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Juventus, la catena del disastro parte da Elkann e passa per Giuntoli: i responsabili sono loro

Giuntoli ha avuto pieni poteri, ha allontanato i pezzi pregiati. Ha preso Thiago Motta allenatore ideologico e autolesionista. I risultati sono sotto gli occhi di tutti

Juventus, la catena del disastro parte da Elkann e passa per Giuntoli: i responsabili sono loro
Db Roma 15/05/2024 - finale Coppa Italia / Atalanta-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianluca Ferrero-Maurizio Scanavino-John Elkann-Cristiano Giuntoli

Juventus, la catena del disastro parte da Elkann e passa per Giuntoli: i responsabili sono loro

Ci sono storie che sembrano già scritte. Cristiano Giuntoli è arrivato alla Juventus da Salvatore della Patria, come colui che avrebbe dovuto far rinascere la Vecchia Signora dei nove scudetti consecutivi. L’ingegner Elkann gli ha dato pieni poteri, gli ha consentito di disfarsi di pezzi pregiati della casa madre – da Adrien Rabiot a Federico Chiesa, a Wojciech Szczęsny – di accompagnare alla porta leadership come quella di Danilo – di cacciare Massimiliano Allegri uno degli allenatori più longevi della storia bianconera e che più incarnava il dna della Continassa, e soprattutto di spendere 200 milioni di euro nella sessione di mercato dello scorsa estate.

Eppure fin qui i fuochi di artificio giuntoliani non sono stati risolutori. Anzi, il quadro è – se si vuole – addirittura peggiorato se si confronta con il recente passato post ciclo dei nove anni. La Juventus, la squadra più prestigiosa del nostro Paese, un patrimonio del calcio italiano, è in difficoltà, non riesce a uscire da questo tunnel. Ha perso la certezza di lottare fino alla fine, ha perso peso specifico in ambito internazionale, è diventata una buona squadra di serie A che rischia di non toccare palla e trofei per altri anni ancora. La Juve ha un problema e non è solo quello dell’allenatore. I tifosi bianconeri lamentano: «Siamo diventati come l’Udinese».

Senza trovare i responsabili, il letargo Juventus durerà a lungo

Thiago Motta è assai ideologico, continua a inanellare errori nei secondi tempi, nella gestione di alcuni giocatori – su tutti Vlahovic, lo stesso giocatore che all’indomani della sconfitta di Napoli si è presentato alla Continassa per allenarsi nonostante il giorno di riposo – e non riesce a ottimizzare dal punto dei vista dei risultati. Ma non può essere solo lui ad essere processato. Non è un mistero che dalla stagione 2019/2020 Madama ha cambiato quattro allenatori e non si è tornati ai fasti del decennio precedente. Uno scudetto e un paio di coppette.

Fatta questa premessa sulla guida tecnica, bisognerebbe aprire un processo prima nei confronti di Giuntoli e parallelamente nei riguardi di John Elkann. L’ingegnere non viene percepito dal mondo Juve come un bianconero doc, non è fascinoso e incisivo come l’Avvocato, non ha la struttura del dottore Umberto, non è “ammalato” di Juventus come il cugino Andrea, che – al netto di alcuni errori nell’ultima fase della sua presidenza – ha vissuto e forse continua a vivere con l’obiettivo di tenere alto il blasone della Juventus. Se non si ragiona in questi termini, se non si mettono in discussione dirigenza e proprietà, la Juventus – la squadra più importante del nostro calcio per titoli e numeri di tifosi – rischia di non svegliarsi da questo lungo letargo.

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