocampista – che fino a due anni e mezzo fa era di proprietà del Genoa. C’è chi parla di una proposta da 60 milioni, qualcuno è arrivato a scrivere che ce ne vogliono 80. Il punto della questione non è nella veridicità di certe cifre, e in fondo non importa nemmeno se Cambiaso andrà davvero al Manchester City: il punto è che Cambiaso ha firmato un rinnovo di contratto a maggio scorso e non è stato messo sul mercato dalla Juve, eppure i dirigenti bianconeri – così come lo stesso giocatore – valuteranno l’offerta in arrivo dall’Inghilterra. Se e quando arriverà.
Tappe di avvicinamento
Il punto, quindi, è che la Juventus e il Napoli devono piegarsi a queste logiche. È che non possono fare altrimenti. Perché tutte le squadre di Serie A e del resto del mondo sono considerate delle tappe di avvicinamento verso i top club. Verso quelle società che, per dirla in modo prosaico ma realistico, possono offrire degli stipendi annuali a due cifre – ovviamente stiamo parlando di milioni di euro. Sono poche, anzi pochissime: il Real Madrid, il Paris Saint-Germain, il Barcellona, il Bayern Monaco. Potremmo citare il Manchester City, se non fosse che Guardiola e lo staff dirigenziale del City Football Group prendono “solo” i migliori giovani da valorizzare, a cui danno ingaggi inevitabilmente più bassi. Poi ci sarebbero anche Chelsea e Arsenal, ma sono leggermente più defilate.
In Italia, oggi come oggi, nessuna squadra ha un fatturato che le permette di pensare e lavorare in questo modo. Lo ha fatto per qualche tempo la Juventus, ma proprio la scelta di alzare a dismisura il monte ingaggi ha determinato la crisi economica che ha travolto i bianconeri negli ultimi anni. L’Inter ha blindato per molte stagioni dei giocatori di altissimo livello come Barella e Lautaro, ma nel frattempo è diventata la società con più debiti e con la peggior posizione finanziaria netta di tutta la Serie A. E comunque ha voluto/dovuto cedere diversi giocatori importanti, ovvero Hakimi e Lukaku nel 2021, Onana e Skriniar nel 2023. Se guardiamo al Milan, infine, il rinnovo di Leão di fatto è stato finanziato dalla cessione di Tonali al Newcastle. Inoltre, come se non bastasse, tra il 2021 e il 2022 i rossoneri hanno perso Cahlanoglu, Donnarumma e Kessié a parametro zero.
Il Napoli fa quel che può, e forse ha imparato la lezione
Se persino Juve, Inter e Milan hanno un ruolo secondario sul palcoscenico del calcio internazionale, allora si può dire che il Napoli di De Laurentiis abbia già fatto tutto quello che può. E anche di più, considerando che nel frattempo ha vinto uno scudetto e che alla fine, ovvero tra gennaio e giugno 2025, incasserà più di 100 milioni per le cessioni di Kvara e di Osimhen. Potrebbe arrivare anche a 150, se tutto dovesse andare in un certo modo.
Il vero errore, a pensarci bene, è stato quello di non vendere e/o di non rinnovare Kvara nel momento opportuno. Di conseguenza De Laurentiis pagherà le sue scelte sbagliate incassando molto meno denaro rispetto a quanto preventivato, senza contare i milioni persi per la mancata partecipazione alla Champions o comunque alle coppe europee di quest’anno – un ulteriore effetto delle decisioni scellerate prese nella primavera-estate del 2023.
Forse, però, proprio la strategia d’emergenza attuata con Kvara dimostra che il presidente del Napoli ha imparato la lezione. Perché la verità è una e una sola: per poter rendere competitivo il suo club, De Laurentiis non può far altro che vendere e reinvestire, vendere e reinvestire, vendere e reinvestire. Il mercato del Napoli non può permettersi neanche una stagione di pausa, di quiescenza, deve essere sempre in movimento. In fondo la storia dice che il successo più grande è arrivato nell’anno in cui Kim Min-jae e Kvaratskhelia hanno sostituito Koulibaly e Insigne.
Kylian Mbappé
Ma il punto non è neanche questo: i ricavi e quindi le ambizioni del club azzurro non sono all’altezza di quelli dei top club. E non potranno esserlo mai, se non passando attraverso un lavoro ventennale che parta dallo stadio, dalle infrastrutture per le giovanili, dal vivaio. Tutte cose su cui De Laurentiis non ha investito, certo. Ma perché non garantiscono reali margini di guadagno a breve-medio termine. Soprattutto in Italia e soprattutto a Napoli, per tanti motivi congiunturali – diciamo così.
A pensarci bene, queste stesse dinamiche esistono anche nel club ristrettissimo a cui sono iscritti quelli che consideriamo top club. Non più tardi di qualche mese fa, proprio il Psg – lo stesso Psg che adesso ha rubato Kvaratskhelia al Napoli dopo aver fatto la stessa cosa con Lavezzi, Cavani, Fabián Ruiz – ha dovuto cedere Kylian Mbappé a parametro zero. Sì, forse a Napoli non lo ricordano, ma uno dei giocatori più forti del mondo voleva andare a giocare al Real Madrid e solo al Real Madrid, voleva andarci incassando lui i soldi che il Real Madrid avrebbe investito per il suo cartellino e alla fine ha ottenuto esattamente quello che voleva.
Insomma, per dirla brutalmente: se anche il Psg viene visto come una tappa di avvicinamento al Real Madrid, quante possibilità aveva e avrà il Napoli di tenere i suoi fuoriclasse per più di due o tre stagioni? La risposta esatta è: nessuna possibilità. Perché viviamo un’era calcistica in cui sono i giocatori (e i loro agenti) a decidere come e dove va il mercato. A maggior ragione se militano in un club come il Napoli, di seconda o terza fascia nello scenario internazionale.
Antonio Conte
Antonio Conte, prima e dopo la partita col Verona, ha detto che «il nostro obiettivo è fare in modo che il Napoli non sia considerato una squadra di passaggio, ma un punto di arrivo». Sono parole bellissime e giuste, sono le parole che servono al Napoli in questo momento. Ma sono anche parole irrealizzabili, nel senso che Conte ha esagerato sapendo di esagerare. Perché lo status, la ricchezza e le aspirazioni del club di De Laurentiis sono difficilissime da modificare. Sì, certo: il passaggio di Conte sta rimettendo a posto i risultati e ha dato una svolta al mercato, gli arrivi di McTominay, Buongiorno, David Neres e ovviamente Lukaku si devono quasi interamente alla sua presenza. Ma anche lui, prima o poi andrà via da Napoli. E da qui al suo addio è difficile pensare a una crescita esponenziale in termini di appeal, ricavi e investimenti.
Per dirla con parole semplici: De Laurentiis non è ricco come i proprietari del Psg e del Manchester City. Inoltre il Napoli è una squadra con base in Italia, una nazione che – per usare un eufemismo – non offre grosse prospettive agli investitori/speculatori stranieri, e che non ha la stessa storia di Real Madrid, Barcellona, Liverpool, Manchester United. Diciamo che gli incastri non sono favorevoli, perché le cose possano cambiare.
E allora vale la pena prepararsi: l’addio di Kvaratskhelia è stato e sarà ricordato come un addio anomalo, e come detto anche il Napoli ci ha messo del suo. Ma non sarà l’ultimo. Anzi, i tifosi del Napoli devono augurarsi che giocatori del genere siano venduti tante e tante volte, nei prossimi anni. Vorrebbe dire che il Napoli li ha scovati, valorizzati, fatti esplodere. Magari grazie a questi giocatori sarà riuscito a vincereIl Napoli è un club di passaggio, come tutti i club italiani un altro scudetto.